I Battelli pneumatici e il loro impiego tattico

05/09/17

I “Battelli pneumatici”, comunemente chiamati “gommoni”, rappresentano la naturale evoluzione del vecchio “canotto”, primo battello gonfiabile la cui propulsione era unicamente affidata alla forza delle braccia e ad uno/due remi, essenziali per la manovrabilità e per mantenere una rotta prefissata. Ma il vero antesignano dell’attuale gommone, per come viene attualmente inteso, lo si ebbe agli inizi del secolo scorso, quando una ditta francese che ai tempi costruiva dirigibili (l’allora “Ancient Etablissement Maurice Mallet” divenuta poi famosa con il nome di “Zodiac”), avendo la necessità di dover trasportare bombe e siluri sottobordo agli idrovolanti, realizzò un nuovo tipo di natante costituito da un pianale galleggiante, da due resistenti cilindri di tessuto gommato gonfiati con aria (sagomati a forma di barca e applicati al pianale stesso) e da un piccolo motore di provenienza automobilistica, posizionato a poppa, ma “fuori dal bordo”, che ne garantiva la propulsione e la manovrabilità.

Tale realizzazione ebbe negli anni successivi un enorme ed inaspettato successo, interessando moltissimi settori professionali e diportistici grazie sia al notevole progresso della chimica nel settore dei poliesteri e dei poliammidi e sia grazie allo sviluppo tecnologico della lavorazione degli elastomeri e dei tessuti. Il battello pneumatico divenne così natante/imbarcazione (a seconda della lunghezza: “natanti” 0-10 mt./“imbarcazioni” 10-24 mt.) per la ricerca e il soccorso, per il salvataggio, quale dotazione di emergenza/servizio per una imbarcazione maggiore (tender), per trasporti e servizi vari, per la pesca, per la caccia lungo i fiumi o nelle paludi, per il campeggio o l’escursionismo nautico, per gli sport di velocità o per puro divertimento diportistico.

Andando ora nello specifico, si evidenzia che gli iniziali cilindri di tessuto gommato, denominati poi “tubolari”, sono ora diventati dei veri e propri “impianti pneumatici” impermeabili e stagni, a più sezioni interne, con elevate qualità antistrappo, antitaglio e antiurto in grado di fornire, altresì, una maggior galleggiabilità e stabilità ad una determinata carena. Per quanto riguarda invece la “carena”, spesso impropriamente chiamata “chiglia”, i moderni battelli pneumatici ne presentano 2 diverse tipologìe:

- carena tradizionale: è costituita da un tessuto resistente, detto anche “telo di carena” messo in tensione sulla linea di chiglia tramite un paramezzale (che può essere pneumatico, di plastica o in legno) che concorre a creare il disegno a V della carena stessa. La carena e i tubolari sono “tensionati e posti in forma” sul piano trasversale, oltre che dallo specchio di poppa, da un pagliolato di idonea forma e dimensione (che fungerà da piano di calpestìo), smontabile in più elementi, che conferisce maggiore rigidità e compattezza a tutta la struttura. Il battello pneumatico a carena tradizionale, una volta sgonfianti i tubolari, smontato il pagliolato e lo specchio di poppa, può essere ripiegato e interamente alloggiato in idonee sacche da trasporto;

- carena rigida: è spesso impropriamente chiamata “semirigida”...generando poi la poco marinaresca “chiglia semirigida” che, accorpata ai tubolari, andrebbe a creare il cosiddetto “battello composito”; tale carena viene costruita con materiali compatti quali la vetroresina o il duralluminio marinizzato e presenta un disegno a “V” molto pronunciato, con stretto “angolo di deadrise”, o comunque con linee spigolose o “stellate” che conferiscono diversi vantaggi idrodinamici.

Le tematiche navali, marittime, nautiche o marinaresche presentano, per loro natura e complessità, argomenti di portata enciclopedica. Per tale motivo, per fornire una corretta visione d’insieme in poche righe è necessario adottare un criterio non di approssimazione ma di pragmatica concretezza.

