Un cartello, quello dei Carabinieri di Sinopoli, crivellato da poco più di una decina di pallettoni calibro 12, è appeso nell’Ufficio Armeria, non come un cimelio: è l’emblema di una società del malessere, prodotta dai fenomeni criminali di una terra dove proliferano ‘ndrine e faide. Una segnaletica “sforacchiata” è un indicatore che dice altro rispetto a ciò che è scritto sopra. Il vero bersaglio non è il cartello, quei colpi contro la segnaletica dei Carabinieri è un gesto di riconoscimento, quasi a voler dimostrare che, nelle terre aspromontane, a comandare non è chi cerca di garantire la legalità. Sinopoli è una cittadina che, come il resto della Calabria soffre del problema della ‘ndrangheta. Dal 1943 al 1945, sia l’Aspromonte che la Piana di Gioia Tauro, furono martoriate da uno scontro tra due ‘ndrine localizzate a Sinopoli ed a Sant’Eufemia d’Aspromonte, che insanguinarono il territorio per assumere il comando nella Piana.
Sparare su quel cartello, è il gesto emblematico di qualche “provetto” Wes Hardin (tra i più velenosi pistoleri del West) che svuota il caricatore, sparando a più riprese, non riuscendo neanche a centrare il bersaglio, forse in sella ad una moto o in corsa da dentro ad un’automobile. Spesso è una “pratica giovanile” che segna il “battesimo” delle armi degli adolescenti che accedono nel mondo dei duri, e necessitano di plateali effetti speciali di un pallettone sul nome dei Carabinieri storpiato, quasi a volerlo cancellare.
Quel cartello fatto oggetto da colpi di arma da fuoco, è un simbolo esecrato: presuppone il possesso delle armi, la capacità di usarle per la presa sotto il proprio controllo del territorio. È una provocazione che inizia e finisce su quel pezzo di lamiera. È un segno pleonastico che vuole scoraggiare la presenza dello Stato in queste terre. È un gioco perverso che costa, anche, alle Amministrazioni.
Sparare alla segnaletica è un’autoaffermazione infeconda contro i “simboli” dello Stato. Una sfida che con lo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria lo Stato, contrasta quotidianamente per porre fine a questa “guerra” silente.
Nell’Ufficio Armeria, aperto 24 h su 24, il vice brigadiere “Dino” attende le squadre in turnazione alle 14.00. Forse le vedrà rientrare prima che finisca il suo turno. Quando ciascuna squadra arriva, tutti i carabinieri cacciatori che ne fanno parte, aspettano il vice brigadiere nel magazzino armamenti speciali, dove consegnerà l’ordine di servizio relativo alla loro missione quotidiana. Su un apposito registro riporterà oltre al numero di pale, picconi, palanchini, gli strumenti “speciali” come sensori termici e notturni, monocoli, treppiedi, binocoli etc. In Armeria su richiesta, se necessarie per l’attività da svolgere si affidano alle squadre, le armi necessarie per un determinato tipo di impiego o per operazioni come la cattura di un latitante, Servizio di Supporto all’Arma Territoriale (SAT), etc.
È nell’ armeria che vengono custodite le pistole mitragliatrici e i fucili d’assalto o a pompa, designati come armi di reparto in assegnazione. Poter guardare da vicino queste armi è stato, ovviamente, possibile solo attraverso specifiche autorizzazioni.
La Beretta PM12 è una pistola mitragliatrice calibro 9x19 mm Parabellum NATO, progettata e fabbricata dalla Beretta. Ideata nel 1959, adottata dalle Forze Armate italiane nel 1961. Pesa 3,48 Kg, con caricatore (da 20, 30 e 40 cartucce), ha un tiro utile da 50-150m. La cadenza di tiro è di 550 colpi al minuto.
La PM12 S, in dotazione ai carabinieri cacciatori di Calabria, fece seguito a delle modifiche e sostituzione del selettore di tiro sostituito da bottoni passanti tipo traversino ad un unico selettore a 3 posizioni: sicura, colpo singolo, raffica..
La PM 12 considerata il simbolo delle pattuglie dell’Arma, non è più ritenuta adeguata alle sfide della sicurezza e contro eventuali attacchi terroristici. La Beretta PMX 9x19 sarà la sua erede, fatta da leghe leggere e polimeri che ne riducono il peso. Canna ed otturatore sono in acciaio. Il trattamento delle superfici preserva il meccanismo dell’arma dagli ambienti ostili. Spara ad otturatore chiuso, che rimane aperto con l’ultimo colpo del caricatore, consentendo all’operatore un’immediata ispezione della camera di cartuccia. La cadenza di fuoco a raffica è di circa 900 colpi al minuto. Il pulsante per lo sgancio del caricatore è presente su entrambi i lati dell’arma e assicura un facile ed immediato azionamento, anche indossando guanti tattici. Il caricatore in plastica trasparente permette un conteggio dei colpi residui. Ha una capacità di trenta cartucce. Con caricatore vuoto il peso è di 2,5 chilogrammi. Può essere equipaggiata con un silenziatore che funziona sia con munizioni subsoniche sia supersoniche.
L’Heckler & Koch MP5 (versione base dell’arma) è una pistola mitragliatrice. Il nome MP5 deriva dall’uso da parte delle forze di polizia della Germania Ovest, ovvero da Maschinenpistole Modello 5.
