Fra pochi giorni saranno tre anni da quando due nostri sottufficiali Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono in ostaggio dell'India per delega dell'Italia. Ieri per la prima volta il Parlamento europeo a larga maggioranza ha ammesso che la competenza giuridica è un diritto dell’Italia italiana ed ha ammesso l'opportunità dell'avvio dell'arbitrato internazionale.
Tre anni durante i quali è stata più volte lamentata l’assenza di informazione da parte dei principali media nazionali molto restii a parlare della vicenda, degli eventi che l’avevano provocata, degli eventuali motivi che potevano condizionarne la soluzione soprattutto per la palese cessione della sovranità nazionale italiana, nonostante che il Diritto Internazionale e quello del mare concedessero all’Italia ampie prerogative per la gestione della sorte di due nostri concittadini.
Tre presidenti del consiglio, quattro ministri degli esteri si sono succeduti in questi tre anni, ma nessuno ha proposto soluzioni chiare nel pieno rispetto delle norme internazionali come invece ieri inequivocabilmente affermato dal parlamento europeo. Mai un chiarimento od una motivazione politica sul perché dell'ostinazione a non avviare un arbitrato internazionale, piuttosto frequenti sollecitazioni dai vertici Istituzionali a fare silenzio.
Lecito, quindi, un dubbio. Forse una controversia internazionale avrebbe potuto far emergere intorno al caso verità scomode proprio per quelle lobby economiche che forse contribuirono quel famoso 22 marzo 2013 alla decisione di rimandare i marò in India. Ipotesi si ritiene non troppo fantasiose se venisse confermata l’esistenza, come riportato e non smentito da un noto quotidiano nazionale, di una lettera datata 15 marzo 2013, spedita al premier Mario Monti e firmata dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Lettera che potrebbe avere rappresentato un motivo piuttosto convincente per rispedire Girone e Latorre a New Delhi, se non altro, come si diceva in quei giorni, per «evitare gravi ripercussioni economiche» sul made in Italy.
Non solo interessi economici ma anche fatti personali forse del tutto casuali ma comunque legati temporalmente agli avvenimenti in questione. Avanzamenti di carriera di funzionari con un ruolo decisionale ben preciso e per taluni aspetti determinante al momento degli eventi; l’ex premier di allora che potrebbe essere in corsa per il Quirinale; ex ministri in procinto di avviare nuove esperienze attraverso aggregazioni politiche che potrebbero comprendere qualcuna delle lobby economiche coinvolte quel famoso marzo 2013.
Vicende personali, intrecci internazionali come quella degli elicotteri di Finmeccanica, ma anche altri interessi economici con l'India, rimasti nell'ombra finora, che lentamente emergono dal buio della cattiva informazione che ha caratterizzato il caso.
Fra le tante una scoperta sorprendente ed inquietante: nonostante i divieti vigenti dal 1992, l’Italia ha importato - guarda caso proprio nel 2012 - ingenti quantità di amianto dall’India, addirittura come maggiore importatore con 1040 tonnellate. È tutto scritto in documenti ufficiali. Il dato è stato anche confermato dall’Agenzia delle Dogane. (Fonte La Stampa : http://www.lastampa.it/2015/01/11/italia/cronache/torino-il-giallo-della...).
Un’importazione che la legge 257 del 27 marzo 1992 vieta, pur prevedendo delle limitate deroghe che vanno autorizzate dal ministero. Forse il ministro dello sviluppo economico di allora, dott. Corrado Passera, potrebbe chiarirci qualcosa.
Peraltro amianto è stato utilizzato in componenti di elicotteri da combattimento costruita dall’Augusta del Gruppo Finmeccanica e sembra anche su navi della Marina Militare. Su questo aspetto dovrebbe sapere tutto l’ex ministro della difesa del governo Monti, ammiraglio Gianpaolo Di Paola già ex segretario generale della difesa e direttore degli armamenti e come tale responsabile delle attività di ricerca e sviluppo tecnologico, nonché dell’approvvigionamento dei sistemi d’arma e presidente del comitato consultivo per l’esame dei contratti più importanti in materia di armamenti. Successivamente anche capo dello Stato Maggiore della Difesa.
Non solo. Il ministero indiano della difesa ha recentemente approvato una fornitura da 243.5 milioni di dollari per l’ acquisto di mitragliere navali dalla italiana OTO MELARA, unico offerente. Un ‘offerta che risale al novembre 2913.
Affari nuovi ed affari vecchi fra Italia ed India come quello di Colaninno che nel 2011 è riuscito a piazzare ben 200mila veicoli della Piaggio, apprezzati soprattutto dal pubblico femminile e dai poveri indiani costretti a tirare i risciò tra le mucche sacre.
Questi in sintesi alcuni dei punti importanti che ruotano intorno alla vicenda dei due marò e che dopo tre anni un Paese democratico dovrebbe chiarire al popolo sovrano, magari attraverso l’istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare.
Fernando Termentini