Tanto premesso, occorre puntualizzare che sia le forze armate che le forze di polizia di tutto il mondo impiegano battelli pneumatici con ambedue le tipologie di carenatura in quanto, come si vedrà, un certo numero di missioni sono assolvibili solamente potendo tatticamente impiegare un battello con determinate caratteristiche che sono fortemente legate al tipo di carena e a tutto quanto essa consente di fare….mare permettendo.

Tutti i battelli pneumatici, a prescindere dal tipo di carena, sono a scafo “planante”, il che significa che, navigando al di sopra di una certa velocità di soglia (detta “di planata”), parte dello scafo esce dall’acqua ed il battello procede scivolando sull’acqua, quasi sfiorandola, ovvero “planando”. La planata è garantita, oltre che dalla spinta idrostatica, anche dalla spinta idrodinamica e per tale motivo il battello in planata è fortemente influenzato dal peso e quindi dal carico complessivo (comprensivo del numero di uomini e del loro armamento). La planata, abbinata ad una forma di carena e a potenti motori, garantisce al battello il raggiungimento di elevate velocità. Al di sotto della velocità di planata chiaramente il battello pneumatico naviga “in dislocamento”, ovvero avanza spostando l’acqua che incontra, da prora verso poppa, esattamente come fa una nave.

I battelli pneumatici risultano essere uno strumento operativo molto versatile, flessibile e veloce. Non potendo ovviamente disporre di specifiche imbarcazioni per ogni singola missione assegnata, si deve mediamente attuare un “compromesso”, di natura sia operativa che tattica, ed il battello pneumatico si presta bene anche a delle eventuali “riconfigurazioni”, inoltre la versatilità operativa risiede anche nel fatto che il trasporto può essere effettuato a lungo raggio con aeromobili (aviolancio), a raggio intermedio con elicotteri (elitrasporto) o via mare con unità navali (messa a mare e recupero tramite apposite gru, scivoli o rampe poppiere) o sommergibili (con l’utilizzo di particolari shelter) o via terra tramite appositi carrelli o container attrezzati.

I battelli pneumatici militari non hanno timone in quanto impiegano principalmente motori fuoribordo o entrofuoribordo (dove il piede del motore e l’elica fungono da timone) o ad idrogetto (anch’esso senza timone) e vengono classificati in due sole categorie, a seconda del tipo di carena in quanto, come già accennato, il tipo di carena vincola fortemente il settore di impiego operativo:

i CRRC: Combat Rubber Raiding Craft / Combat Rubber Reconnaissance Craft (a carena tradizionale);

i RHIB / RIB: Rigid Hull Inflatable Boat / Rigid Inflatable Boat (a carena rigida).

I CRRC sono battelli pneumatici a carena tradizionale e possono avere una lunghezza che, di massima, va dai 3 ai 6 metri. Viste le dimensioni e gli spazi disponibili, impiegano generalmente un solo motore fuoribordo, a barra, alimentato a benzina con una potenza sino a 40/60 cv (con un eventuale ulteriore motore minore per emergenza). Imbarcano uno o più serbatoi amovibili e, a secondo del carico, possono avere una autonomia di svariate decine di miglia con una velocità massima che si può aggirare intorno ai 20/25 nodi. Possono imbarcare mediamente sino a 6 uomini in pieno assetto da combattimento … talvolta, in alcune configurazioni e a seconda delle possibilità di carico massimo previste, anche 8. In caso di necessità di navigazione silenziosa o in prossimità dell’obiettivo o in presenza di bassi fondali, il motore può essere spento e parzialmente sollevato dall’acqua, consentendo così il prosieguo della missione con l’uso esclusivo dei remi a pagaja. In caso di sbarco, spiaggiamento o di presa di terra, in ragione della possibilità del loro sgonfiaggio e totale smontaggio, qualora necessario, possono anche essere facilmente mimetizzati, occultati o sotterrati. Alla luce delle loro caratteristiche possono essere impiegati nell’ambito delle seguenti attività operative: mobilità occulta e ricognizione, osservazione e raccolta di informazioni, trasporto truppe, rilascio e recupero di operatori, operazioni di infiltrazione ed esfiltrazione, penetrazione e trafilamento in aree nemiche, attività di minamento, attività di inutilizzazione di ordigni esplosivi, operazioni di pre-assalto anfibio e di sbarco, colpo di mano anfibio, incursione e sabotaggio.

