Ieri c'è stato l'ennesimo incoraggiante esempio di quello di cui si occupa la politica nazionale: scoraggiare il merito. Un deputato ha ferocemente attaccato la Comunicazione della Marina Militare per l'utilizzo di termini quali "BE COOL AND JOIN THE NAVY" per pubblicizzare la campagna d'arruolamento.
Al di là dell'immediata figura barbina di chi, volendo fare l'italicissimo "fico", ha esordito attaccando il ministro della difesa Pinotti con poche parole in inglese - e sbagliandone clamorosamente la pronuncia di una! (ma siamo italiani, chi può scagliare la prima pietra?) - quel che sin dalle polemiche sorte all'avvio della campagna non è stato compreso è che la Comunicazione si nutre di tali discussioni.
Come insegnava Oscar Wilde, un celebre scrittore (ops!) anglofono: "Non importa che se ne parli bene o male, l'importante è che se ne parli."
Vi immaginate se anche quest'anno a sedurre fosse stato un "Entra in Marina, girerai il mondo"?
I risultati della campagna sono stati, in tempi di revisione della spesa pubblica (spending review per chi non capisce), eccellenti: le domande di partecipazione al concorso per entrare in Accademia sono cresciute del 20%.
Personalmente condivido appieno la difesa della nostra lingua ma - come comunicatore - devo ammettere che se un ufficio di una nostra forza armata, con meno risorse a disposizione, riesce ad ottenere un risultato nettamente migliore che in passato, credo che il provvedimento da adottare dovrebbe essere quello della promozione del responsabile e non - come è stato chiesto... - la sua rimozione.
Andrea Cucco
Andamento delle domande per l'Accademia Navale negli ultimi 11 anni (fonte MM)