La notizia che l’Arma dei Carabinieri, il Ministero della Difesa e quello dell’Interno abbiano, come già ampiamente annunciato, chiesto di costituirsi parte civile contro gli autori del presunto depistaggio sulle vicende che hanno portato al decesso di Stefano Cucchi, sta suscitando nella base forte inquietudine. A questo si aggiunga che un fantomatico Sindacato dei Militari ha a sua volta a chiesto di unirsi parte civile al processo.
Il SIM Carabinieri, primo e unico Sindacato autorizzato dal Ministero della Difesa per quanto riguarda l’Arma, nel ribadire, la sua vicinanza alle famiglie dei carabinieri coinvolti a qualsiasi titolo, affinchè sia accertata in sede giudiziale la verità, intende smentire le notizie rilanciate da alcuni media nazionali circa la propria richiesta di costituzione parte civile e prendere le distanze sia da sigle sindacali non autorizzate e non rappresentative, verosimilmente spinte da intenti non chiari, sia dalla decisione presa dai vertici dell’Arma e ministeriali almeno finchè la costituzione di parte civile non venga posta in essere ogni qualvolta che i Carabinieri vengano fatti oggetto di violenze e vessazioni. Il militare sottostà a doveri che altri non hanno e di questa specificità ne vanno orgogliosi, ma pretendono di avere identici diritti e garanzie di qualsiasi altro cittadino.
“Se un collega sbaglia deve pagare, ma deve avere tutti i diritti e le garanzie. E diciamo no al tritacarne mediatico-giudiziario. Più in generale si intervenga non solo quando ad essere danneggiata è l’immagine dell’Arma ma anche quando ad essere danneggiati sono i singoli Carabinieri”, ha detto il Segretario Generale “mai ci costituiremo parte civile contro dei Carabinieri cui ribadiamo la vicinanza alle famiglie dei carabinieri coinvolti a qualsiasi titolo, prendendo le distanze da sindacati abusivi perché non autorizzati sui quali chiediamo venga fatta luce sulla regolarità”.
Comunicato a firma: Segreteria Nazionale del SIM CARABINIERI
Foto: archivio ministero della difesa