I RHIB / RIB sono battelli pneumatici a carena rigida e possono avere una lunghezza che, di massima, va dai 5 ai 15 metri. Possono imbarcare, a seconda della configurazione richiesta dalla specifica missione, sino a 18 uomini in pieno assetto da combattimento (alcune configurazioni prevedono 2/3 uomini di “equipaggio” dedicati solo alla manovra e alla conduzione della navigazione). Viste le dimensioni, tali battelli, per ottimizzare la resa idrodinamica della planata, hanno bisogno di una maggiore motorizzazione e pertanto dispongono di serbatoi fissi (casse carburanti), ed eventuali taniche supplementari, per alimentare motori marini fuoribordo (benzina) o entrofuoribordo (benzina o diesel) o entrobordo ad idrogetto (diesel). I motori fuoribordo, che peraltro in caso di avaria seria sono più facilmente sostituibili, vengono spesso utilizzati in “gruppi poppieri” di 2,3,4 o più motori (denominati “motorizzazione plurima”) che richiedono diversi accorgimenti per il loro utilizzo sincronico ed un loro corretto e reciproco posizionamento per evitare problemi di cavitazione. L’aumento del numero dei motori aumenta le prestazioni in termini di potenza disponibile (ma non in modo proporzionale in termini di velocità massima!) e consente maggior ripresa e una maggiore accelerazione. Una eccellente configurazione si può già ottenere con due motori da 115, 150 o 300 cv, con eliche controrotanti verso l’esterno, configurazione che consente di fornire le comunemente ottimali prestazioni previste per un RHIB, ovvero avere una autonomia, a pieno carico, di centinaia di miglia a velocità anche di oltre 50 nodi. Un tale battello pneumatico richiede, sia per la manovra che per la condotta ed il controllo della navigazione, una apposita consolle/plancetta con la ruota del timone, la leva per il comando dei motori con pulsante di trim (sistema che aiuta a planare in caso di mare formato) e dove sono presenti, oltre che la bussola, anche i comandi ed i display di varie strumentazioni (radio, radar di navigazione, GPS, ecoscandaglio, solcometro…). Il battello presenta, in più versioni, anche una robusta barra di supporto “roll-bar”(barra ad “U” rovesciata) utilizzata per dare supporto alle antenne radar, radio, ai fari di proiezione e alla fanaleria. Possono essere montati pannelli o strutture chiuse di protezione balistica nonché basamenti o supporti (a treppiede o ad affusto) per incavalcare mitragliatrici di differenti calibri (5.56x45mm.-7.62x51mm.-12.7x99mm.) o mitragliatrici lanciagranate (cal.40x53mm.). Molti RHIB tendono ad avere i tubolari pneumatici non più gonfiati con l’aria ma riempiti con speciali schiume o resine indurenti in modo da poter garantire la galleggiabilità del natante anche in caso di impatto/perforazione da parte di pallottole o schegge: in tal caso assumono la dicitura RHIB-FFRHB (Foam Filled Rigid Hull Boat). Alla luce delle loro caratteristiche di alta velocità (possono arrivare in prossimità dell’obiettivo senza che il nemico abbia la percezione dell’attacco già in corso), stabilità in planata, stabilità laterale in virata, capacità di carico, possibilità di armamento, resistenza dello scafo (in caso di mare grosso i tubolari possono sopportare i violenti urti contro le murate delle navi) e tenuta al mare, i RHIB possono essere impiegati nell’ambito delle seguenti attività operative: trasporto truppe, pattugliamento costiero e fluviale, ricognizione armata, intercettazione rapida, inseguimento e attacco, operazioni di interdizione di area, operazioni anfibie, operazioni di sicurezza marittima (in particolare: operazioni di abbordaggio Boarding/VBSS:Visit, Board, Search, Seizure).

Nell’ambito di tutte le possibili variabili di configurazione che potremo apportare ad un battello pneumatico per poter compiere la missione assegnata, rimane sempre il fatto che faremo solo quello che il mare ci consentirà di fare.

Marco Bandioli (foto)