Taiwan: tra emissioni zero entro il 2050 e le minacce cinesi

(di Tiziano Ciocchetti)
24/10/22

È ormai noto che Taiwan venga considerata dalla Cina una provincia secessionista, che dovrà tornare, prima o poi, nell’orbita della madrepatria se necessario anche con l’uso della forza. Una volontà riaffermata nel 2005, con la legge anti-secessione e ribadita nel 2018 attraverso le dichiarazioni del presidente (appena rieletto) cinese Xi Jinping che asseriva che la Storia avrebbe inferto una punizione esemplare a tutti quelli che avessero nuociuto all’unità del Paese.

A tal fine, Pechino porta avanti una politica intimidatoria, finalizzata a dissuadere gli Stati Uniti – e altri attori della regione – a riconoscere Taiwan.

A sostegno della politica intimidatoria cinese, anche l’aviazione di marina (PLANAF) sta subendo una profonda ristrutturazione, con l’assegnazione di velivoli da pattugliamento marittimo a lungo raggio, radar e imbarcati. L’aeronavale basato a terra è in forte espansione, come pilastro del dispositivo A2/AD (Anti-Access/Area Denial), attraverso il dispiegamento di oltre 200 cacciabombardieri JH-7 (foto), in grado di sviluppare anche capacità SEAD (Suppression of Enemy Air Defences), equipaggiati con pod di disturbo e missili antiradiazioni pesanti YJ-91 (versione cinese dei Kh-31 russi), e bombardieri strategici H-6.

Taiwan, per la sua posizione di “cerniera” tra il Mar Cinese Settentrionale e quello Meridionale, si presenta come la naturale prosecuzione del sistema difensivo del Giappone a nord, e con quello delle Filippine a sud: stati che sono stretti alleati degli Stati Uniti. Quindi, costituisce un asset fondamentale del sistema americano di contenimento della Cina entro la prima catena di isole, ovvero il sistema insulare che congiunge il Giappone con il Vietnam, lambendo Taiwan, le Filippine, il Brunei e la Malesia.

Taiwan non ha una rilevanza solo geopolitica ma, essendo la 21a economia più grande del mondo, ha un'influenza assai importante sulla prosperità economica e sulla stabilità nella regione dell’Indo-Pacifico. In particolare, l'industria dei semiconduttori di Taiwan occupa una posizione fondamentale nelle catene di approvvigionamento internazionali. L'industria riduce attivamente l'uso delle risorse energetiche nei suoi processi produttivi sviluppando nuove tecnologie e nuovi modelli. Attraverso innovazioni in continua evoluzione nei semiconduttori, ha sviluppato numerose applicazioni intelligenti per dispositivi elettronici e promosso il risparmio energetico globale.

Nonostante non sia riconosciuto dalla maggior parte degli stati, Taiwan è desideroso di cooperare con i partner internazionali per ottenere, in ottemperanza agli accordi di Parigi, a una transizione ecologica che porterà l’isola a emettere zero emissioni nocive per l’ambiente entro il 2050, annunciato dal presidente Tsai Ing-wen, nella Giornata della Terra del 22 aprile 2021.

A tal proposito, Taiwan sta portando avanti sostanziali azioni per il clima e sta conducendo vigorosamente la transizione energetica. A maggio 2022, la capacità cumulativa di energia rinnovabile installata aveva raggiunto 12,3 GW, un aumento significativo del 60% rispetto al 2016. Dal 2005 al 2020, il PIL di Taiwan è cresciuto del 79%. Nello stesso periodo, l'intensità delle emissioni di gas serra è diminuita del 45%, dimostrando che la crescita economica è stata disaccoppiata dalle emissioni di gas serra.

La strategia taiwanese per raggiungere l’obiettivo si basa sui fondamenti paralleli della governance riguardanti la ricerca e sviluppo tecnologico (R&S) e la legislazione sul clima, inoltre sono integrate da 12 strategie chiave. Queste sono l'energia eolica e solare; idrogeno; energia innovativa; sistemi di alimentazione e accumulo di energia; risparmio ed efficienza energetica; cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio; veicoli senza emissioni di carbonio ed elettrici; riciclaggio delle risorse e zero rifiuti; pozzi di carbonio naturale; stili di vita verdi; finanza verde; e giusta transizione.

Integrando le risorse intragovernative, Taiwan svilupperà un piano d'azione passo dopo passo per raggiungere i suoi obiettivi.

Taiwan si concentrerà su cinque macro aree: energia sostenibile, basse emissioni di carbonio, circolarità, negatività carbonica e scienze sociali. Il Greenhouse Gas Reduction and Management Act è in fase di modifica e sarà ribattezzato Climate Change Response Act. Tali emendamenti renderanno l'azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 un obiettivo nazionale di riduzione a lungo termine, miglioreranno l'efficacia della governance climatica, aggiungeranno un capitolo sull'adattamento ai cambiamenti climatici, rafforzeranno la divulgazione delle informazioni e la partecipazione pubblica e introdurranno un meccanismo di tariffazione del carbonio. L'atto fornirà incentivi economici per la riduzione delle emissioni, guiderà la crescita verde e a basse emissioni di carbonio, e contribuirà a completare le basi della legislazione e della governance nazionale sul clima.

La visione a lungo termine di Taiwan per il 2050 è quella di fare della transizione verso emissioni zero la nuova forza trainante dello sviluppo nazionale. Creando strategie di transizione e basi di governance competitive, circolari, sostenibili, resilienti e sicure, Taiwan stimolerà la crescita economica, incoraggerà gli investimenti privati, creerà posti di lavoro verdi, promuoverà l'indipendenza energetica e migliorerà il benessere sociale.

Nonostante le minacce, più o meno velate, espresse nell’ultimo congresso del Partito Comunista Cinese, da parte del presidente Xi Jinping, Taiwan guarda al futuro, libero, indipendente ed eco sostenibile.

Foto:  Ministry of National Defense of the People's Republic of China / web