Intervista esclusiva al generale Mauro Prezioso: l'importanza del progetto “Sbocchi occupazionali”

(di Maria Grazia Labellarte)
28/11/16

Venerdì 25 novembre, nell’ambito del V° Convegno Nazionale “Sicurezza, Legalità e Sviluppo”, tenutosi presso l’aula Magna dell’Università agli Studi “Aldo Moro” di Bari, il generale Mauro Prezioso, comandante militare territoriale dell’Esercito in Puglia, è intervenuto presentando il progetto “Sbocchi occupazionali”. Accompagnato dal responsabile del progetto per la Puglia, il tenente colonnello Mauro Adriano Ocone, ha presentato l’iniziativa, diretta dal I° Reparto del Segretariato Generale della Difesa e curata dall’Ufficio per il sostegno alla ricollocazione professionale del personale volontario congedato senza demerito (il cui braccio operativo sono tutti i Comandi militari Esercito d’Italia). 

Secondo la banca dati SILDifesa, gli aderenti al progetto “Sbocchi occupazionali”, tra il 2013 e 2014, in base al genere, sono per il 15% donne e per l’85% uomini. Le percentuali indicano inoltre che l’80% dei congedati vengono dall’Esercito, il 16% dalla Marina Militare e il 4% dall’Aereonautica. Difesa Online, presente al convegno, ha intervistato il generale Prezioso, approfondendo le dinamiche dell’iniziativa.

Generale Prezioso, qual è l’iter di orientamento e formativo del progetto “Sbocchi occupazionali”?

Questo progetto, in linea con le metodiche europee in tema di politica attiva, si sviluppa con il volontario congedato senza demerito, attraverso un percorso articolato in varie fasi. Iniziando da un’attività informativa rivolta alla nostra utenza, si passa ad un’ attività di orientamento individuale utile a definire attitudini e potenzialità dell’utente, per orientarlo verso specifici corsi; la successiva fase di formazione avviene attraverso l’istituzione di corsi ad hoc finanziati da Ministero della Difesa ed organizzati dal mio Comando, ovvero con i corsi di formazione professionale pubblici;  infine nell’ ultima fase, avviene il placement. Il congedato viene inserito in una banca dati in cui coesistono i curricula degli utenti e le aziende registrate con possibilità  di matching (azienda-volontario). Al congedato si forniscono in sostanza strumenti utili ad una ricerca attiva finalizzata al collocamento nel mercato del lavoro.

Generale, “diventare soldato” oggi è una missione legata ad un “ideale” o piuttosto la ricerca di uno sbocco occupazionale?

Ritengo sia soprattutto un ideale, anche perché è una scelta che porta a fare delle rinunce e ad avere delle forti peculiarità. Lo dico per esperienza personale e lo attestano anche i dati: non abbiamo infatti problemi di reclutamento e in generale c’è sempre stata un’affluenza importante nelle nostre file e questo evidenzia che non si tratta di un semplice “sbocco occupazionale”. Può anche darsi che qualcuno persegua questa via, non possiamo escluderlo, ma in linea di massima ritengo che bisogna possedere forti motivazioni per questa vita, perché le rinunce e le specificità sono tante.

In che modo l’esperienza maturata all’interno della forza armata, in ambito nazionale ed internazionale, diventerebbe spendibile nell’ambito civile?

Questa domanda si collega a quanto detto prima, a maggiori formazioni corrispondono maggiori opportunità. Molti congedati hanno già un profilo professionale spendibile che è costruito con l’incarico assolto durante il servizio, altri invece lo conseguono in seguito, però di fatto, le esperienze lavorative fatte in armi hanno una natura “flessibile” e rientrano in quel background professionale, arricchito da skills trasversali che lo caratterizzano (capacità di lavorare in gruppo, senso del dovere, lealtà, adattabilità…). Ad esempio, chi consegue le patenti ha già una possibilità  in più rispetto a chi non le consegue.  Questo è solo un esempio, per sottolineare che durante il servizio si possono fare esperienze professionali facili da tradurre in qualcosa di concreto nel mercato del lavoro.