I due marò: l’Italia non abbandona la strada della questua

28/11/14

Il silenzio istituzionale circonda la vicenda dei due marò che ormai si trascina da 1000 giorni e due settimane trascorsi dai due nostri militari a Delhi, ostaggio dell’India.1000 giorni in cui si sono succeduti tre governi, tre ministri degli esteri e della difesa che hanno tanto promesso ma poco realizzato.

Quasi tre anni senza che nulla accadesse per risolvere la vicenda durante i quali, intanto, ex ministri del governo Monti hanno consolidato il loro futuro. Rappresentanti istituzionali che presumibilmente per ruolo ricoperto al momento dei fatti, ebbero un peso  determinante nelle decisioni che portarono a restituire all’India Latorre e Girone il 22 marzo 2013.

Notizie di stampa riportano infatti che l’ex ministro della difesa Di Paola si trasferisce negli Stati Uniti, destinazione Irvine, in California e dal primo gennaio 2015 sarà impegnato come vice presidente esecutivo, con responsabilità mondiale, in una banca privata che finanzia progetti in paesi in via di sviluppo, la EurOrientfinancial group riconosciuta dall’Onu. L’ex ministro dello sviluppo economico, invece, il dott. Passera, si affaccia sulla scena politica italiana leader di una nuovo movimento politico.

Nulla invece è maturato per riportare in Patria i due militari, dopo le vittorie diplomatiche dell’ex ministro Terzi che era riuscito per due volte ad ottenere dall’India che i due fucilieri di marina tornassero in Italia.

Un’azione che offriva uno spiraglio perché i due rimanessero in Italia, magari in seguito ad un divieto di espatrio sancito dalla magistratura italiana che nei loro confronti indagava per il reato di omicidio volontario. Atti che forse sarebbero stati anche ben accettati da un’India preoccupata a non pregiudicare i rapporti diplomatici con l’Italia e nello stesso tempo a non deludere la popolazione indiana, in particolare quella di estrema sinistra del Kerala.

Ben diversa, invece, la situazione per i due militari ai quali quel 22 marzo era stato assicurato che sarebbero rientrati in Italia dopo due/tre settimane dimenticando però di dire loro di quale anno.

Uno, Massimiliano Latorre, colpito da un grave problema fisico è in convalescenza in Italia e dovrebbe rientrare in India il 13 gennaio 2015. L’altro Salvatore Girone è rimasto in ostaggio dell’India in custodia cautelare presso l’ambasciata italiana a Delhi.

Improvvisamente il nuovo ministro degli esteri Gentiloni, fa sentire la sua voce attraverso agenzie di stampa ed in occasione di un intervista rilasciata ad un telegiornale della televisione pubblica e ci informa che l’Italia “intende imprimere un significativo cambio di passo” e precisa tra l’altro, secondo quanto riportato da un articolo pubblicato dal Corriere.it che l’Italia pur non abbandonando la strada dell’arbitrato internazionale ritiene che la soluzione del pasticcio potrà venire solo da un negoziato bilaterale e fuori dai riflettori. (http://www.corriere.it/opinioni/14_novembre_22/maro-due-sentenze-un-vero...)

Il tutto addolcito dall’ottimismo del premier Renzi che è convinto di ottenere la benevolenza di Modi scambiando con lui due parole durante il G20 in Australia. Un premier indiano che invece qualche giorno prima aveva pubblicamente esplicitato la sua convinzione che l’India dovesse applicare il diritto e le convenzioni internazionali nei casi di pirateria marittima.

Un invito, quello di Modi, che l’Italia sembra, però, non voler accogliere nel momento che a livello istituzionale si continua a preferire la politica del compromesso piuttosto che a far valere i propri diritti in un contesto internazionale appositamente preposto ad esprimersi sulle controversie fra Stati.

Nulla è cambiato sotto il sole direbbe qualcuno. Continuiamo a questuare una soluzione “amichevole” secondo la migliore tradizione italiana del “vogliamoci bene”, linea politica anche confermata dalle dichiarazioni del presidente della commissione affari esteri e comunitari della camera dei deputati, onorevole Cicchitto che recentemente ha auspicato:  "...i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone possano contare anche sulla solidarietà europea e della comunità internazionale per una rapida e definitiva risoluzione della loro vicenda" (ANSA 6 nov).

Fernando Termentini