Naval Boarding Party: il moderno arrembaggio

24/11/17

Nella storia millenaria dell’arte della “Guerra sul mare” e delle battaglie navali, la tecnica dell’abbordaggio ha sempre mantenuto il particolare aspetto del dover andare, ancorché in alto mare, a ricercare comunque un contatto fisico con il nemico per annientarlo. Infatti, quando lo scontro navale prevedeva l’abbordaggio, dopo una prima fase di combattimento a distanza, generalmente effettuato con un furioso e feroce fuoco d’artiglieria portato con i cannoni di bordo, si passava ad una seconda fase di avvicinamento ed affiancamento delle navi per consentire il vero e proprio assalto effettuato dai marinai che si lanciavano, armi in pugno, sulla nave nemica.

Nella terminologia marinaresca la parola “abbordaggio” significa “accostare tra di loro i bordi di due navi”, ovvero le fiancate. Tale affiancamento dei bordi consentiva anche di poter appoggiare delle apposite tavole di legno che permettevano il passaggio dei marinai da una nave all’altra (“da ponte a ponte”) per poter ingaggiare i combattimenti corpo a corpo con il nemico direttamente sui ponti di coperta, senza dover passare dalle alberature o dai pennoni. Peraltro, nell’antica lingua genovese, “appoggiare” si diceva “arembare”, da cui il termine “arrembaggio”, termine con il quale si intende, più propriamente, quella particolare tattica di combattimento navale che prevede l’assalto, (effettuato con marinai, con fanti di marina o con soldati) di una nave nemica per poi catturarla, depredarla e/o affondarla, a seconda degli ordini ricevuti.

La dottrina navale moderna non fa differenza tra “abbordaggio” e “arrembaggio”, ovvero tra “boarding” e “assault”, ed impiega unicamente il termine, più delicato, di “Boarding”, che è lo stesso termine che viene normalmente usato in ambito civile (sia aeroportuale che portuale) per indicare genericamente l’azione di “imbarco”, ovvero il salire a bordo di un aereo o di una nave.

Un gruppo militare specificatamente addestrato ad effettuare un arrembaggio viene internazionalmente definito come “Naval Boarding Party”, ovvero “Reparto/Gruppo d’Arrembaggio Navale”, comunemente chiamato “Boarding Party” (BP/BParty), ed è numericamente costituito da non meno di 12 uomini, mentre un gruppo costituito con un numero di uomini inferiore viene definito “Boarding Team”(BT/BTeam), ovvero “Squadra d’Arrembaggio”. La consistenza dei Teams è variabile in quanto nelle squadre possono anche essere presenti, a seconda della missione assegnata, diverse “figure a supporto” (video-operatore per la ripresa dell’intera azione, demolitore con relativa attrezzatura per intrusione/scasso/taglio/sfondamento, esperto di documenti di bordo, esperto di diritto marittimo, infermiere, esperto in cattura di prigionieri, artificiere, cecchino…).

In termini generali, i BParties, dalla fine degli anni 90, sono stati impiegati in differenti scenari ed in missioni sempre più impegnative, da quelle in cui era previsto un puro abbordaggio a quelle di arrembaggio sino ad arrivare a quelle di un vero e proprio assalto. Senza ora addentrarsi nei princìpi relativi alla “libertà dei mari e degli oceani” o nelle complesse pieghe legali e giuridiche del Diritto Internazionale Marittimo in tema di “Sicurezza” (intesa non solo come “Safety” ma anche come “Security”), è opportuno ricordare che la cosiddetta Comunità Internazionale, dopo il famoso attentato dell’11 settembre 2001, ha finalmente deciso di adottare nuove e più incisive misure atte a garantire la cosiddetta “Sicurezza Marittima” consentendo una nuova visione di “difesa preventiva” per poter prevenire, contrastare ed annullare eventuali azioni di terrorismo, sabotaggio, pirateria e dirottamento di navi. In tale ottica, tutte quelle operazioni militari tese a eliminare i possibili rischi o contrastare e colpire le varie minacce provenienti dalle attività inerenti il settore marittimo, dai traffici illegali, dalle attività criminali alla pirateria o al terrorismo, vengono dottrinalmente definite come “Maritime Security Operations” (MSO), ovvero “Operazioni di Sicurezza Marittima”.

