S524: In immersione con il sommergibile “Longobardo” (seconda parte) - Incendio a bordo!

(di Lia Pasqualina Stani)
25/07/16

La mattinata a bordo del Longobardo, procede seguendo la schedula degli eventi operativo/addestrativi in programma.

Prima di cominciare, scendiamo nel quadrato ufficiali per una breve colazione, a base di caffè, biscotti, brioche e miele. Non c’è tempo per le chiacchiere. A bordo di un battello non ci si può e non si ha tempo per distrarsi. Il “ruolo” di comandante di un sommergibile comporta molte responsabilità, in primis verso il suo equipaggio e poi verso il suo mezzo. Tutto dipende da come i suoi uomini eseguiranno ogni manovra in base ai suoi comandi.

Tutti sempre attenti ad ogni comando, anche quando il sommergibile naviga in emersione o a “quota periscopica”, che è la quota a cui naviga un sommergibile sott’acqua, rasente alla superficie. Quel tanto che basta per permettere al periscopio di uscire fuori e di scrutare lo scenario circostante, senza mai esser visto. La quota periscopica è un punto di osservazione privilegiato.

L’attività addestrativa in mare ha inizio con una “rapida immersione per il controllo dell’assetto e per addestrare il personale di guardia”.

Quando si chiama il “ruolo immersione” è possibile, passando dalla navigazione in superficie alla navigazione in immersione, provare le possibili quote d’immersione. Sono le “quote” a cui ci si può immergere in attività operativa, per poi tornare alla quota di sicurezza, quota che consentirebbe di raggiungere in breve tempo sia la superficie che la massima quota operativa.

Quando il comandante Gelsomino ordina la quota di immersione 160, mi sento protagonista di un film! Mi trovo sotto la superficie del mare in chissà quale punto del Golfo di Taranto. È una delle esperienza unica. Sono a bordo di un sommergibile della classe Sauro. L’impegno, la concentrazione, la professionalità di tutto l’equipaggio dell’S524, misto a quell’odore insistente e persistente di gasolio, mi mettono addosso una tale adrenalina da sentirmi parte del gruppo.

Appena si comunica il “cessa ruolo immersione - avanti normale”, l’equipaggio continua l’attività addestrativa con un'esercitazione antincendio. Per la precisamente, simulazione di un incendio “in camera lancio”.

Tutto l’equipaggio è dotato di un “kit antiflash” che indossa non appena è stato annunciato il principio di incendio.

Nel frattempo anche il comandante Gelsomino che è al periscopio d’attacco indossa il (DPI dispositivo di protezione individuale) Kit Antiflash

La simulazione in camera lancio vede in un primo momento l’intervento del silurista di guardia, che non è riuscito ad estinguere l’incendio con il primo estintore disponibile (ce ne sono diversi sparsi per tutto il battello).

Nel frattempo, si è provveduto ad evacuare il locale interessato, scandendo gli ordini, brevi e concisi, a mezzo ROC (Rete Ordini Collettivi) udibile in tutti i locali del battello. Il personale di guardia si preparava ad intervenire, mentre il personale libero dalla guardia, che si trova in camera lancio e quindi a prora, deve portarsi nel locale mensa e rendersi disponibile all’ufficiale in 2^. Si dà anche l’ordine di arrestare ventilazione ed estrazione lancio evitando il propagarsi incontrollato dei fumi e sottraendo il comburente all’incendio.

Il comandante Gelsomino nel frattempo ordina quota 60 m.

La “paratia stagna” (la 36 per il S524) che divide in due sezioni lo scafo viene chiusa, consentirebbe all’equipaggio di salvarsi in caso di emergenza posizionandosi nella parte intatta del battello. La paratia viene chiusa anche durante le fasi più delicate che un sommergibile è chiamato ad affrontare, l’immersione, la risalita a quota periscopica e l'emersione.

