Con la fine delle vacanze che sia il caso di portarsi a casa qualche souvenir bellico? Perché no?!!! Pensano molti. Quanti lo fanno però corrono dei pericoli enormi, sia dal punto di vista della propria ed altrui incolumità, sia dal punto di vista della legge.
L'Italia è sicuramente uno dei paesi più belli al mondo. Arte, natura, cucina e buon vivere lo rendono attraente anche agli stessi italiani. Ma troppo spesso ci si dimentica che è stato un paese interessato a guerre moderne, dunque soggette a bombardamenti. Non di rado, dunque, ci sono possibilità di trovare ordigni inesplosi nei posti più disparati. Possono essere vecchi e arrugginiti, ma sono comunque letali. Una dimostrazione è stata il 30 giugno u.s, a seguito di un incendio nei boschi, nei pressi di Cortina d'Ampezzo, due vecchi residuati bellici sono esplosi. Nessun morto e nessun ferito, per fortuna.
In Italia ci sono persone e strutture che lavorano incessantemente dalla fine della Seconda Guerra mondiale per mettere in sicurezza il territorio, ma le bombe da trovare sono ancora moltissime. Per fare il punto della situazione abbiamo incontrato Giannantonio Massarotti che vanta una vastissima esperienza in materia.
Facciamo chiarezza: le FFAA sono le uniche che possono intervenire a bonificare il terreno dove potrebbe esserci un eventuale ordigno?
Solo nella parte finale. La bonifica di un terreno dalle bombe è di due tipi: bonifica occasionale e bonifica sistematica. Quella occasionale è quando l'ordigno viene visto da un semplice cittadino e segnalato alle autorità competenti. Ad esempio, con i lavori di ristrutturazione del tetto si scopre una bomba inesplosa tra le tegole. In questo caso intervengono direttamente gli artificieri che mettono in sicurezza l'ordigno.
Altro discorso è la bonifica sistematica di una area più o meno vasta. In questo caso si tratta di attività pianificata e condotta da una ditta autorizzata e con personale qualificato su richiesta del soggetto interessato dell'opera o terreno.
Le FFAA, (Reparti specializzati E.O.D. per la competenza a terra e Nuclei SDAI per il mare), entrano in scena solo se viene rilevato un ordigno, in quanto sono le uniche a poterlo toccare e mettere in sicurezza. Faccio un esempio: il Comune deve ampliare una area edilizia, dunque contatta una ditta specializzata per la bonifica sistematica dell'area. La ditta viene autorizzata dai Reparti Infrastrutture di Padova e Napoli per la terra e da Maricomlog di Napoli per il mare. A fine lavoro la ditta emette l'Attestato di Bonifica Sistematica Terrestre o Subacquea del sito, alla quale poi viene allegato il Verbale di Validazione rilasciato dei Reparti sopra indicati, che hanno l’autorità per eseguire il Controllo e la Vigilanza sui lavori autorizzati e che comprova la bonifica, ma che esula le stesse da ogni responsabilità.
In sintesi, sia con la bonifica occasionale sia con la bonifica sistematica in caso di ordigno rilevato solo gli artificieri delle FFAA possono metterlo in sicurezza e farlo brillare.
Il personale che esegue le bonifiche sistematiche è qualificato e ha conseguito dei brevetti o basta solo saper usare un metal detector?
Ci mancherebbe altro! È personale qualificatissimo e iscritto all'Albo: viene formato con appositi corsi BCM (Bonifica Campi Minati), maneggia apparecchiature molto sofisticate ed è dotato di indumenti antinfortunistici. Ricordiamoci che stiamo parlando di ordigni esplosivi.
I corsi per il brevetto, attivi dal 1984, formano il personale su tre livelli: il rastrellatore, l'assistente tecnico (che ha già il brevetto di rastrellatore da almeno due anni) e il dirigente tecnico che si occupa della parte amministrativa. Si rinnova ogni due anni con visita medica vidimata da un medico della A.D, il quale esito verrà inviato all'apposito ufficio competente per territorio (Napoli o Padova, unici rimasti contro gli otto esistenti prima del 1999).
In base alla sua esperienza, quanto viene percepito dai cittadini il rischio di una bomba inesplosa?