Le MSO sono operazioni navali che prevedono una ampia varietà di missioni di tipo sia “military” (militari) che “constabulary” (di polizia). Le military sono inerenti l’Antiterrorismo, la Protezione di Forze Operative o di naviglio mercantile, l’Antipirateria, attività di Intelligence e attività di “Presenza e Sorveglianza” mentre le constabulary vanno dalla repressione di attività criminose o criminali all’applicazione di regole di Diritto Internazionale Marittimo (per esempio l’esercizio del “diritto di visita” o del “diritto di inseguimento”). Nell’ampio contesto delle MSO, sono annoverate anche le “Maritime Interdiction Operations” (MIO), Operazioni di Interdizione Marittima che, a seconda delle necessità, degli obiettivi da conseguire, degli interessi da difendere e dai livelli collaborativi o coercitivi che si presentano, possono ritenersi anch’esse di natura military o constabulary. Per inciso, “l’Interdizione marittima” non va confusa con “l’Interdizione navale” classica, che identifica invece le varie attività belliche tese a rallentare, arrestare o distruggere le forze nemiche (o i loro rifornimenti) prima che arrivino nella zona della battaglia. Le MIO di cui si sta parlando sono invece nate inizialmente come operazioni di sorveglianza del traffico marittimo commerciale volte a realizzare embarghi navali coercitivi mediante l’applicazione di determinate misure/azioni di interdizione. Successivamente, si sono ampliate come operazioni volte a contrastare sia atti di “terrorismo marittimo d’alto mare”, impiegando unità navali d’altura (ovvero “navi militari” e quindi di Marina), che atti di “terrorismo marittimo costiero”, impiegando unità costiere (quindi della Guardia Costiera e/o della Polizia). Le MIO, se attuate a seguito di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU assumono la definizione di “Maritime Interception Operation”. I BParties sono pertanto diventati l’idoneo strumento militare impiegato per attuare queste operazioni finalizzate ad interdire alla navigazione zone particolari di mare o identificare il naviglio sospetto, fermarlo, visitarlo, ispezionarlo e, eventualmente, catturarlo e dirottarlo in porti sicuri per procedere o ad ulteriore ispezione o al definitivo sequestro. In ragione di quanto appena detto, il BParty viene spesso denominato anche, con il termine concettualmente più ampio e più tecnico, di “VBSS”, ovvero “Visit, Board, Search and Seizure” (visita, abbordaggio/arrembaggio, ricerca/ispezione e cattura/sequestro). I Boarding Parties/Teams risultano quindi essere la componente tattica sostanziale per l’assolvimento di tutte quelle missioni in cui sia previsto, o diventi necessario per diversi motivi, salire a bordo di una nave o di un natante.

Un’azione di boarding si può sviluppare principalmente in due possibili situazioni che vengono individuate dall’atteggiamento, amichevole o meno, dimostrato dal naviglio che sta per essere oggetto di un abbordaggio. L’azione si può quindi svolgere, in termini dottrinali, di un contesto definito “collaborativo” (Compliant Boarding), o in un contesto definito “non collaborativo o ostile” (Non Compliant/Non Permissive Boarding – Hostile Environment). In caso di un “contesto ostile” è sperabile di poter contare su Regole di Ingaggio che consentano di procedere direttamente con l’assalto della nave… senza tanti complimenti. Dal punto di vista tattico, il “Boarding” può essere effettuato mediante diverse modalità di esecuzione che sono principalmente determinate dalle condizioni meteomarine (mare, vento, pioggia, visibilità), dai mezzi a disposizione (unità navale, battelli pneumatici a carena rigida ed elicotteri), dalla tipologia e dalle caratteristiche del naviglio da abbordare (funzione, tipo di carico, altezza del bordo libero, sovrastrutture presenti, massima velocità esprimibile, tipo di propulsione e organi di governo) e dal tempo a disposizione per attuare l’intera operazione. La scelta tra le diverse modalità di esecuzione è inoltre influenzata dalla possibilità di impiegare i mezzi a seconda dell’opportunità/necessità tattica, nonchè di eventuali vincoli, che faranno propendere verso diverse configurazioni operative a seconda di chi fornisce protezione di fuoco (unità navale, elicottero od ambedue) e del mezzo/i con cui si effettua il Boarding (1 o più battelli pneumatici, 1 o più elicotteri).

