L'anniversario della presa di Roma, fra gaffe, censure pacifiste e bandiere sbagliate

(di David Rossi)
21/09/20

Grazie, signora ministro* Teresa Bellanova per averci fatto sorridere nel giorno anniversario della presa di Roma, datandolo al 1970 in un post sui social media. Non gliene facciamo torto: proprio cinquant’anni fa i partiti politici lanciarono l’assalto finale all’occupazione di proprio tutto il potere, con l’istituzione e le prime elezioni delle regioni a statuto ordinario.

Ci fa un po’ sorridere, a dire il vero, l’immagine di “un gruppo di bersaglieri” che entra “da Porta Pia”, come se fosse una camionetta al casello di Roma Nord e soprattutto come se non avessero dovuto abbattere le mura aureliane a cannonate per aprire quella che è comunemente nota come la “breccia di Porta Pia”. Ma si sa, l’attuale esecutivo (come il precedente) prende talmente alla lettera il “rifiuto della forza” che a qualcuno viene spontaneo censurare l’uso di mezzi militari anche quando è avvenuto 150 anni fa.

Però, in tutta onestà, dobbiamo porre una domanda a lei e alla signora sindaco* di Roma, Virginia Raggi: perché mai le luci sulla Porta in questione disegnano, con quattro bande verticali verde, blu, bianco e rosso, la bandiera saudita (o quella libica gheddafiana vecchia maniera) e quella francese? Non si è nemmeno riusciti, nella Roma grillina di inizio millennio, a disegnare la bandiera italiana come si deve?  

*rifiuto di scrivere “ministra” e “sindaca” perché l’italiano - quando non violentato dal “politicamente corretto” - rifiuta la cacofonia. Rifatevela con Dante e Manzoni, se non vi va bene.