L'attacco in Iraq alle nostre forze speciali ha messo in evidenza la fragilità mediatica italiana: sono stati divulgati i nomi dei cinque coinvolti.
Errore gravissimo, perché sono passate pochissime ore, nemmeno le canoniche 24 ore dalla comunicazione alle famiglie. Un tempo così risicato mette in evidenza che la tutela dei nomi dei membri delle forze speciali non è poi così ferrea.
Fornire i nomi significa esporre i feriti e le loro famiglie ad una serie di ulteriori problemi da risolvere. Non è fornendo i nomi degli uomini coinvolti che si rende loro onore o li si aiuta a guarire le gravi menomazioni, ma li si aiuta solo garantendo loro la giusta privacy e il giusto sostegno logistico e psicologico con l'intervento vero e concreto dello Stato.
Bisogna essere consapevoli che fornire i nomi dei membri delle forze speciali non è mai produttivo perché risalire agli altri del gruppo potrebbe essere facile. Inoltre il singolo può essere esposto ad eventuali pressioni psicologiche in un momento che ha bisogno di tutto tranne che altri problemi.
È mia opinione personale che i nomi avrebbero dovuto essere resi noti solo dietro consenso degli interessati e a distanza di almeno sei mesi.
Difesa Online osserverà sempre questa regola a tutela dei veri servitori della Patria.
Foto: archivio SMD