Appena due giorni or sono il nostro Governo aveva assicurato che, in caso di perdurare dell’assenza dei capi d'imputazione, entro oggi, 3 febbraio, i due marò sarebbero rientrati in Italia. Un’altra speranza sfumata nel nulla con l’India che continua a fare bello e cattivo tempo.
Una serie di annunci a cominciare da quello del presidente Napolitano che ha telefonato ai marò dicendo loro <ritornerete con onore>, come ci ha riferito Gasparri dopo un incontro al Quirinale, notizia riportata sul Fatto Quotidiano.
Anche il ministro degli Esteri Bonino in questi giorni ha abbandonato il silenzio che ha caratterizzato dal 28 aprile u.s. il suo approccio alla specifica vicenda, incitando l’Italia ad essere unita.
Il 28 gennaio, partecipando alla trasmissione radiofonica Zapping 2.0, dice <Tutto il paese è teso ad affermare che siano applicate le regole dello Stato di diritto ai due marò>. Aggiungendo poi - <Credo che su questo dossier ciò che è molto importante è l'unita' italiana, lasciando per dopo la ricostruzione di quanto è accaduto>.
Un ministro improvvisamente loquace dopo tanto tempo che ha sottolineato <E' stato fissato per il 3 febbraio il termine per presentare il capo d'imputazione>, punto sostanziale fatto valere con un nuovo ricorso alla Corte Suprema, dopo che una delegazione di parlamentari italiani appartenenti a tutti i gruppi è andata a Nuova Delhi per riportare l'attenzione sulla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Ha quindi concluso <Tutto il paese è teso ad affermare la dignità e lo Stato di diritto applicato ai nostri due marò>, dimenticando però che lei stessa aveva in precedenza parzialmente negato questa garanzia con la frase <Non è accertata l’innocenza dei due marò>, pubblicata da Repubblica il 19 settembre 2013.
Il 1 febbraio, appena due giorni or sono e proprio rispondendo ad una domanda sull’udienza della Corte Suprema indiana di oggi, la dottoressa Bonino a Monaco, informa anche la comunità internazionale riunita per discutere di sicurezza, che <I nostri maro' erano in servizio quindi non si può applicare la legge antiterrorismo>, che prevede la pena di morte. Sottolinea anche <è "sconcertante" che non ci siano ancora i capi di imputazione nei confronti dei maro' italiani dopo due anni> e di fatto riprende le parole del Capo dello Stato del 31 gennaio sottolineando <escano almeno i capi d'accusa>, ma dimentica di dire il perché l’Italia non pretende che sia garantito ai due fucilieri di Marina il diritto dell’immunità funzionale.
Oggi, nonostante le ottimistiche previsioni, l’ennesimo rinvio, forse il 26° da quando è iniziato tutto. Il giudice della Corte Suprema Bs Chauhan, ha rimandato l'udienza a lunedì prossimo, ponendo alla pubblica accusa un limite non estendibile di una settimana per presentare una soluzione sulle modalità di incriminazione dei marò.
Il Commissario di governo De Mistura, presente all’udienza, ci dice da Delhi <La pubblica accusa non può più giocare con i tempi. Abbiamo ricordato tramite il nostro avvocato che ci sono stati 25 rinvii giudiziari senza un pezzo di carta>.
Aggiunge anche <Prima l'unica linea rossa era il non utilizzo del Sua Act. Ora anche lo sono diventati anche i ritardi>. Alla domanda su cosa farà se si dovesse rinunciare al Sua Act, sorridendo ha risposto <ve lo dirò lunedì>, dopo aver precisato che sarà di nuovo nell'aula della Corte Suprema.
Dichiarazioni e solo parole che si aggiungono alle tante finora dette, ma che non chiariscono perché ancora non si ricorra all’arbitrato internazionale, unica via per costringere l’India ad una comportamento improntato al rispetto reciproco della sovranità di due Stati.
L’Italia invece continua sulla strada dei “messaggi criptati” che, come i fatti dimostrano, non impensieriscono assolutamente l’India e continua ad applicare una strategia confusa e completamente contraddittoria, lasciando tutto in mano alla giustizia indiana, con il risultato che potrebbero presentarsi delle sorprese non proprio piacevoli!
Fernando Termentini