Pensato per usare munizioni da pistola 9mm Parabellum, poste in un caricatore curvo estraibile. Le modalità di tiro sono diverse: colpo singolo, raffica controllata a tre colpi e raffica continua. L’MP5 originale era disponibile con calcio fisso (A2) e con calcio telescopico (A3) fino ad arrivare alla MP5A5 in dotazione ai carabinieri cacciatori di Calabria. Le prime varianti non erano dotate della modalità “raffica a 3 colpi”. Possiede un azionamento con una chiusura metastabile con ritardo d’apertura a rulli. La cadenza di tiro è di 850 colpi al minuto. L’alimentazione prevede un caricatore da 15/30 colpi. Come organi di mira ha un puntatore laser opzionale.
I carabinieri cacciatori di Calabria hanno in dotazione due varianti dell'MP5: l’MP5A5 a calcio telescopico con modalità di sparo anche con raffica da 3 colpi, e la MP5SD3, con calcio retraibile, meccanica “Navy”/SEF”, e silenziatore integrato per ridurre la velocità di uscita delle munizioni ad un valore inferiore a quello del suono. L’arma non è udibile a più di 15 metri. Proprio per questo motivo e per la ridotta fiammata di sparo è un’arma usata dai corpi speciali.
Negli armadietti metallici dell’armeria troviamo anche due fucili calibro 12: il Franchi - Spas 15 ed il Benelli M4 Super 90.
Il Franchi - Spas 15 è un fucile a canna liscia, con funzionamento bimodale, ovvero in grado di sparare in modalità semiautomatica o manuale (a pompa): tramite un selettore costituito da un bottone posizionato sull’astina poggiamano anteriore. Ha il caricatore prismatico intercambiabile con capacità massima di 6 cartucce. La calciatura è ribaltabile sul fianco. Cambiare il funzionamento di caricamento da semiautomatico a manuale (a pompa) è la caratteristica principale di questo fucile. Il meccanismo a pompa serve per sparare colpi non letali a bassa potenza.
Il Benelli M4 Super 90 è un fucile a canna liscia semiautomatico a presa di gas autoregolata (brevetto Benelli), progettato espressamente per l’uso militare. Viene usato per sfondare porte o per sedare risse con l’uso di proiettili in gomma. Il metodo di funzionamento è detto “Argo” (Auto regulating gas operated) costituito da due pistoni di acciaio inossidabile, paralleli e posizionati sulla canna nei pressi del vivo di culatta, facendo funzionare l’otturatore rotante. Il sistema Argo è autoregolante e consente una pulizia automatica.
Spara cartucce calibro 12 di tutti i tipi (da pallini, pallettoni, slug, non letali, lacrimogene, a carica normale) in modalità semiautomatica a recupero di gas appunto. La sua portata è abbastanza ridotta, è difficile colpire efficacemente un bersaglio a più di 30-40 m di distanza, poiché allargandosi la rosata, può succedere che nessuno o pochi pallettoni colpiscano il bersaglio. Il serbatoio può contenere sei cartucce che con quelle in canna, possono creare un’autonomia di fuoco di sette colpi.
Tra le armi ancora a disposizione dei carabinieri cacciatori di Calabria, in armeria negli armadietti, ad assegnazione di reparto, ci sono l’ARX 160 e l’SCP 70/90.
Il Beretta SCP 70/90 è un fucile d’assalto automatico, con una canna di 369mm per facilitarne il suo utilizzo.
Il tipo di munizioni impiegate sono le 5,56x45mm, calibro di ordinanza NATO. Possiede un caricatore dalla capacità di 30 colpi. È un’arma a sfruttamento indiretto dei gas a chiusura stabile. Ha un selettore di tiro bilaterale posizionabile su quattro posizioni: sicura, colpo singolo, raffica controllata a tre colpi, raffica. La versione SCP è caratterizzata da tre sicurezze: sicurezza ordinaria (sicurezza che agisce sulla leva di scatto impedendone il movimento) quando il selettore è posizionato sulla S, sicurezza contro l’apertura prematura dell’otturatore, che provoca un ritardo in apertura dell’otturatore, permettendo la fuoriuscita dei gas dalla canna ed infine sicurezza contro lo sparo prematuro.
L’ARX 160 è un fucile d’assalto, camerato con il calibro 5,56x45mm NATO, sviluppato e prodotto dalla Beretta. Il materiale utilizzato per la struttura dell’arma sono Polimeri, che riducono la massa dell’arma (circa 3 kg). Per tutta la lunghezza, utilizza una slitta Picatinny in alluminio, che ne aumenta la robustezza. Beretta su quest’arma ha progettato un sistema di cambio rapido della canna solo premendo due pulsanti e senza l’uso di attrezzi. È possibile, inoltre, rendere l’arma ambidestra durante il suo impiego, ruotando di 180 gradi la manetta d’armamento.
La versione in dotazione allo Squadrone eliportato carabinieri cacciatori di Calabria è l’ARX 160 A3 (v.articolo), che è specifica per le forze speciali. Oltre alla canna standard da 16 pollici, può montare la canna da 11 pollici (utilizzata dai carabinieri cacciatori di Calabria) e un silenziatore/soppressore. Migliorato anche il sistema telescopico e snellito il calcio. Effettua il tiro consecutivo di 13 caricatori.
Le caratteristiche tecniche di tutte queste armi in dotazione al reparto dello Squadrone eliportato carabinieri cacciatori di Calabria, sono innumerevoli, si adattano ad ogni tipo di impiego. Tutte le armi sono custodite in armadietti in acciaio. All’armeria hanno accesso solo l’armiere di turno in ufficio armeria, il comandante di reparto, e i tenenti comandanti di plotone.
L’esercitazione, a cui assisterò, prevista in Poligono di tiro, situato all’interno della base logistica operativa dell’Aeroporto Militare “Luigi Razza”, prevede l’uso di una delle due versioni dell’MP5 e di una Beretta 92 FS.
(Continua)
(foto dell'autore)