Tra insicurezza, fame e colera Haiti protesta contro l’intervento straniero

(di Antonino Lombardi)
17/10/22

Haiti il Paese di più povero delle Americhe, da settimane è in preda al caos causato da una profonda crisi politica, economica e sanitaria senza precedenti che paralizza il Paese.

Migliaia di haitiani hanno manifestato lunedì a Port-au-Prince per protestare contro il governo e la sua richiesta di assistenza straniera per affrontare l'insicurezza endemica, una crisi umanitaria e una nuova ondata di colera.

Il presidente Henry ha formalmente chiesto, il 7 ottobre durante l’ultimo vertice dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), l'aiuto delle forze armate internazionali per ripristinare l'ordine ad Haiti annullato da insicurezza e carestia. La richiesta, sottoscritta da 19 membri del governo di Henry, afferma la loro preoccupazione per il rischio di una grave crisi umanitaria in parte causata da bande armate e chiede "l'immediato dispiegamento di una forza armata specializzata, in quantità sufficiente".

Migliaia di persone si sono riversate nelle strade martedì contro la richiesta dello stato di un intervento armato straniero per affrontare l'insicurezza e l’epidemia di colera. La tensione sociale non si sta attenuando. Il paese è stato teatro di violente proteste e saccheggi per diverse settimane, dopo che il primo ministro Ariel Henry ha annunciato un aumento dei prezzi del carburante.

Da martedì 11 ottobre, i manifestanti hanno iniziato a protestare anche contro la richiesta di aiuti militari internazionali formulato dal governo haitiano di pochi giorni prima. A Port-au-Prince, migliaia di persone, hanno manifestato per le strade, spingendo le forze di polizia all’utilizzo di gas lacrimogeni per allontanare i contestatori.

Durante gli scontri una giovane donna è rimasta uccisa, colpevole, di aver manifestato per una vita dignitosa.

La popolazione rifiuta interferenze straniere nel loro paese dove una missione delle Nazioni Unite è costantemente presente dal 1994.

Tutto ciò ha creato una forma di rabbia nella società haitiana, e tutti questi precedenti fanno sì che questa istituzione internazionale non abbia la credibilità per intervenire di nuovo agli occhi degli haitiani

La richiesta di aiuti militari stranieri è il simbolo del fallimento del governo che non è in grado di risolvere la questione della sicurezza, politica e sociale. Probabilmente i politici chiedono un intervento armato straniero per garantire la propria sopravvivenza politica.

Ebens Cadet, portavoce di Nou Konsyan, un gruppo di attivisti anti-corruzione a Port-au-Prince ha detto: “dovremmo incatenare le porte di tutti gli uffici delle istituzioni pubbliche fino a quando il primo ministro Ariel Henry non se ne andrà" - "Dovremmo anche riunirci davanti alle ambasciate dei diversi paesi ad Haiti, tra cui Stati Uniti, Francia e Canada, per farci sentire" - "Non accettiamo la presenza di forze straniere sul nostro territorio".

Per il governo di Haiti, i rinforzi concessi, coadiuveranno la polizia locale a stabilire il controllo del Varraux Terminal, da settimane sotto il controllo delle bande armate causando mancanza di carburante e prezzi esorbitanti del cibo.

Il WPF (Programma alimentare delle Nazioni Unite) ha dichiarato che l’aumento vertiginoso dei prezzi del cibo metterà a rischio l’approvvigionamento e l’arrivo di aiuti umanitari nel Paese e, la mancanza di sicurezza, ha costretto il WPF a utilizzare le rotte marittime per inviare aiuti umanitari mentre, gli operatori, vengono trasportati per via aerea con il servizio aereo umanitario delle Nazioni Unite (UNHAS) mettendo a rischio, anche per la mancanza di fondi, la chiusura della stessa.

Il Paese è continuamente vessato da eventi naturali catastrofici e, dall’assassinio del luglio 2021 del presidente Jovenel Moise, le gang comandano interi quartieri della capitale.

Grave la situazione nelle carceri. Più di 200 persone ricoverate in ospedale dopo aver annunciato la scorsa settimana le prime morti per colera segnalate ed almeno 18 morti per colera.

Dal Penitenziario Nazionale di Port-au-Prince, che è la più grande prigione di Haiti con oltre 4.000 detenuti, viene riportato che ci sono stati almeno 21 morti e 147 ricoveri dal 4 all'11 ottobre. I batteri del colera si diffondono facilmente e possono causare grave diarrea e disidratazione che possono essere mortali. Le 20 prigioni di Haiti ospitano circa 11.000 detenuti e la preoccupazione sale dato che il tasso di occupazione nelle quattro principali prigioni del paese supera oltre il 400%. Inoltre, i detenuti hanno da tempo affrontato una grave carenza di cibo, acqua e cure mediche, secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite.

Il vescovo Pierre-Andrè Dumas parla di “Paese paralizzato e di rischio della sopravvivenza del popolo” gravi le difficoltà, bambini che muoiono, malati che non possono ricevere cure per la mancanza di farmaci, ospedali paralizzati per la mancanza di carburante.

A rischio anche la riapertura delle scuole, le infrastrutture statali sono completamente bloccate e gli istituti bancari non garantiscono le regolari aperture.

Il senato di Haiti ha chiesto al primo ministro Henry di “sospendere immediatamente la risoluzione del 7 ottobre” sull’intervento delle forze armate straniere, al fine di sedare gli animi dei manifestanti.

Staremo a vedere se l’intervento straniero ad Haiti raggiungerà gli obiettivi prefissati.

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