Una fiumana umana continua ad arrivare dalle coste mediterranee dell’Africa per approdare in Italia, confine meridionale dell’Unione Europea. La gente seguita a morire nel mare.
Gli italiani “brava gente”, però, non si smentiscono e continuano a rischiare la loro vita per salvare i poveri migranti anche a rischio personale, esposti a malattie contagiose come la TBC e la scabbia che ormai è certo approdano sulle nostre terre insieme ai rifugiati e forse anche a rischio di Ebola.
Fra ieri e l’altro ieri due altre tragedie con morti non esattamente quantificabili, le nostre navi della Marina Militare fanno avanti indietro dalla Libia alla Sicilia, arrugginite sotto la salsedine, mentre l’Unione Europea sta a guardare come se non fosse un problema suo.
Un’Europa che chiede all’Italia riforme immediate in particolare per abbassare i vincoli burocratici nella gestione del Paese e che di fronte ai morti nel mare rimanda, invece, al “prossimo consiglio interno” per discutere del problema dei migranti.
Un’Europa holding economica, preoccupata dello spread del debito sovrano dei Paesi, peraltro pilotato nei mercati secondari da due o tre Stati dell’Unione, piuttosto che di proteggere i propri confini da un’invasione senza fine.
Un Europa che dispone al suo interno di un’organizzazione costosissima deputata proprio a proteggere le frontiere, FRONTEX. Un’Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea è stata istituita con il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio del 26 ottobre 2004 (GU L 349 del 25.11.2004), con il compito di coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di gestione delle frontiere esterne; assistere gli Stati membri nella formazione di guardie nazionali di confine, anche elaborando norme comuni in materia di formazione; preparare analisi dei rischi; seguire l’evoluzione delle ricerche in materia di controllo e sorveglianza delle frontiere esterne; aiutare gli Stati membri che devono affrontare circostanze tali da richiedere un’assistenza tecnica e operativa rafforzata alle frontiere esterne; fornire agli Stati membri il sostegno necessario per organizzare operazioni di rimpatrio congiunte. (fonte http://europa.eu/about-eu/agencies/regulatory_agencies_bodies/policy_agencies/frontex/index_it.htm).
FRONTEX opera in stretto collegamento con altri organismi comunitari e dell’UE responsabili in materia di sicurezza alle frontiere esterne, come EUROPOL, CEPOL, OLAF, e di cooperazione nel settore delle dogane e dei controlli fitosanitari e veterinari, al fine di garantire la coerenza complessiva del sistema e dovrebbe aumentare la sicurezza alle frontiere, assicurando il coordinamento delle iniziative degli Stati membri intese ad attuare le misure comunitarie per la gestione delle frontiere esterne.
Funzionari super pagati, personale in giro per il mondo con diarie stratosferiche (non inferiori ai 300-400 Euro al giorno) che però non mi sembra siano imbarcati sulle navi di mare nostrum o abbiano incarichi nelle sale operative.
Quali sono le disposizioni che impartiscono?
Quali sono le analisi tradotte in piani di rischio concreti?
Nessuno ce lo dice anche se rientra nel loro mandato.
Oggi l’Unione ha chiesto chiarezza all’Italia, il ministro degli interni sembra che abbia risposto che l’Italia ha fornito ogni notizia e proposta possibile. Dove è quindi l’intoppo?
Siamo di fronte ad una situazione confusa ed intanto la gente muore ed i nostri concittadini siciliani, calabresi e lampedusani sono costretti a sostenere un onere immane, una fatica senza fine e l’Italia sarà destinata ad essere invasa da persone bisognose alle quali non potremmo soddisfare i bisogni.
Gente destinata per garantirsi la sopravvivenza a diventare facile fonte di reclutamento della malavita o, addirittura, ad entrare a far parte delle cellule terroristiche “dormienti”, sparse in occidente soprattutto dopo chi affrettatamente definì ottimisticamente la "Primavera Araba" come una ventata di “democrazia”.
Tutti dicono di voler battere i pugni sul tavolo a Bruxelles ma ancora non si sente il rumore e tanto meno si vedono gli effetti.
In Italia, intanto, si continua ad andare avanti solo a parole, richiamando una riservatezza su tutto ingiustificata perché intacca i diritti dei cittadini e forse anche la loro sicurezza, come quella che riguarda la gestione dei due fucilieri di marina e i carichi di armi chimiche provenienti dalla Siria e diretti a Gioia Tauro. Nessuno infatti ci dice cosa è stato chiesto a Bruxelles e cosa in realtà ci abbiano risposto e come intenderà agire un’Europea che definire ora molto confusa non è azzardato.
Con rammarico e tristezza sono del parere che questa non sia la strada migliore per riconsegnare all’Italia la propria sovranità e la dignità che le compete come culla di storia e di tradizioni!
Fernando Termentini