L’unità navale dalla quale si gestisce il Boarding, ovvero dalla quale si esercitano il comando ed il controllo tattico dell’intera operazione, dalla quale parte il BParty e dalla quale viene sempre fornita la protezione di fuoco tramite le armi di bordo, viene definita “Boarding Ship”. Tale unità ha la prerogativa di stabilire altresì le modalità di avvicinamento alla nave da abbordare (la “Target Ship” -TS- ovvero la Nave Bersaglio) il proprio eventuale preposizionamento, l’eventuale contatto via radio, in caso di Boarding collaborativo, con la Nave Bersaglio (in alternativa, a lampi di luce o con il megafono), sia che quest’ultima in navigazione (underway/steaming) oppure ferma in mezzo al mare (static/floating).

La prima vera difficoltà, tralasciando le condizioni meteomarine che potrebbero rendere inattuabile un Boarding, è quella in cui si incorre quando la nave da ispezionare non intenda fermarsi e farsi abbordare rientrando, a pieno titolo, in una situazione “non collaborativa”. A questo punto, sono necessari dei “Colpi di avvertimento” (WS: Warning Shots) impiegando i cannoni, le mitragliere o le mitragliatrici di bordo. Qualora la detta nave non si fermi, bisogna in qualche modo bloccarla per poi abbordarla.

I metodi per fermare una nave, senza doverla danneggiare eccessivamente, devono necessariamente agire o sugli organi di governo (timoni, eliche o i loro rispettivi assi) o sugli organi di propulsione (motori, turbine, sala macchine, centrali elettriche). Al riguardo, vengono impiegati due metodi. Primo metodo: bloccare le eliche con un “cavo intrappolatore” (PERT: Propeller Entangler Rope Technique). La Boarding Ship, che avrà già opportunamente approntato e “abbisciato” a poppa un cavo di rafia (propeller entangler rope), o una verrina d’acciaio (propeller entangler steel-wire), di adeguata lunghezza (almeno 100/200 metri), dovrà manovrare ad elevata velocità per tagliare la rotta della nave da bloccare , passando a brevissima distanza, e dovrà contemporaneamente “filare a mare” il cavo intrappolatore. La nave da abbordare, anche contromanovrando, non potrà evitare di finire con le eliche sul cavo che, avvolgendosi velocissimo almeno ad un asse dell’elica, andrà a bloccare l’asse stesso, e quindi la propulsione. Peraltro, liberare l’asse di un’elica avvolto strettamente da un cavo è una bella impresa, anche in condizioni di mare calmo. Se poi il cavo risulta essere una verrina d’acciaio, bisogna avere anche a disposizione personale subacqueo specializzato per l’utilizzo di specifica cesoia idraulica o strumenti da taglio (taglio ossielettrico, lancia termica, sega). Secondo metodo: sparare per danneggiare gli organi di governo e/o di propulsione; tale tecnica si chiama appunto “Fuoco incapacitante” (DF: Disabling Fire) e si effettua dalla Boarding Ship o da un elicottero in volo stazionario (in hovering), impiegando mitragliere o fucili anticarro/antimateriale sparando sulla Nave Bersaglio per colpire direttamente la zona motori e/o i timoni. Per inciso, tale tecnica non viene chiamata “Fuoco d’arresto” per non essere confusa con una specifica azione di fuoco difensivo svolta con armi a tiro teso nelle operazioni terrestri (eccezionalmente anche nei tiri di artiglieria).

