L’accesso alle fonti idriche potrebbe essere causa di conflitti

(di Tiziano Ciocchetti)
29/04/21

Nel mondo globalizzato diamo per scontato l’accesso libero alle risorse idriche, fondamentali per la sopravvivenza dei popoli. Tuttavia, in alcune zone del pianeta, il controllo del corso di un fiume può essere motivo di scontro militare tra due paesi.

Nel 2016, il CNRS (Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica) avvisava che “l'accesso all'acqua è diventato una questione economica su scala planetaria che potrebbe diventare […] una delle cause primarie delle tensioni internazionali”. Tanto più che secondo le proiezioni della Banca mondiale nel 2016, entro il 2030 il fabbisogno idrico potrebbe essere superiore del 40% rispetto a quello disponibile. Alcune parti del mondo sono più preoccupate di altre. Come nel caso del Sud-est asiatico, del Vicino e Medio Oriente e della Regione del Nilo.

È il caso del Kirghizistan e del Tagikistan, entrambi aderenti al Trattato di Sicurezza Collettiva, creato dalla Russia nel 2002, per garantire la sicurezza tra gli stati membri e la cooperazione militare.

I due Paesi asiatici hanno un disaccordo di lunga data sulla demarcazione dei rispettivi confini. Questa disputa è accentuata dalle questioni di accesso alle risorse idriche. Infatti, nella giornata odierna, le rispettive forze armate si sono scontrate, dopo una serie di incidenti avvenuti intorno all'enclave tagika di Voroukh, in Kirghizistan, più precisamente nei pressi del sito di distribuzione dell'acqua di Golovnaïa, sul corso superiore del Fiume Isfara.

Per Bishkek, la zona di Golovnaïa è strategica per la Repubblica del Kirghizistan, che quindi ne rivendica il possesso. Ciò è ovviamente contestato da Douchambé, sulla base di mappe redatte durante il periodo dell’Unione Sovietica.

La scorsa settimana, di due operai kirghisi, che lavorano in quest'area, si sono perse le tracce. Successivamente si è scoperto che erano stati arrestati dalla polizia tagika. Ovviamente, questo ha dato luogo a forti proteste diplomatiche. Nella giornata di ieri, dei civili tagichi e kirghisi si sono scontrati per l'accesso all'acqua. Tale stato di tensione è degenerato in scontri a fuoco tra le forze armate dei due Paesi. Questi scontri avrebbero causato almeno un morto e 18 feriti, secondo una valutazione ancora provvisoria.

Mentre i due Paesi si accusano reciprocamente di aver innescato la scintilla, il Kirghizistan ha fatto sapere che le sue forze speciali avevano preso il controllo di un posto di frontiera tagiko, in risposta a colpi di mortaio sparati contro i propri soldati. Una versione dei fatti contestata da Douchambé, che accusa le truppe kirghise di aver aperto il fuoco sui soldati tagiki schierate nell’area di Golovnaïa. 

Il Ministero degli Esteri russo ha detto "di monitorare attentamente la situazione".

L'Uzbekistan, che ha rapporti difficili con il Tagikistan e che ha appena risolto le sue controversie sui confini con il Kirghizistan, ha chiesto una "cessazione immediata delle ostilità" e ha offerto la sua mediazione per risolvere questa crisi.

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