Gli scenari della “seconda ondata”: milioni di casi di coronavirus ci sono già, in Italia

(di David Rossi)
12/10/20

Mia moglie mi chiede di non scrivere più del COVID-19 da quando ho cominciato a essere una novella Cassandra su Difesa Online il 21 febbraio (il giorno del “paziente zero” che tale non era) descrivendo uno scenario incredibilmente realistico della diffusione della pandemia in Italia (compreso l’uso massiccio e indiscriminato della cremazione), il 9 marzo anticipando “la messa al domicilio coatto con obbligo di firma per milioni e milioni di italiani”, il 18 marzo prevedendo una “devastante crisi economica causata dal coronavirus”, il 7 aprile denunciando “un vero e proprio olocausto nelle RSA”, il 26 aprile scrivendo (mentre i TG parlavano di vaccino pronto per la distribuzione a settembre: voi lo avete visto?) “che non abbiamo la certezza che un vaccino arriverà mai né possiamo farci illusioni sui tempi”, il 21 luglio annunciando che alla fine dell’estate ci saremmo trovati “di fronte a cifre a tre zeri” e “a seguito di campagne massicce di tamponi” i casi intercettati sarebbero stati “alcune migliaia ogni giorno”, il 13 settembre sostenendo risolutamente che la Francia “è di quattro-cinque settimane avanti a noi in quella che più che una seconda ondata si preannuncia come una valanga e… ha ben oltre il 5% della popolazione infettato dal Sars-Cov-2”. Vi tralascio il resto delle “profezie” di questi ultimi mesi…

Su richiesta di qualcuno coraggioso e con un po’ di reticenza mi sono deciso a scrivere queste poche righe.

Innanzitutto, non fatevi spaventare dai 5.500-5.800 casi giornalieri della settimana passata: in Francia, Israele, Giappone e Spagna, tutti Paesi più avanti di noi in questa che impropriamente chiamiamo la “seconda ondata” il numero di “positivi” trovati supera di 3-4 volte il picco dello scorso marzo-aprile: quindi, è realistico attendersi che a partire da ottobre-novembre e per non poche settimane i tamponi positivi saranno oltre 20 mila ogni giorno. Potremmo anche seriamente attenderci 30-40mila “positivi” quotidianamente.

Va da sé che i nostri governanti, a livello nazionale e regionale, potrebbero provare a “strozzare” il collo di bottiglia della facilità di fare i tamponi proprio per ridurre l’impatto emotivo della pandemia e ritardare misure restrittive impopolari. La cosa non ci trova del tutto contrari: dato che il 95-98% dei casi sono asintomatici o paucisintomatici e spesso sfuggono comunque agli screening, riuscire a tracciarne 5mila invece che 20mila vuol dire ben poco, dato che la pandemia ha quasi raggiunto le dimensioni di un’epidemia di influenza con alcuni milioni di concittadini al momento contagiati.

È inutile farsi illusioni: è molto probabile che quella congiuntivite o quella rinite siano causate dal famigerato Sars-Cov-2 invece che dagli altri coronavirus che normalmente provocano le “sindromi parainfluenzali” in autunno e che finiscono nella rete del distanziamento e delle mascherine più e meglio del loro “cugino cinese”. Lo stesso destino toccherà a molti ceppi della “vecchia” influenza, che già in Australia si è quasi ridotta al lumicino.

Ciò detto, che cosa possiamo aspettarci in Italia?

Diciamo che gli scenari possibili sono soprattutto due: uno che provocherà 30-50mila morti in un anno - ed è quello “buono” - e uno, decisamente più “cattivo” che provocherà il doppio di morti a causa di uno o più “picchi”.

Il primo potremmo definirlo “scenario iraniano”, cioè caratterizzato da una curva quasi piatta e un numero alto di contagi, oltre che da una letalità importante ma non capace di mettere in ginocchio una Nazione.

Non bisogna spaventarsi: una “robusta” epidemia di influenza è in grado, fra ottobre e marzo, di mietere 20mila morti anche in un Paese sviluppato come l’Italia e in assenza di un tracciamento al limite dell’isterico come quello in corso per il COVID-19.

Proprio i morti da influenza saranno in numero molto più ridotto, compensando almeno in parte il “carnaio” del Sars-Cov-2.

Il secondo scenario, invece, include una serie di “perdite di controllo” a livello regionale, con contagi in crescita esponenziale e collasso del sistema sanitario limitati nello spazio in aree ad alta densità umana e nel tempo dall’imposizione - spesso irrazionale e con effetti di breve durata - di drastici lockdown locali.

Va da sé che potranno essere solo gli errori gestionali dei politici a causare questo secondo scenario: di per sé, il COVID-19 uccide quanto un normale virus di cui abbiamo ancora una conoscenza limitata e per il quale, è bene notarlo, più che un vaccino manca un efficace antivirale.

Spero davvero di essermi sbagliato, questa volta.

Foto: presidenza del consiglio dei ministri / worldmeters.info