Per quanto riguarda invece le azioni di avvicinamento e di “inserzione” nell’area dell’operazione dei BTeams, vengono impiegate due tipologie di mezzi: i battelli pneumatici a carena rigida (“Rigid Hull Inflatable Boat” – RHIB) e gli elicotteri, tutti opportunamente configurati per il Boarding e predisposti per la cosiddetta “inserzione verticale” dei BTeams: inserzione dal basso verso l’alto per quanto riguarda la salita dai battelli pneumatici alla nave (HCBT: Hook and Climb Boarding Techniques, ovvero Tecniche di Boarding in arrampicata con aggancio), e dall’alto verso il basso per quanto riguarda la discesa dagli elicotteri sulla nave (VIBT: Vertical Insertion Boarding Techniques, ovvero Tecniche di Boarding con inserzione verticale).

Come già accennato, ci sono 2 tipologie di Boarding che vengono individuate dai presunti “Tipi di Collaborazione” che possono essere forniti dalla Nave Bersaglio: Boarding Collaborativo (Compliant Boarding – CB) o Boarding Non Collaborativo (Non Compliant Boarding – NCB). Per completezza di informazione, a tali tipi di collaborazione, si dovrebbero considerare 4 possibili “Livelli di Resistenza”: Collaborazione/Non resistenza (Livello 1), Non Collaborazione (Livello 2), Non Collaborazione Complessa (Livello 3), Opposizione/Ostilità (Livello 4). Alcune Marine inseriscono queste supposizioni in una matrice che dovrebbe fornire un aiuto alla decisione del Boarding da effettuare. Tutto sommato, i risultati forniti da tale matrice possono essere ampiamente superati con l’uso del buon senso! Sicuramente un importante fattore da considerare è l’altezza della fiancata della nave da abbordare, ovvero se presenta una murata alta (bordo libero alto, High Freeboard, se maggiore di 25 piedi) o una murata bassa (bordo libero basso, Low Freeboard, se inferiore a 25 piedi). Ovviamente un conto è dover abbordare un sambuco da pesca (il famoso “dhow”) di una trentina di metri e di qualche centinaio di tonnellate di stazza con un bordo libero di forse 3 metri ed un altro conto e dover abbordare una nave portacontainer lunga qualche centinaio di metri, di centinaia di migliaia di tonnellate di stazza e con un bordo libero di oltre 8 metri (25 piedi). Il Boarding si può attuare con i RHIBs, con gli elicotteri o con l’impiego, generalmente simultaneo, di entrambi i mezzi…più un eventuale elicottero per il fuoco di copertura.

Boarding effettuato con uno o più RHIB

Se il Boarding è collaborativo, sarà la stessa Nave Bersaglio a far calare sino al battello una biscaggina, o abbasserà una passerella, per permettere al BParty di salire a bordo. Se il Boarding non è collaborativo, il BParty se la deve vedere da solo sul come salire a bordo, o meglio, come arrampicarsi a bordo. E quindi viene impiegata la tecnica con il “rampino d’arrembaggio”, o lanciato a mano con una sagola o proteso con una apposita lunga asta telescopica. Infatti, una volta che il battello pneumatico si affianca alla murata della nave, vi deve rimanere “incollato” anche con nave in movimento e con mare grosso, in modo tale da consentire il lancio di un rampino (per il successivo aggancio di apposita biscaggina/biscaglina) o l’aggancio di un’asta dotata di pioli o l’aggancio di una scaletta che, una volta fatta presa sulle sovrastruttura della nave, permetterà ad un operatore del BParty di salire a bordo e di mettere lui in sicurezza “l’attrezzatura di salita” per consentire la successiva salita all’intero gruppo. Tutto questo avviene, ovviamente, con la “copertura” fornita dalla Boarding Ship, da un elicottero o da un altro battello. Le varie tecniche sono direttamente correlate con le attrezzature impiegate per l’“aggancio e salita” e si possono riassumere come segue: impiego diretto di una apposita asta telescopica già fornita di ganci e gradini per l’immediato aggancio e salita (THBR: Telescopic Hooked-up Boarding Rod), impiego diretto di scaletta telescopica con ganci (THBRL: Telescopic Hooked-up Boarding Rigid Ladder), lancio di rampino d’arrembaggio (HGH: Handled Grappling Hook) o impiego di una asta telescopica con rampino (TGH: Telescopic Grapnel Hook) per il successivo fissaggio della biscaggina (FHL: rope or aluminium Flexible Hanging Ladder), impiego di un apposito fucile lanciasagola/lancia rampino (GHG: Grapnel Hook Gun / ALM: Assault Launcher Max). Le tecniche di salita/arrampicata si possono riassumere come segue: arrampicata con fune in tecnica alpinistica (Climbing techniques), arrampicata con apparecchiatura “ascensore/discensore” a fune (TAAD: Tactical Assault Ascender-Descender/ACTSTA: ACT Safe Tactical Ascender), arrampicata tramite biscaggina (Ladder / Jacob’s Ladder), salita tramite scaletta metallica fissa (Fixed Pilot Ladder),salita tramite passerella (Gangway).

