I principi fondamentali della difesa israeliana

17/07/14

La dottrina militare fonda le sue radici nel principio di deterrenza, ma nello specifico caso di Israele, il concetto si estende anche all’offesa.

Il governo di Tel Aviv ha considerato strategica la biunivocità di questi elementi, in quanto completandosi tra loro tendono alla sicurezza del Paese, collocato in un’area geografica ostile ai propri interessi. Un altro vantaggio è il recupero demografico rispetto agli Stati confinanti.

Gli scontri armati con gli attori statali ha, nel tempo, costretto Israele ad implementare i propri modelli di difesa ed i sistemi d’arma. Esigenza che si è rafforzata con l’assurgere di nuove minacce perpetrate da attori non statali e con l’emergere della guerra asimmetrica al terrorismo.

La rete di sicurezza israeliana è imperniata alla negazione del suo spazio aereo con i missili Patriot ed Arrow, e quest’ultimi sono la prima linea di difesa antimissilistica contro vettori che potenzialmente potrebbero essere lanciati da Siria od Iran. Nel breve periodo, verrà messo in linea il David’s Sling a contrasto dei razzi a lunga e media gittata, dei cruise ed anche dei missili balistici.

Il territorio israeliano è oggetto di attacchi missilistici a corta e media gittata, in dotazione ai gruppi armati palestinesi attestati a Gaza e nel Libano meridionale. Il sistema di difesa contro tale minaccia, è affidato all’Iron Dome, progettato dalla Rayteon e sviluppato dalla Rafael Advanced Defence System, un’azienda con oltre 6.500 dipendenti ed un fatturato di 2 miliardi di dollari all’anno.

È composto da tre elementi: un radar che rileva e monitora il lancio di razzi, un elaboratore che ne calcola la traiettoria ed il punto di impatto e tre unità lanciamissili. Ognuna di queste è dotata di venti missili intercettori Tamir, che vengono lanciati in coppia a prevenire errori o malfunzioni. La fase iniziale del lancio è controllata dal radar centrale, ma in prossimità dell’obiettivo si attiva un sistema di guida autonomo. I Tamir, dal valore di 40.000 dollari ognuno, coprono un’area pari a 150 km/q.

Il costo di Iron Dome è stimato a circa 50 milioni di dollari. Il sistema d’arma dispone di un raggio d’azione tra i 4 ed i 75 chilometri, ed una capacità operativa adatta a tutte le condizioni atmosferiche.

L’elaboratore che controlla e gestisce tutte le fasi dell’intercettazione, è in grado di valutare se il missile ostile può centrare obiettivi sensibili, oppure se il punto di impatto è in zone non popolate. Nel secondo caso, le batterie dei Tamir non vengono attivate, infatti i tempi di reazione alla minaccia sono estremamente rapidi: tra i 15 ed i 40 secondi.

Attualmente sono 4 le batterie principali operative, in totale ne dispongono di 5, e sono dislocate a Ashkelon, Sderot, Beersheba e Tel Aviv. La percentuale di successo delle intercettazioni si attesta al 90%, un valore che rende l’Iron Dome una valida opzione per la deterrenza agli attacchi delle fazioni anti sioniste.

Giovanni Caprara

(foto: Nehemia Gershuni-Aylho.)