Purtroppo nella maggioranza dei casi non viene percepito. La curiosità fine a se stessa per il “pezzo di ferro arrugginito” la fa da padrona.
Quale è stata la bomba più grande con la quale ha dovuto cimentarsi?
A parte l'esplosivo da cava in quantità industriali è stata la “HC MK III” da 4000 libbre ritrovata e disattivata il 16 febbraio 1996 a Villa San Giovanni. É una bomba enorme sia di volume sia di potenza. Venne usata parecchio con poco successo perché molte non esplodevano. Probabilmente non erano ben congegnate. Molte finirono sepolte. Non venivano usate per bombardamenti a tappeto, come quelle da 500 o 1000 libbre, ma solo per bombardamenti mirati alle grosse infrastrutture.
Quella più piccola?
Oltre a varie tipologie di bombe a mano e a farfalla, quella mimetizzata in una penna: attraente e mutilante. Ho la mia età, ma ricordo ancora le illustrazioni di Molino, in una apposita campagna di sensibilizzazione sul tema, di un bambino leso da simili ordigni. Era progettata per mutilare più che per uccidere, così da demoralizzare e obbligare la logistica ad intervenire con ospedali mobili con conseguente aggravi di spesa.
I cittadini sanno chi chiamare in caso di ritrovamento di una bomba?
Nella maggior parte dei casi non sanno a chi rivolgersi. Ma il problema è sempre la curiosità che prevale sulla consapevolezza del pericolo. Lo dico sempre a tutti quelli che conosco: se avete il sospetto che anche un semplice pezzo di ferro possa essere un residuato bellico, chiamate subito le forze dell'ordine e non lasciare il posto fino al loro arrivo.
È vero che la maggior concentrazione di bombe inesplose è attorno alle città?
Sì, purtroppo è vero. Alcune di esse potrebbero essere ancora sotto le abitazioni costruite senza bonificare il sito. Città come Torino, Napoli, Cassino e Trento, tanto per citare quelle più famose, sono state pesantemente bombardate. Si dice che il 30% degli ordigni siano inesplosi per cause varie. Senza considerare che in alcune intercapedini di antichi palazzi sono state nascoste armi e munizioni. Se la memoria non è stata tramandata, come spesso la cronaca riporta, durante le ristrutturazioni casualmente si trovano. A tal riguardo ricordo il caso di una bomba esplosa perché sollecitata dalle vibrazioni di alcuni lavori con le palancole di profondità, inserite a poca distanza dal “dormiente” ordigno.
Solitamente come reagisce emotivamente il proprietario della casa nella quale viene rilevata la bomba nel giardino?
Mi pare a Forlì, si chiese al proprietario di sostenere le spese di ricerca ed eventuale eliminazione del presunto ordigno, perché alcuni documenti asserivano che sotto i fabbricati vi fossero delle bombe d'aereo non esplose. Il proprietario si rifiutò di assumersi la responsabilità e l'onere della spesa che imputava alla guerra e sollevò il caso. Ne parlò anche “Striscia la notizia”.
Si è mai imbattuto in casi curiosi e atipici, tipo una persona che abbia collezionato una bomba potenzialmente pericolosa o altro?
Purtroppo sì. Le cronache ne parlano: souvenir da portare a casa dopo la vacanza e da usare come soprammobili o fermaporte.
A Levanzo ho visto un turista di Milano che aveva sistemato sul sedile posteriore dell'auto un colpo completo di artiglieria. Eravamo in fila per l'imbarco sul traghetto per Trapani. Chiesi se avesse idea del pericolo incombente e dei reati ai quali sarebbe andato incontro Con candore disarmante mi disse che lo aveva recuperato durante una immersione e lo stava portando a casa come souvenir. Chiesi subito l'intervento di alcuni appartenenti alle forze dell'ordine che “convinsero” il gitante a desistere dal trasporto.
Vede, la detenzione e/o la mancata denuncia di presenza di armi e munizionamento da guerra, come sono considerati i residuati bellici, è reato punito, secondo l'Art. 697 del Codice Penale, con sanzione economica e anche l'arresto. Ci sono paradossi incredibili: c'è chi si fa le foto con gli ordigni ben allineati sul parapetto di un ponte e chi addirittura, pensando di essere un cittadino modello, li trasporta direttamente dai carabinieri. Noi, invece, pur essendo competenti, non possiamo nemmeno toccarli, ma solo segnalarne la presenza.