Nel caso in cui l’incendio si fosse verificato in una situazione di normale navigazione del battello, si sarebbe preferito effettuare una manovra di emersione per consentire il rapido ricambio dell’aria. Dato che si stava simulando una immersione con unità in missione occulta, si è gestita la situazione di emergenza con rapidità, cercando di riprendere nel breve la missione operativa.

Ciò che preoccupa durante un incendio a bordo di un sommergibile è il fumo che rende l’aria irrespirabile. Senza le adeguate contromisure comprometterebbe, in breve tempo, la sopravvivenza dell’equipaggio.

Per eliminare il fumo, una volta a quota periscopica e con “canna snorkel” alta, si mettono in moto i motori che aspirano l’aria interna e tramite le silenziose la buttano fuori. Contemporaneamente dallo snorkel viene prelevata aria pulita dall’esterno ed immessa nel battello.

Il comandante Gelsomino, una volta a quota periscopica, ordina infatti “inizio snorkel e ventilazione”.

L’impianto snorkel permette di aspirare aria dall’esterno verso l’interno dell’unità, aria necessaria ad avviare la combustione dei diesel che serviranno, accoppiati ad una dinamo, a ricaricare le batterie. Si permette inoltre il ricircolo dell’aria all’interno dei vari locali di bordo ed a ricaricare le bombole in pressione fondamentali per lo svuotamento delle casse zavorra per l’emersione.

Lo snorkel, un grosso “tubo metallico”, è una grave minaccia sia perché espone ai radar nemici, sia perché lascia una scia visibile agli aerei antisommergibili. Per questi fattori i tempi di ricarica delle batterie vengono programmati con attenzione.

A bordo, nel frattempo, procede il piano di evacuazione fumi. Si richiede l’intervento della “seconda squadra” tra cui il sottocapo di terza classe elettricista Valeria Fedele, una giovane sommergibilista. La squadra, utilizzando il kit analisi aria, deve monitorare la qualità dell’aria nei vari locali, assicurandosi che non siano presenti gas tossici o agenti esplosivi.

Dopo una serie di comunicazioni tra il locale manovra e la seconda squadra, comunicata la completa assenza di fumo e l’aria respirabile, si dichiara il locale agibile. Si riapre la paratia 36.

L’esercitazione si è conclusa con successo ed in tempi brevi, come da manuale. Non sono stati registrati grossi danni, si può riprendere la normale attività operativa.

Il sommergibile Primo Longobardo è il primo sommergibile della IV serie della classe Sauro, appena “23 anni” di navigazione, ha un apparato di propulsione costituito da un motore elettrico e l’apparato elettrico è costituito da 3 gruppi diesel, con batteria ed accumulatori.

L’armamento è costituito da 6 siluri stoccati in 6 rispettivi tubi di lancio.

Le sue dimensioni consentono una distribuzione ed ottimizzazione degli spazi interni con notevoli miglioramenti, sia delle capacità operative sia delle condizioni di vita a bordo, rispetto alle classi predecedenti.

Da un punto di vista operativo si colloca tra le unità di tipo convenzionale (SSK) per soddisfare pienamente i compiti di controllo e difesa delle zone marittime di interesse della Marina Militare Italiana.

La Marina Militare Italiana è dotata di equipaggi altamente preparati e specializzati nel settore di competenza, ed anche di mezzi “mai desueti” ma sempre efficienti e corrispondenti alle esigenze operative.

Anche per il Longobardo, il sistema di combattimento e la piattaforma hanno subito un “attento” ammodernamento, tale da adeguarlo ai moderni profili di missione.

Il Longobardo, come tutti i battelli in linea, oltre a mantenere la tradizionale capacità di prevenire od impedire azioni ostili contro il nostro territorio, contribuisce potentemente al controllo della Dimensione Marittima, che oggigiorno si sviluppa anche attraverso operazioni quali il controllo del traffico di migranti, di droga, del contrabbando e del terrorismo.