Il danneggiamento del ponte di Kherson e le parole di Lavrov portano la guerra in Ucraina a un altro livello

(di David Rossi)
20/07/22

Questa mattina la cronaca, un po’ lenta e noiosa, della guerra in Ucraina nelle ultime due settimane ha subìto una decisa accelerazione. Grazie alle armi - e all’addestramento, non dimentichiamolo - occidentale gli Ucraini hanno colpito, oltre a depositi e basi militari come succede già da alcune settimane, il ponte Antovskiy a Kherson - poco meno di 1.400 metri di lunghezza: dieci volte Ponte Milvio a Roma e all’incirca quanto il Ponte strallato di Piacenza, per fare due paragoni nostrani -, unico accesso stradale da Est verso il capoluogo dell’omonimo Oblast e unico passaggio per i rifornimenti russi. Insomma, adesso l’unico modo per spostare armi, munizioni e uomini per le truppe russe è passare dall’aeroporto di Chornobayvka, il terminale “maledetto” di cui abbiamo parlato di recente (vedi articolo). Il problema non è solo tattico, se consideriamo che adesso i Russi potrebbero dover affrontare una eventuale controffensiva - o un assedio - con le spalle al fiume e in una situazione di grave crisi logistica. Ricordiamo che dall’altro lato del Dnipro si trovano solo enormi terreni agricoli o paludosi che non offrono protezione.

Poco dopo, a stretto giro di posta, è arrivato l’annuncio del ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov, che obiettivi geografici "della Russia in Ucraina sono cambiati: “Ora, la [nostra] geografia è diversa. Non sono solo DNR e LNR1, ma anche la regione di Kherson, la regione di Zaporizhzhia e una serie di altri territori", ha detto in un'intervista all'agenzia di stampa statale RIA Novosti e alla rete Russia Today, controllate dal Cremlino. Lavrov ha collegato il cambiamento degli obiettivi alla fornitura di armi dell'Occidente a Kiev. A detta di Lavrov, la Russia non può accettare che "nelle parti dell'Ucraina che [il presidente Volodomyr] Zelensky o colui che lo sostituirà controllerà, ci sono armi che rappresentano una minaccia diretta per il nostro territorio e il territorio di quelle repubbliche [dell'Ucraina orientale] che hanno annunciato la loro indipendenza… Se i paesi occidentali forniranno armi a lungo raggio all'Ucraina, [questi obiettivi] si sposteranno ancora oltre".

Nonostante le affermazioni del presidente Vladimir Putin secondo cui la Russia non intende occupare permanentemente i territori ucraini, i funzionari mandati da Mosca a gestire le regioni ucraine di Kherson e Zaporizhzhya hanno espresso l'intenzione di tenere referendum per unirsi alla Russia.

Come abbiamo scritto proprio oggi (vedi articolo), è tipico della tradizione russa aumentare la pressione e far ricorso a minacce di usare la forza (o di usarla ancora di più) in qualunque confronto, militare o diplomatico, perché parte della cultura di quel Paese. Insomma, dopo giorni e giorni passati a elencare basi e magazzini inceneriti dal fuoco occidentale, è naturale che ci sia questa escalation, per il momento solo verbale.

Approfittiamo della guerra per conoscere meglio alcuni aspetti della cultura dei popoli noti solo a pochi esperti in tempi di pace. Per il resto, aspettiamo gli inevitabili sviluppi di queste due novità importanti.

1 Le repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk.

Fotogramma: Tass