Boarding effettuato con uno o più elicotteri

L’impiego di elicotteri per infiltrare e/o esfiltrare uomini in/da un’area considerata ostile o nemica è stato ampiamente verificato nei contesti bellici del Vietnam e delle isole Falkland/Malvinas. Da tali esperienze sono state selezionate 4 tecniche: STABO, SPIE e HRST in due versioni (Rappelling/Abseiling e Fast Rope). Per quanto riguarda le operazioni di Boarding, la tecnica più appropriata è sicuramente la Fast Rope, definita in italiano come “Barbettone” o “Canapone”: è una tecnica che non richiede imbracature o moschettoni in quanto si tratta di una semplice unica grossa fune sintetica (Rope), di adeguato spessore (diametro non inferiore a 4.4 cm.), sulla quale farsi scivolare rapidamente, tenendosi saldi con mani e piedi, sino a terra (o sulla tolda di una nave o su un container). Con un elicottero in volo stazionario, ad una altezza che può variare dai 5 ai 15 metri dal ponte di una nave, tale tecnica consente, in una manciata di secondi, una discesa molto veloce e su una unica fune, di un intero BTeam. Inoltre il peso della fune stessa garantisce anche una certa stabilità di discesa nel turbinoso vortice di aria generato dalle pale dell’elicottero.

Per questioni didattiche, si illustra ora un generico Boarding collaborativo la cui finalità risulta essere una ispezione a bordo di una nave mercantile portacontainer, in navigazione in alto mare, alla ricerca di un presunto carico illegale/pericoloso stivato all’interno della nave stessa. Il concetto tattico si sviluppa nei seguenti punti: viene attivato il BParty che va ad armarsi per poi dividersi in BTeams che si dirigono all’imbarco su RHIB ed elicottero; viene contattata via radio la nave da abbordare e vengono fornite le istruzioni per effettuare il Boarding. In tale momento si può già intuire se sarà un Boarding collaborativo o meno; si brandeggiano e si orientano le armi di bordo (cannoni, mitragliere e mitragliatrici), pronte ad effettuare dei colpi di avvertimento, fuoco di copertura o fuoco incapacitante; si invita il comandante a rimanere in plancia solo con il timoniere, a far lasciare in sala macchine solamente il direttore di macchina e un tecnico e a far accentrare tutto l’equipaggio in un unico locale facilmente controllabile (generalmente nella zona della mensa facendosi temporaneamente consegnare tutti i telefoni cellulari); viene dato il via alle operazioni di Boarding; i BTeams, una volta a bordo, si suddivideranno ulteriormente per controllare la plancia, la sala macchine, la sala radio, il locale dove è teoricamente accentrato tutto l’equipaggio e per ispezionare l’intera nave. I BTeams procederanno a ispezionare accuratamente i vari locali della nave attenendosi alle procedure di copertura e movimento tattico sul terreno che sono generalmente impiegate nella perlustrazione dei centri abitati, e pronti comunque anche ad un eventuale combattimento corpo a corpo; a ispezione ultimata, l’esfiltrazione avviene reimbarcando generalmente l’intero BParty sui RHIBs che procedono poi al rientro sulla Boarding Ship.

Contrammiraglio Marco Bandioli

(foto: web)