Quale è stata la sua primissima bomba?
Se consideriamo che l'attività aziendale di famiglia risale al 1951, posso dire fin da fanciullo. Mio padre mi metteva in guardia su qualsiasi cosa fosse sospetta insegnandomi già a quei tempi che le armi in genere sono principalmente dei pericoli e le bombe ancora di più.
Oggi va di moda il selfie, qualcuno di non autorizzato ha mai cercato di farsene uno?
La curiosità prevale su tutto. Purtroppo però chi si fa il selfie molte volte non viene neppure multato. La multa non dovrebbe servire a punire ma ad educare.
Quale sistema usa per entrare in uno stato di massima concentrazione mentre si appresta a visionare una bomba?
Sin da bambino, come detto, sono abituato a gestire gli esplosivi in maniera sempre accorta, con la massima circospezione e concentrazione. Durante la ricerca sistematica non bisogna essere distratti da nulla. Qualsiasi segnale emesso dallo strumento viene considerato sempre come allarme: potrebbe essere una bomba oppure un semplice pezzo di ferro. Per noi è sempre un pericolo imminente e non cambia nulla anche se dopo aver scavato ci ritroviamo con un pezzo di ferro inerte tra le mani, come ad esempio un barattolo di Coca Cola.
Il rischio di trovare bombe è ancora alto?
Sì. Le guerre finiscono con una data sul trattato, ma le bombe disperse sono sempre attive. Vede, gli ordigni possono essere a varie profondità nel terreno. In alcuni casi alla portata di una semplice zappa, in altri di una benna di un escavatore. La casistica è molto ampia e comprendente anche l'occultamento volontario od accidentale. Ricordo un caso particolare a Terni: c'era una fabbrica d'armi durante la guerra e sotto la banchina della stazione ferroviaria vennero ritrovate delle mine marine. Probabilmente un treno si era rovesciato e le mine rimasero sul posto.
È vera la storia del bambino che a scuola descrisse le bombe sul terreno del nonno e la maestra chiamò gli artificieri?
Sì, è vera. Me la ricordo benissimo. Tutto avvenne in un piccolo paesino vicino a Palermo dove, ironia della sorte, la guerra non era nemmeno arrivata. Si trattò dello sgancio di quattro bombe da un aereo alleato in avaria in atterraggio di emergenza. A guasto riparato il pilota ripartì e le bombe rimasero dove il bambino le segnalò come appreso dai racconti del nonno.
In base alla sua esperienza, che consiglio si sentirebbe di dare allo Stato per migliorare la situazione del settore ed evitare souvenir?
Durante la mia attività professionale mi confronto con personale delle FFAA estremamente qualificato e competente. Ho scambi continui di esperienze e vedute di opinioni con i collaboratori del generale Scala, comandante di GENIODIFE, gli ufficiali Motti, Di Carlo e Mingrone per la parte a terra e gli ufficiali della marina militare Pitanti, Gentile e Bisecco per la competenza a mare.
Tale professionalità, ereditata dal colonnello Di Mauro, comandante del primo ufficio creato dopo il varo della legge 177/2012, sulla sicurezza dei cantieri, ha permesso di pubblicare delle nuove Direttive per attuare la bonifica sistematica sia terrestre sia subacquea. Le stesse sono ancora oggi in via di evoluzione e certamente molto si potrà ancora fare affinando così lo stato dell'arte. Di conseguenza mi sento di suggerire solo di confrontarsi sempre con gli addetti ai lavori, che da anni sono impegnati in questo settore e che consapevoli che la prudenza non è mai troppa devono poter agire affinché il loro ruolo non sia sminuito a ricercatori di “ferro vecchio” che mirano solo a fare impresa.
Questa sinergia aiuta il Paese a crescere nell'ambito della sicurezza e si spera anche a far comprendere che i souvenir bellici non devono essere toccati, ma tempestivamente segnalati.
Foto: Massarotti Bonifiche / Esercito Italiano / Marina Militare / Difesa Online