I migliori, senza clamore. Intervista al c.te dei sommergibilisti italiani, amm. Dario Giacomin

(di Andrea Cucco)
04/04/17

Esiste un'eccellenza militare che non è celebrata come tante altre “colleghe”. Non viene utilizzata quasi mai nei nauseanti discorsi retorici dei politici di turno. Viene mostrata con discrezione e sopratutto umiltà. È la componente sottomarina della Marina Militare.

Ricordo quando nel 2015 i cugini "affondarono" una portaerei nucleare USA durante un'esercitazione. La sboronaggine transalpina fece subito sbilanciare verso entusiasmi che presto vennero fatti rientrare nei ranghi (v.articolo).

I nostri? Fecero altrettanto ben 7 anni prima. In silenzio. Al massimo qualche sorriso sornione di fronte agli imbarazzati alleati americani... Ci volle un servizio di Difesa Online per scovare l'accaduto e convincere la Marina a renderlo pubblico (v.articolo).

In fondo è con modestia e riservatezza che si comporta chi non deve dimostrare nulla ed è conscio delle proprie qualità; in tempi di “anti-politica” la potremmo definire “anti-cialtroneria”, l'opposto di una tradizione nazionale...

Per far conoscere ai lettori una delle realtà italiane di cui si deve essere orgogliosi senza dubbi o minime perplessità, abbiamo incontrato nuovamente il comandante dei sommergibilisti italiani, l'ammiraglio Dario Giacomin. Ufficiale dalla straordinaria preparazione e – come ogni sommergibilista – dalle straordinarie qualità umane, ha risposto con disponibilità e chiarezza ad ogni quesito.

Se dovesse sintetizzare a favore dei lettori, come descriverebbe in poche parole un sottomarino?

Un mezzo altamente tecnologico che anche nell’attuale scenario geo-politico continua a ricoprire un ruolo strategico fondamentale per la salvaguardia degli interessi vitali del Paese e per il perseguimento della sicurezza nazionale. I nostri sottomarini infatti dominano in maniera esclusiva la Dimensione Subacquea e, oltre a mantenere la tradizionale capacità di prevenire od impedire azioni ostili contro il nostro territorio, contribuiscono in maniera importante al controllo della Dimensione Marittima, che oggigiorno si sviluppa anche attraverso operazioni quali la sorveglianza e la repressione di atti illeciti quali il traffico di droga e di armi, il contrabbando, per non parlare del traffico di esseri umani e del terrorismo. Si tratta di un mezzo che potendo permanere in mare in maniera prolungata, continua e soprattutto discreta è capace di raccogliere informazioni senza alterare il comportamento dell’avversario, in qualunque scenario in cui possano sorgere e svilupparsi problemi per la sicurezza nazionale e marittima. Un’altra capacità fondamentale del sottomarino è la deterrenza, che è ingrediente fondamentale dell’equilibrio internazionale e vera base su cui poggiano Pace, Sicurezza e Stabilità globale.

Il sottomarino è un sistema d’arma complesso, un unicum inscindibile costituito dalla piattaforma e dal sistema di combattimento. Tutti i suoi impianti – relativi sia alla piattaforma che alla propulsione, che al sistema di combattimento,– sono perfettamente ed intimamente integrati, individuando una risposta unitaria a tutte le esigenze al fine di costituire il compromesso ottimale in termini di prestazioni operative incluse le segnature; "l’unitarietà progettuale” è, pertanto, condizione tecnica basilare per ottenere dei mezzi efficaci.

I sottomarini, oltre a rappresentare un’eccellenza operativa, sono soprattutto un’eccellenza tecnologica la cui progettazione, costruzione e manutenzione richiede l’impiego di centinaia di maestranze, tecnici ed ingegneri specializzati che rappresentano nel loro complesso un vantaggio competitivo sia militare che soprattutto industriale per la Nazione. Il programma U212A del 1996 ha infatti consentito all’Italia, alla sua Industria dei Cantieri, della Sistemistica ad alto contenuto di innovazione, dell’Elettronica di settore, dei Materiali speciali ad alta tecnologia ma anche di tantissime realtà fatte da piccole-medie imprese (PMI), Università e Centri di Ricerca, di recuperare, investendo significative risorse, un importantissimo gap tecnologico in un settore strategico e trainante per l’intero sistema paese come quello della costruzione di sottomarini: vantaggi questi che non devono venir dispersi.

