8 settembre 1943-2024: la sconfitta mutilata

(di Andrea Cucco)
08/09/24

Mentre le cronache rosa o nere dell’estate volgono al termine, i grandi temi tornano ad essere quelli della geopolitica e della guerra. D’altro canto, popolo di allenatori e virologi siamo da 3 anni anche analisti e strateghi militari.

In data odierna, 8 Settembre, sentiremo nuovamente litanie riguardo ad una data – divisiva – che dovrebbe al contrario unire. Qualcuno riparlerà di inizio del “riscatto” e della “liberazione”, qualcun altro di schifoso “tradimento”. Nessuno, a distanza di quasi un secolo, avrà il coraggio di raccontare la verità su quella che il resto del mondo ricorda come la nostra “resa incondizionata”: una stesa a pelle d’orso che noi chiamiamo eunucamente “Armistizio” (Treccani - Cessazione delle operazioni di guerra tra eserciti belligeranti, e quindi anche l’accordo con il quale due o più belligeranti convengono, attraverso i comandanti supremi delle rispettive forze armate operanti, di sospendere le ostilità, spesso per dar tempo allo svolgimento di trattative).

Nei commenti agli articoli di questo giornale arrivano spessissimo considerazioni del tipo “Siamo/siete servi degli USA!”, “schiavi della NATO” o altro.

Ci dovremmo offendere? Istintivamente, anche solo per i toni, sarebbe naturale. Ma siamo onesti… La schiavitù nella Storia è stata anche risultato di sconfitte: i superstiti potevano divenire schiavi o affrontare soluzioni "sbrigative" di altro tipo. Lo status in cui si era caduti era tuttavia palese e conscio. Insomma chi, chino, serviva i nuovi padroni non lo chiamava di certo “volontariato”. Una dimensione che però, dopo anni ed in caso di magnanimità del padrone, talvolta permetteva persino di riacquistare la libertà*.

Da 81 anni facciamo finta di zappare la terra altrui (v. economia) o farci massacrare nelle arene (v. missioni) senza ammettere di essere costretti perché perdenti.

Come potremo reclamare mai una libertà se il primo ostacolo è la menzogna che raccontiamo a noi stessi? Come potremo avere il rispetto e la futura genuina amicizia degli Alleati, se ci mostriamo ancora così vigliacchi da non poterci guardare allo specchio senza "trucchi"?

Saremo ancora a lungo oggetto dello scherno internazionale (dietro le quinte è ancora più che presente) o continueremo ad atteggiarci a “protagonisti” quando, al massimo, siamo solo “cascatori”: quelli che, se poi serve, si fanno male?

Consola ricordare, a due anni di distanza, un collega e professionista di primo piano come Bruno Vespa che, di fronte a provocazioni, ha avuto il raro coraggio di ammettere la verità ("Porta a Porta" del 22/06/2022).

Quando lo faranno le nostre istituzioni "democratiche e repubblicane"?

* Il liberto era uno schiavo che, nell'antica Roma, aveva ottenuto la libertà, spesso tramite la manomissione da parte del suo padrone. Pur essendo liberato, il liberto non godeva degli stessi diritti di un cittadino libero nato, ma acquisiva uno status intermedio: diventava un civis Romanus, con alcune limitazioni, come l’impossibilità di accedere a determinate cariche pubbliche. Tuttavia, conservava spesso un legame di fedeltà con l’ex padrone, chiamato patrono, a cui doveva ancora alcuni doveri.

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