Sequestrati nel Porto di Civitavecchia oltre 50 pezzi di avorio di presunto elefante africano (Loxodonta africana) per un valore di circa 100.000 euro.
A seguito di un attività informativa già in atto da settimane e condotta dal Nucleo Operativo CITES del neo istituito Comando Unità Tutela Forestale Ambientale e Agroalimentare oggi alle ore 12.00 è stato bloccato un ingente quantitativo di avorio lavorato (spade, netzuke, bastoni, statuine, zanne lavorate, ecc.) e destinato ad un cittadino italiano residente a Fiano Romano (RM).
Il prezioso materiale, composto di oggetti lavorati di pregevole fattura a prima vista di origine asiatica, occultato in un container nel deposito del Porto internazionale di Civitavecchia era conservato insieme a vettovaglie e probabilmente proveniva da una triangolazione tra qualche porto asiatico e il Porto di Sidney, dal quale, in base alla visione dei manifesti di carico, proveniva la nave sulla quale viaggiava il container stesso.
L’operazione, ancora in corso ha visto coinvolto il Nucleo Operativo CITES dell’Arma dei Carabinieri, quale struttura specializzata per la CITES, la Guardia di Finanza, competente per i controlli in Dogana, e l’Agenzia delle Dogane.
L’elefante africano e quello asiatico sono specie tutelate dalla Convenzione di Washington e la detenzione e la commercializzazione illegali sono puniti dalla legge italiana con arresto e ammenda. Il valore dell’avorio viene stimato tra gli 800 e i 2000 dollari al chilo, dipendendo dal tipo di lavorazione.
Ogni anno vengono sterminati 25.000 elefanti nell’Africa subsahariana e del sud e uccisi decine di ranger che tentano di proteggerli all’interno dei parchi nazionali o delle riserve di caccia del continente.
I ricavi del traffico di avorio (lo conferma l’Interpol e l’UNEP) alimentano le casse di gruppi criminali organizzati e terroristici in Africa per l’acquisto di armi e mezzi. Boko haram, Al Shaabab, e altri gruppi gestiscono le risorse naturali come il corno di rinoceronte, l’avorio, il legname tropicale, il carbone e ne fanno principale mezzo di sostentamento per le loro attività criminali che producono ulteriore disperazione e povertà sottraendo tali risorse alla gestione sostenibile delle popolazioni locali.