Quale valenza rappresenta oggi, per una Marina come quella italiana, possedere una “componente sommergibili”?

La componente sommergibili è, insieme al binomio Portaerei-Forze Aeree imbarcate, l’elemento che qualifica il rango di una Marina e più in generale di una Difesa e che contribuisce significativamente a fare la differenza in termini di autorevolezza e credibilità nella politica di sicurezza e difesa di una Nazione.

Rappresenta infatti l’unico assetto della Difesa capace di svolgere un efficace e credibile controllo dell’intera dimensione subacquea. Valorizzando opportunamente le sue migliori caratteristiche quali l’invisibilità, la grande autonomia e la grande scelta di armamenti disponibili, i sottomarini sono mezzi efficaci in qualsiasi situazione, dal periodo di pace a quello di crisi e quindi di conflitto ed in qualsiasi luogo, soprattutto in un ambiente non permissivo se non proprio ostile.

I sottomarini sono estremamente significativi per le spiccate capacità di intervento ma soprattutto per l’evidente connotato strategico. Costituiranno quindi ancor di più una componente irrinunciabile per la tutela degli interessi nazionali.

L’impiego, sempre strategico, dei sottomarini nei prossimi decenni si collocherà benissimo, a pieno titolo, nel panorama delle attività della Difesa essendo un assetto in grado di assolvere pienamente le “azioni” previste da LB. In più, poiché nessun altro assetto è in grado di permanere tanto a lungo e senza soluzione di continuità su di un obiettivo, rimanendo invisibile e quindi senza alterare il comportamento del soggetto osservato, potendone monitorare il “pattern of life”, contribuiranno in maniera non solo importante, ma spesso esclusiva, alla comprensione delle cause della moderna conflittualità e dell’evoluzione degli scenari internazionali con il fine di acquisire, nei domini di interesse, la conoscenza delle capacità, degli intenti e delle vulnerabilità altrui e di utilizzarla in modo da identificare preventivamente le cause di potenziale contrasto e gestirle ancora prima che si possano manifestare.

Al momento l’Italia, con i suoi appena 8 sottomarini in linea (4 classe Sauro e 4 classe U-212A) affronta con determinazione gli impegni ed i compiti affidati. La componente sommergibili nazionale esprime, con i suoi circa 750 uomini e donne (metà facente parte degli equipaggi e metà impiegata nelle attività di supporto a terra), una media di almeno 11.000 ore di moto l’anno; praticamente non vi è giorno dell’anno che non veda almeno un nostro battello impegnato in attività operative.

Pertanto è fondamentale continuare ad investire nella costruzione di sottomarini continuando al contempo ad arruolare, formare ed addestrare i professionisti degli abissi, uomini e donne nei differenti ruoli e categorie.

Verso quali “prestazioni tecnologiche” si concentra lo sviluppo tecnologico di questi ultimi anni?

La tecnologia subacquea si è ormai orientata negli ultimi decenni sullo sviluppo di mezzi ed apparecchiature altamente sofisticate, silenziose, capaci di rimanere in mare per mesi nel rispetto dell`ambiente e dell`ecosistema marino. Non a caso, la propulsione principale dei 4 sottomarini di nuova generazione classe Todaro è del tipo A.I.P. (Air Indipendent Propulsion), basata sulla tecnologia fuel cell (celle a combustibile), principio fisico applicato anche nelle missioni spaziali. Le celle a combustibile sono generatori chimici di energia elettrica che sfruttano il principio inverso a quello dell'elettrolisi dove la corrente elettrica scinde le molecole di acqua in idrogeno e ossigeno. Al contrario, nelle fuel cell questi due gas reagiscono l'uno con l'altro producendo energia elettrica, necessaria alla carica delle batterie, ossigeno ed acqua fondamentale per la vita di bordo. In poche parole un sistema a zero impatto ambientale.

Il risultato concreto del sistema A.I.P. è un'autonomia in immersione da 3 a 4 volte superiore a quella dei battelli convenzionali a batteria. Con la seconda serie della Classe Todaro (Venuti e Romei) ulteriori grandi passi in avanti sono stati fatti con l’adozione di soluzioni tecnologiche altamente innovative. Essi infatti presentano significativi miglioramenti nel sistema di comunicazione satellitare (SHF), nella suite ottica (uno dei due periscopi è stato sostituito da un sensore "optronico" di ultima generazione) mentre il sistema d’arma è basato sul nuovo siluro pesante italiano, il Black Shark Advanced.

