Il rischio sanitario accompagna i migranti

16/05/14

Quasi trentamila poveretti sono arrivati in Italia dalle coste africane, fuggendo dalla guerra in Siria e dalle lotte armate africane. Un flusso migratorio imponente ed epocale che non accenna a diminuire, ignorato dall’Europa e gestito dall’Italia con un approccio umanitario che fa parte del DNA della nostra tradizione culturale e storica.

Tanta generosità ma molta improvvisazione per carenza di informazione e di risorse.

Ormai è accertato e confermato dalle varie testimonianze raccolte dai media che una larga percentuale di questa povera gente, una volta a terra, fugge prima che sia censita e siano rilevate le impronte digitali in mancanza di documenti di riconoscimento. I più senza nemmeno essere stati oggetto di specifici controlli sanitari.

Fra costoro potrebbero esserci terroristi infiltrati, malavitosi, trafficanti di droga, portatori di malattie gravi che ormai erano state debellate in occidente, in particolare TBC, scabbia e poliomelite.

Da queste pagine abbiamo denunciato, dopo l’allarme della OMS su casi di ebola con morti in Africa centrale ed occidentale, che anche la febbre emorragica poteva essere veicolata fra la nostra popolazione.

Un’analisi proposta il 4 aprile 2014 (http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/04/la-febbre-emorragica-potre...) e ripresa poco dopo il 22 aprile (http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/04/ebola-gli-italiani-hanno-d...) dopo essere venuti a conoscenza che un migrante era morto per cause incerte in un centro di accoglienza in Sicilia.

Parole cadute nel nulla, anzi considerate da molti mero allarmismo sulla base di valutazioni probabilistiche piuttosto che oggettive, mentre in Francia, Spagna, Portogallo ed Olanda venivano attivati, invece, controlli specifici sui passeggeri di voli provenienti dall’Africa.

Ieri improvvisamente è circolata la notizia che con un messaggio del 14 maggio alle ore diramato alle ore 14:43 Z, lo Stato Maggiore della Difesa ha informato gli Stati Maggiori delle Forze Armate e l'Arma dei Carabinieri che il personale militare impegnato nelle operazioni fuori dai confini nazionali potrebbe essere esposto a rischio infezione da Coronavirus (MERS-CoV) e "raccomanda le definizioni di caso relative alla patologia".

Il coronavirus provoca la nota influenza SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome), forma atipica di polmonite apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong (Canton) in Cina. (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/SARS).

I casi sospetti devono essere isolati, preferibilmente in stanze a pressione negativa, e deve essere garantita una completa protezione del personale medico che garantisca qualsiasi contatto diretto con il paziente.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha registrato, al 30 aprile 2014, 424 casi di infezione in tutto il mondo; 131 di questi hanno comportato la morte dei pazienti. Alcuni casi sono stati segnalati in Inghilterra e Francia, collegati direttamente o indirettamente con la penisola araba o con aree mediorientale limitrofe come la Giordania e probabilmente la Siria.

I flussi migratori continuano, abitanti del Mali, del Ghana e della fascia sub-sahariana dell’Africa, dove risulta essere ancora in corso l’emergenza sanitaria per l’ebola, arrivano imbarcati su battelli fatiscenti mescolati a mediorientali a stretto contatto fisico, in particolare siriani, molti provenienti dai campi profughi della Giordania. Entrano in contatto con le nostre Forze Armate, con i Corpi Armati dello Stato e con i volontari impegnati nell'operazione Mare Nostrum e trasportati nei centri raccolta da dove moltissimi fuggono immediatamente senza essere né visitati né identificati e sciamano in Italia proiettati verso l’Europa del nord, naturalmente entrando a contatto con la popolazione residente ed utilizzando mezzi pubblici.

L’Unione Europea sembra non accorgersi del fenomeno. L’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri, Frontex, sembra più impegnata a contabilizzare le percentuali degli arrivi piuttosto che sviluppare analisi e piani di rischio, come invece rientrerebbe nel suo mandato istituzionale.

L’Italia che più degli altri Paesi è esposta ai possibili nuovi problemi sanitari è sola ed è inquietante che in piena emergenza immigrazione si sia potuto apprendere di questo preoccupante rischio casualmente, attraverso un messaggio di CINCNAV Comando in Capo della Squadra Navale, il braccio operativo dello Stato Maggiore della Marina.

Ci si augura che il ministero della salute si appropri immediatamente del problema seppure ancora allo stato ipotetico, non solo con circolari più o meno generalizzate come quella del 4 aprile u.s. sul problema dell’ebola, ma emanando precisi protocolli medici e dotando gli operatori in prima linea di sistemi sanitari adeguati per fronteggiare eventuali casi; primi fra tutti camere e barelle stagne a pressione negativa e adeguati indumenti protettivi per gli operatori.

Si spera che anche in questo caso non venga invece innalzato un muro di riservatezza tagliando fuori i cittadini da ogni informazione e che i ministri della salute, della difesa, degli interni e degli esteri forniscano immediate rassicurazioni sui dispositivi di prevenzione che certamente hanno già messo in atto.

Una prassi della “non informazione” che ormai si consolida giorno dopo giorno nel nostro Paese, come viene confermato dall’assoluta assenza di notizie sui carichi delle navi che trasportano armi chimiche siriane e dovrebbero approdare a breve in Italia nel porto di Gioia Tauro.

Diversamente sarebbe chiaro che ci troveremmo, ancora una volta, di fronte all'improvvisazione piuttosto che ad un’attenta pianificazione dei possibili rischi e saremmo destinati ad affidarci ancora una volta alla “buona sorte.”

Fernando Termentini