Intervista esclusiva a ministro del governo provvisorio libico: "Il governo italiano (non l'Italia!) ha supportato Al Sarraj"

(di Andrea Cucco)
16/04/19

Errare è umano ma perseverare diabolico. L'aforisma riassume perfettamente la miope strategia posta in essere dagli ultimi governi nella gestione della interminabile crisi libica.

Ad otto anni dalla "deposizione" del raìs, ennesimo alleato tradito (non solo passivamente...), la Libia vive sofferenze da noi censurate e ingiuste. Il fallimento è di molti, la colpa però sicuramente di alcuni Paesi sciacalli che da tempo cercano di smembrare parti di una carcassa che si vorrebbe mantenere "acefala".

E cosa si fa nel momento in cui la Libia reagisce e cerca di riappropriarsi di un controllo unitario? Si parla di Golpe?!
Le iniziative di pace con soluzioni "politiche" di fatto hanno distribuito fiumi di denaro a criminali e capibanda descritti talvolta come rivoluzionari pentastellati. Niente di più lontano dalla realtà!

Lo scorso mese un capo milizia fino ad allora fedele avrebbe tentato di fare la pelle al nostro caro Al Sarraj al grido di "figlio di... agente del Qatar". Il premier Conte ha incontrato ieri il ministro degli esteri del Qatar ed il vice di Al Sarraj...

Sono anni che questo giornale cerca di indicare la strada più logica per far cessare le violenze in Libia attraverso analisi e testimonianze dirette dal Paese. Il governo del cambiamento ha cambiato la forma ma non la sostanza della fallimentare politica dei governi precedenti organizzando "foto di famiglia" (v.link) in cui i selfie e le strette di mano da ritwittare prevalgono sui risultati e l'effettiva pacificazione?

Mentre da noi ci si scaglia contro il generale Haftar, dipingendolo come un nemico della pace, crediamo possibile che il governo che rappresenta (scelto da libici, non da stranieri...) si sia stufato dell'interminabile messa in scena.

Sazi dei comunicati stampa (ma anche dei tweet e dei post...) dell'Al Sarraj de noantri, per avere un punto di vista differente, abbiamo intervistato Abdulhadi Lahweej, il ministro degli esteri del governo di Tobruk: l'insignificante esecutivo che - ops! - controlla solo l'80% della Libia.

Perché il Generale è intervenuto militarmente dopo una tregua che sembrava reggere?

Lo ha fatto perché richiesto da tutta la popolazione libica, quella di Tripoli compresa! È stato invitato ad intervenire per porre fine al caos in cui si mischiano violenza armata, omicidi, stupri, criminalità, traffico di esseri umani e droga con la presenza di terroristi ricercati a livello internazionale.

Questa battaglia è necessaria affinché la Libia ritorni ad essere un Paese capace di difendere i suoi confini, di proteggere la dignità dei suoi cittadini e tornare ad essere un membro attivo della comunità internazionale.

Cosa accadrà nelle prossime settimane?

La Libia tornerà nel suo spazio Magrebino, mediterraneo ed africano e NON sarà più fonte di instabilità ed insicurezza, uno Stato democratico sotto il quale i libici si confronteranno attraverso la democrazia e non con una scatola di munizioni.

Perché l'Italia ha sostenuto Sarraj e non il suo Governo?

Chi ha supportato Al Sarraj ("El-Serraj") non è stata l'Italia ma il governo italiano per interessi ristretti.

Il governo provvisorio libico controlla oltre l'80% del territorio del Paese e offre i suoi servizi a 70 chilometri da Tripoli.

Cerchiamo di far capire all'Italia che è necessaria una nuova ed attiva alleanza tra i nostri Paesi.

Il vostro è e sarà sempre un importante alleato economico, culturale e politico.

L'instabilità in Libia è dovuta ad errori degli europei? Quali in particolare?

Una delle cause dell'instabilità della Libia è il mancato smantellamento delle milizie armate considerandole parte di una soluzione. Con arroganza hanno preso il controllo della scena politica e sono state nobilitate a rappresentare la Libia a livello internazionale dall'incostituzionale governo di accordo nazionale di Al Sarraj ("El-Wifak"). Hanno portato caos e violenza. Stime riportano che queste milizie abbiano a disposizione ben 21 milioni di armi. La loro linfa sono i continui finanziamenti da parte del governo di Al Sarraj.

Confidiamo che l'Italia possa finalmente comprendere le reali cause della crisi, per tornare ad avere una cooperazione basata su interessi e rispetto reciproci.

Foto: Difesa Online