Anche per il futuro, le caratteristiche tecniche dei sottomarini dovranno stare al passo e possibilmente precedere l’evoluzione dello scenario strategico. Dovrà essere mantenuta la massima attenzione per le capacità di occultamento, quindi ancora maggiore autonomia ed indipendenza dalla superficie e sempre più basse segnature, magnetiche, termiche ed acustiche ma anche sempre meno risposta alla scoperta ottica, radar e da parte dei sempre più performanti sonar attivi. Sempre più spinta capacità di pre-posizionamento in termini di indipendenza logistica per operazioni occulte di lunga durata, anche in acque non permissive se non ostili. I battelli dovranno poter operare efficacemente non solo in maniera isolata ma anche all’interno di dispositivi aeronavali complessi, con strumenti di comunicazione e network aggiornati, che consentano un’agile condivisione delle informazioni relative alla “picture”. Tali strumenti, regolati da dottrine di disciplinato impiego, dovranno porre nelle condizioni di trarre il massimo beneficio dalle tremende potenzialità degli assetti subacquei, in tutto il ventaglio delle operazioni, inclusa la proiezione di forze a terra ed il supporto alle operazioni terrestri.

Ci può aiutare a meglio comprendere quali sono gli “strumenti” con i quali un sottomarino, pur mantenendosi occulto, individua una potenziale minaccia?

Gli strumenti principali che permettono ai sottomarini di acquisire le informazioni inerenti la situazione tattica nella scena d’azione, restando “invisibili”, sono i sistemi idrofonici (mi riferisco ai sonar passivi a scafo ed alle cortine rimorchiate), capaci di captare tutte le sorgenti di rumore presenti nella dimensione subacquea che vengono localizzate ed identificate anche grazie all’analisi condotta con l’ausilio di sofisticati software e processate dal personale idrofonista che, per le capacità peculiari, rappresenta una risorsa preziosa ed insostituibile. Il processo di analisi viene poi ulteriormente raffinato attraverso i sensori, sempre passivi, di guerra elettronica ed il più classico dei sistemi associabili ad un sottomarino: il periscopio che, per quanto ausilio prezioso, viene utilizzato sempre con grande parsimonia in quanto la sua esposizione fuori dall’acqua può favorire la contro-scoperta. La Classe Todaro 2^ Serie oggi ne impiega la versione optronica, capace di osservare, registrare e fotografare bersagli ad elevate distanze, di giorno e di notte, grazie ai sistemi ausiliari ed all’infrarosso. Tutto questo avviene rimanendo sempre sotto la superficie del mare e pertanto completamente in modo “invisibile”.

Le doti che maggiormente colpiscono l’immaginario comune negli equipaggi dei sommergibili, sono quelle caratteriali. Immagino che queste doti si “fortificano e sviluppano” con un adeguato addestramento. Come?

In effetti gli equipaggi dei nostri battelli sono formati da uomini e donne dall’elevatissima specializzazione e professionalità, fortemente motivati, accomunati da un carattere distintivo unico, determinazione, spirito di sacrificio, capacità di condividere rischi, disagio, fatica, in un’unica parola sono sommergibilisti. Fieri custodi di grandi e gloriose tradizioni che portano nel loro cuore.

La forte evoluzione delle missioni e delle capacità dei mezzi, comporta, senz’altro, altrettanta innovazione in termini di formazione ed addestramento del personale sommergibilista. Il livello tecnologico dei sistemi e degli impianti di bordo, l’elevata automazione e gli equipaggi ridotti, richiedono una sempre maggior preparazione da parte del personale di bordo che deve concretizzarsi in un processo continuo basato, essenzialmente, sull’utilizzo intensivo dei simulatori presso la Scuola Sommergibili di Taranto, che consentono di testare manovre e situazioni estreme che difficilmente si potrebbero simulare in mare, su periodi di addestramento a bordo in navigazione, in concorso con le Unità della Squadra Navale e su un sistema di verifica e valutazione continua della preparazione del personale, sia individuale che a livello di team.

