Io sto (moralmente) con la Pinotti

02/02/15

Le ultime settimane sono caratterizzate da continue polemiche. Alcune hanno riguardato spese militari: ripresi col cellulare caroselli tra membri della commissione difesa della Camera, denunciate “pressioni lobbistiche” che “da diverse parti sono state esercitate con intensità su diversi componenti della commissione in modo da poter orientare il parere” e chiesto il perché di acquisti per Esercito e Marina, a fronte degli (ulteriori) tagli agli F-35.

E' da oltre un mese che si è in attesa che il governo sveli quali sono le indicazioni del Libro bianco, un documento che risponderà (testo del ministero della Difesa) ai “grandi interrogativi” che sottendono alla sicurezza e difesa nazionale ed al futuro delle Forze armate, cui sarà necessario dare precisa risposta. Il fine dell’intero processo consiste nella definizione degli obiettivi che il Paese intende perseguire, delle modalità e degli strumenti da utilizzare per la protezione e la tutela dei suoi cittadini, del territorio, degli interessi vitali e strategici e dei valori nazionali. Nella considerazione che l’elaborazione di un documento fondamentale quale il predetto “Libro Bianco” è finalizzato alla definizione della strategia di evoluzione dello Strumento militare nei prossimi quindici anni.

La perplessità è stata dunque: se non c'è ancora il Libro bianco ad indicare la via come è possibile che siano già state fatte scelte su bilanci e spese?

La “mancata consegna” – passibile di punizione per un militare – del documento non è qualcosa di imputabile ad un politico, ritengo sia un'incapacità di comprendere l'Italia da parte di chi dovrebbe difenderla.

L'ho capito pochi giorni addietro quando sono stato invitato all'inaugurazione di un reggimento dell'aviazione dell'Esercito a Viterbo.

<A che ora è l'appuntamento?> - avevo chiesto all'addetto stampa del reparto.

<Alle 10> - la risposta.

Io, nonostante il traffico, sono riuscito ad arrivare ben dieci minuti in anticipo.

Tanto, se mi hanno detto le dieci, come minimo inizieranno alle dieci e mezza... - mi ero detto.

Ed invece? Non ti cominciano la cerimonia alle 10.00!

Per anni ho assistito a convegni, conferenze, appuntamenti pubblici. La mezz'ora di ritardo è una liturgia italiana, eppure “questi” dicono una cosa... e la fanno.

Riguardo al ritardo nella pubblicazione del Libro bianco non vedo quindi alcuna colpa nella parte politica/governativa: sono i militari ad essere strani.

E sì che li abbiamo mandati in tanti Paesi in cui “presto” significa “prima o poi” e “domani” come minimo “fra una settimana”. Alcuni li abbiamo (ri-ri)spediti pure in India, la patria di quest'indeterminatezza.

Ma niente, proprio non ci arrivano. Se dicono “10” intendono “10.00” e se gli dici “entro fine anno” capiscono “entro il 31 dicembre”.

Signora ministro, comprendo quanto sia improbo avere a che fare con questi marziani nazionali e sento il dovere, anche oggi, di prendere le sue difese riguardo all'ultima controversia sorta per l'annuncio della Marina Militare riguardante la partenza della fregata Grecale per la missione Atalanta, da lei poco dopo smentito.

Forse non è chiaro che la politica è un teatro in cui gli attori, non recitando una parte definita, si affidano spesso all'arte del grande Totò, quella dell'improvvisazione?!

E certi commentatori da salotto credono sia facile fare il ministro nel nostro Paese?!!!

Quando ci si trova ad affrontare certi attacchi in parlamento conta quello che una grande figura del secolo scorso ha definito: “fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione”.

Di certo la velocità di esecuzione, nell'ultimo episodio, ha avuto le sue controindicazioni...

Ma sono dalla sua parte ministro. Se ci fosse bisogno di una politica lineare e coerente non saremmo italiani, diremmo probabilmente Arigatō e non manderemmo forze militari all'estero.

Andrea Cucco