Verità per Regeni: "gli assassini si trovano al Cairo"

(di Tiziano Ciocchetti)
02/12/21

La Commissione parlamentare, incaricata di fare luce sul caso di Giulio Regeni, trovato senza vita al Cairo il 3 febbraio 2016, ha concluso i suoi lavori.

Questo Paese, nel corso della sua ultra settantennale storia repubblicana, ha visto istituire molteplici commissioni d’inchiesta (che hanno lo stesso potere dell’Autorità giudiziaria), le quali hanno esaminato e dibattuto innumerevoli fatti, di varia natura, sia interni che esterni all’Italia. Tuttavia, il comune denominatore di tali incarichi politici è stato sempre quello di giungere a risultati del tutto inconsistenti e privi di qualsiasi utilità.

Non fa eccezione la Commissione presieduta dal deputato di Liberi e Uguali Erasmo Palazzotto (foto).

Dopo due anni di indagini, hanno concluso che “gli assassini di Regeni si trovano al Cairo”. Accidenti che notizia, non lo avremmo mai pensato! Credevamo invece che fossero scappati chissà dove per sfuggire alla caccia dei nostri servizi segreti (ah no, quello lo fanno gli israeliani). Aggiungendo che “sono anche all’interno delle Istituzioni egiziane”. Quindi sono coinvolti i servizi di sicurezza del presidente al-Sisi, un’altra notizia inedita!

Nella relazione conclusiva la Commissione invita il governo italiano a compiere un passo decisivo nei confronti delle autorità egiziane, per superare gli “ostacoli” e il vero e proprio “boicottaggio” con cui il Cairo ha risposto alle richieste di collaborazione arrivate dall’Italia in questi anni.

Quindi, dopo quasi sei anni di indagini da parte della Magistratura e di una Commissione d’inchiesta parlamentare si è arrivati alla conclusione che Giulio Regeni sia stato ucciso dai servizi di sicurezza egiziani (sic!).

La Commissione punta il dito in particolare contro gli apparati della National Security Agency, responsabili “del sequestro, della tortura e dell’uccisione” di Regeni. Le audizioni e il quadro probatorio messo in piedi dalla Procura di Roma supporta “inequivocabilmente” questa tesi. Di più: la mancata comunicazione da parte egiziana del domicilio degli imputati “sembra costituire una vera e propria ammissione di colpevolezza” da parte del regime.

Quest’ultima affermazione potrebbe provocare grande ilarità, se non riguardasse la morte di un ragazzo. Quindi una dittatura militare nordafricana si rifiuterebbe di fornire il domicilio di membri del suo apparato di sicurezza? Ma in che tempi viviamo?

Le conclusioni della Commissione sono che “l’Italia deve aumentare la pressione nei confronti dell’Egitto, anche a livello europeo. Fino ad aprire una controversia internazionale sulla base della convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura”.

Assolutamente politically correct, se non fosse che è qualcosa di impossibile da realizzare.

All’interno dell’Unione, l’unica nazione a condurre una politica estera, ovvero la Francia, mantiene grossi rapporti commerciali con L’Egitto. Parigi ha concluso accordi, con il governo al-Sisi, del valore di oltre un miliardo di euro in armamenti. Allo stesso modo i governi italiani, dal Conte bis a Draghi, commerciano in armamenti (ricordate le due FREMM già vendute alla Marina Militare ma “dirottate” all’ultimo momento verso Alessandria d’Egitto?) e forniture di gas con il Cairo. A tal proposito, con il pieno sfruttamento del giacimento di Zohr (una ZEE di circa 100 km²), l’Egitto si avvierà a diventare un importantissimo hub energetico nel bacino del Mediterraneo.

Verità per Regeni? La verità è che non sarà mai fatta giustizia per la sua uccisione.

Anzi, un modo ci sarebbe per fare giustizia. Da appassionato di cinema vorrei citare il film “Gli Intoccabili” di Brian De Palma e più precisamente il discorso di Sean Connery a Kevin Costner in chiesa: “se uno dei suoi (Al Capone) tira fuori il coltello, tu tiri fuori la pistola. Se lui manda uno dei tuoi all’ospedale, tu mandi uno dei suoi all’obitorio. È così che si fa la guerra a Chicago”!

Fotogramma: RAI / web / egyptindependent.com