A bordo poi, navigando, a causa degli spazi ristretti, si instaura nel tempo un clima molto vicino a quello familiare, sempre nel pieno rispetto dei ruoli, dove il personale si confronta, si migliora anche sotto l’aspetto umano e caratteriale, cercando di smussare gli spigoli caratteriali che ognuno di noi possiede. Tutto ciò si traduce in uno spirito di squadra che non ha uguali!

L’azione formativa del personale è quindi anche volta ad imprimere le caratteristiche prìncipi del buon sommergibilista, un militare (in maniera del tutto indifferente e trasparente a questioni di gender) capace di ispirare costantemente la sua azione ad un codice di comportamento che assume con consapevole adesione e partecipazione; un comportamento ispirato a valori e qualità quali spirito di sacrificio e di corpo, reciproco rispetto, disciplina, rispetto delle regole; requisiti che al contrario dei mezzi, non cambiano mai nel tempo. Ad enfatizzare questa imprescindibile esigenza caratteriale ogni sommergibilista, al termine del suo tirocinio di ingresso nella componente, riceve il "Decalogo del sommergibilista" che sintetizza in 10 punti le qualità morali richieste da questa professione.

Abbiamo compreso quanto sia complesso un sottomarino e come il suo equipaggio debba essere un professionista ben motivato; ma ci tolga una semplice curiosità esiste anche un modo per “svagarsi” a bordo, nel poco tempo libero tra riposo e turni di guardia?

I turni di guardia-riposo sono molto intensi e ben cadenzati, il tempo a disposizione per svagarsi non è tanto, anche perché nel periodo di riposo bisogna riacquisire le energie fisiche e mentali per poter affrontare al 100% il turno successivo. Ci sono comunque degli spazi di vita adibiti ad aree comuni, i cosiddetti “quadrati” che, quando non interessati dalle mense, vengono impiegati per leggere un libro, guardare un film, giocare a carte, scambiare quattro chiacchiere con i colleghi. I più temerari riescono anche a dedicarsi a fare un po’ di sport, quali cyclette, step, trazioni alla sbarra, addominali, utilizzando di solito il locale ausiliari di poppa in qualche modo adibito a palestra. In sostanza, a bordo non ci si annoia di certo, il tempo scorre.

Tante sono state le gesta incredibili che comandanti ed equipaggi dei sommergibili italiani hanno portato a termine in passato, in particolar modo durante la Seconda Guerra Mondiale. Quale di essi secondo lei merita di essere ricordato ai lettori di Difesa Online?

In effetti sono state tante le gesta eroiche dei sommergibilisti italiani e potremmo dedicare un libro intero per ciascuno di loro. Penso ad esempio alle gesta di Carlo Fecia di Cossato, Primo Longobardo, Gianfranco Gazzana Priaroggia, Salvatore Pelosi e, non ultimo, Salvatore Todaro. Quest’ultimo costituisce felice sintesi simbolica delle migliori doti dei nostri sommergibilisti: ardimento nelle imprese belliche e umanità, anche nei confronti dei nemici appena sconfitti. Todaro ha portato in salvo l’equipaggio di un piroscafo armato nemico da lui affondato, accettando un grande rischio per il proprio battello e andando a raccogliere le critiche degli alleati di allora, cui lui ha risposto dall’alto dei duemila anni di civiltà che accomunano noi italiani. Valori paradigmatici dei sommergibilisti di ieri e di oggi, che trovano aggiornato e puntuale riscontro nelle cronache dei nostri tempi e nelle attività degli Equipaggi delle nostre navi che, oggi come allora, “non lasciano nessuno indietro”.

Un altro sommergibilista di eccezione a me particolarmente “vicino” e che ho avuto l’onore di conoscere, è l’ammiraglio Vittorio Patrelli Campagnano (foto), comandante tra il ‘42 ed il ’43 del Regio Sommergibile Platino con cui ha partecipato a numerose azioni di guerra.

Grande Comandante e grande Uomo, estremamente attento e sensibile verso i suoi equipaggi ha condotto numerose azioni di guerra con attacchi verso naviglio mercantile e militare nemico che gli sono valsi numerose decorazioni. Ci ha lasciato nel settembre del 2013, ma un po’ come succede per i nonni, la sua “presenza” è ancora nei cuori e nelle menti di noi sommergibilisti.

Vedi anche la nostra precedente intervista all'ammiraglio Giacomin

(foto: Marina Militare)