Forse più che nel lontano passato sovietico, Mosca oggi sfoggia una spavalderia che gli è facilitata da un elemento nuovo: la ragione.
Con le scuse dell'autodeterminazione e dei diritti umani si sono massacrati nell'ultimo decennio popoli e culture. Non può ora decidere chi ha “autodeterminato” paesi lontani e fondamentalmente sconosciuti ai propri cittadini, come la Libia o L'Egitto, ostacolare legittime richieste di comunità russofone che chiedono di ricongiungersi alla patria più desiderata.
Chi scrive è un giornalista che ha maturato negli ultimi anni la scomoda propensione a non bere più le menzogne che vengono tranquillamente somministrate ai concittadini.
Tre anni addietro ho realizzato che la manipolazione dell'informazione può scatenare e legittimare guerre come quella libica.E' stata una severissima lezione morale: la stampa aveva gonfiato a dismisura le cifre sulle vittime della repressione di Gheddafi per giustificare l'intervento di paesi che avevano un grande interesse a far affari con oppositori che avrebbero firmato cambiali in bianco pur di andare al potere.
Così è stato e l'Italia, che era il principale partner commerciale della Libia, ha perso questo privilegio (pagato caro con decenni di accuse e risarcimenti per aver, a suo tempo, costruito dal nulla una nazione).
Dopo la Libia è toccato alla Siria.
Tre anni fa mi chiedevo se fosse per la mancanza di petrolio che non veniva destabilizzato il “regime” di Damasco.
Ho tuttavia deciso di approfondire la conoscenza della Siria attraverso l'esperienza di connazionali che ci hanno lavorato per anni, qualcuno per mezzo secolo!
Il resoconto è stato l'esatto opposto di ciò che viene raccontato: se c'era in Medio Oriente un posto in cui erano costituzionalmente e fattivamente vietate la discriminazione e l'intolleranza religiosa, quello era la Siria. Un risultato differente da quello che viene quotidianamente imputato al "regime alawita".
Quel paese ha avuto da un lato la fortuna di cadere in guerra dopo la Libia, non permettendo a chi aveva mentito in precedenza di ripetere il copione (v. uso dei gas), dall'altro la sfortuna di diventare l'obiettivo di ogni criminale estremista che vuole trovare uno scopo nella vita massacrando i propri simili.
Fino ad ora la ferma determinazione di Putin a sostenere Assad ha permesso al governo siriano di sopravvivere e di fronteggiare con fortune alterne una guerra civile al suo terzo anno di attività.
Lo scorso mese il presidente americano Obama è andato in pellegrinaggio in Arabia Saudita e gli Usa hanno rassicurato i padroni di casa sulla loro volontà di continuare a cooperare per rafforzare l’opposizione siriana “politicamente e militarmente”.
Ora, dal momento che nessun politico può disconoscere il termine “compromesso”, tra i fratelli russi in Ucraina e gli amici siriani chi sceglierà di salvare Putin?E dall'altro versante, tra gli amici ucraini ed i fratelli sauditi chi sceglierà di salvare Obama?
Temo che l'escalation di questi giorni serva solo ad aumentare il prezzo di un baratto.
Andrea Cucco