Alla luce del rischio e del pericolo a cui tutti i Paesi sono sottoposti, compresa l’Italia, sono state adottate ingenti misure di sicurezza dalla Forze Armate anche in vista delle passate festività.
Oltre settemila uomini sul territorio nazionale, duemila dei quali solo nella Capitale, sono i numeri dell’operazione “Strade sicure” per il controllo del territorio e la prevenzione di atti terroristici. Durante le festività trascorse sono stati dislocati inoltre mezzi dell’Esercito in prossimità del Colosseo, come presidio di prevenzione per impedire l’accesso a tir e mezzi pesanti, per evitare situazioni come quelle accadute a Berlino e a Nizza.
Questi i risultati dell’attività svolta dichiarati dall’on. Rossi, sottosegretario di Stato alla Difesa del governo Renzi e rinominato dal governo Gentiloni.
“I nostri militari sono presenti nelle strade sin dal 2008, quando è iniziata l’operazione Strade sicure. Oggi sono settemila i militari presenti nelle principali città e nella legge di stabilità del 2017 sono stati confermati settemilacinquanta unità”.
I militari potrebbero essere impegnati in futuro anche in occasione della riapertura dei CIE, i Centri di Identificazione ed Espulsione, preannuncia l’on. Rossi.
“Oggi siamo di fronte ad un tipo di terrorismo diffuso, pervasivo, delocalizzato. Un terrorismo più insidioso perché più imprevedibile. Stiamo assistendo ad una guerra inedita che opera secondo schemi inusuali”, queste le parole con cui il sottosegretario ha definito gli attacchi terroristici verificatisi in Europa nei mesi scorsi, da ultimo quello di Berlino.
“Berlino, così come ogni attentato che ha colpito l’Europa e il resto del mondo, ci ha scosso, ma dobbiamo continuare a vivere. Guai a smettere di vivere come abbiamo fatto fino ad oggi, guai a rinunciare alle nostre libertà e lasciare che il fronte del terrore condizioni le nostre scelte. Così faremmo solo un regalo ai terroristi.” Un fenomeno che, stando ai numeri, sembra essere meno radicalizzato in Italia rispetto ad altri Paesi grazie all’operato dell’apparato antiterrorismo.
Tale valutazione non deve indurre a sottovalutarne la portata, sostiene l’on. Rossi: “non esistono nazioni o città non a rischio terrorismo. L’Italia deve mantenere, e lo stiamo facendo, molto alta la guardia”.
L’Italia è da sempre impegnata in prima linea nella lotta al terrorismo e negli anni sono state adottate strategie difensive e di prevenzione sempre più valide, ma “serve di più, serve un grande patto dell’Unione. Serve un salto di qualità nella collaborazione tra gli Stati membri. Azioni comuni, strategie comuni, legislazioni comuni, politiche comuni. Una sicurezza Europea”.
Questo il punto di vista dell’on. Rossi, che ha annoverato un’azione comune Europea tra gli obiettivi e le linee strategiche future. A tenere alta l’attenzione sulla minaccia terrorismo, vi è, tra gli altri, l’impegno dell’Italia a cooperare con la Libia, rafforzato con la missione a Tripoli dei giorni scorsi del ministro dell’interno Marco Minniti, nel corso della quale è stata anche avviata una nuova fase di cooperazione tra i due Paesi nel settore migratorio, così come nella lotta alle organizzazioni criminali che sfruttano i migranti.
Il sottosegretario, in riferimento alle operazioni all’estero, ha sottolineato come “in Libia l’operazione Ippocrate vede impegnato il personale medico militare in una collaborazione con l’ospedale civile di Misurata a favore della popolazione civile. Anche con questo tipo di interventi di solidarietà e azione umana, contribuiamo a sconfiggere il terrorismo”. E nello specifico sul ruolo dell’Italia e sull’impegno della Difesa in Libia: “Dobbiamo sostenere la marina libica perché ci siano effettivamente dei controlli nelle sue acque territoriali”.