Se vogliamo dire la verità, i tamponi diagnostici per il Sars-Cov-2 imposti ai vacanzieri di rientro da Croazia, Spagna, Malta e Grecia sono utili più o meno quanto lo fu la scansione della temperatura a milioni di persone che arrivarono in Italia con l’aereo lo scorso febbraio: questi e quella sono solo modesti pannicelli caldi. Lo stesso vale per i goffi tentativi di mettere in quarantena i richiedenti asilo e i progetti di contenere la movida fra i giovani in un’estate a 35-40 gradi.
Al premier e al ministro dell’interno non è venuto in mente di ricorrere, nelle strade del divertimento e nei locali dello sballo, allo stesso dispiegamento di poliziotti, carabinieri e finanzieri usato per imporre la quarantena al nostro Paese? Che fine hanno fatto i droni impiegati per tenere d’occhio i runner e le mamme con la carrozzina?
La verità è che i tamponi e i test sierologici fatti dal Sistema sanitario nazionale sono da mesi in forte calo: molti lettori riportano con sgomento di aver dovuto pagare di tasca propria anche 50 Euro per assicurarsi di non contagiare congiunti fragili e anziani. Altri lettori riportano i casi di parenti con sintomi “parainfluenzali” dipendenti di spedizionieri, ristoranti e società di servizi.
Già, il coronavirus non è andato in vacanza, viaggia solo sottotraccia, come avevamo scritto un mese fa (v.articolo). Eppure, i numeri dell’Italia, sia pure in forte aumento, “stonano” molto rispetto a quelli di tutti i Paesi circostanti: Spagna e Francia viaggiano da giorni fra i due e i tremila casi al giorno, la Germania spesso supera i mille, Bruxelles e L’Aja insieme denunciano quotidianamente più del doppio di nuovi contagiati di Roma (nonostante abbiamo molti meno abitanti).
L’impressione è che Governo e Regioni non vogliano, per così dire, disturbare le vacanze agli Italiani, né danneggiare ulteriormente il settore turistico, già pesantemente colpito dal lockdown della scorsa primavera. Il fatto stesso che le autorità accettino che si lucri pesantemente sui test vuol dire che non si vuol favorire il monitoraggio della diffusione della pandemia in questi mesi.
Anche al netto dell’IVA e dei costi gestionali, i 50 euro di sopra vogliono dire una maggiorazione di oltre trenta volte rispetto al costo del kit per un singolo tampone.
Ricordate gli interventi dello Stato contro chi lucrava su Amuchina e mascherine nei mesi scorsi? Come mai ora i “guardiani” si sono voltati dall’altra parte?
A parte il turismo e la volontà di far “distrarre” un po’ gli Italiani, non sarà che il 20-21 settembre è in programma un referendum istituzionale che rappresenterà per forza di cose un “trionfo” personale per il premier e il Movimento 5 Stelle e nessuno vuol annullarlo “solo” perché è un rischio portare alle urne cinquanta milioni di persone in piena pandemia? Non è che si sta cercando di tirarla per le lunghe, evitando di far apparire una seconda ondata già molto evidente?
Francamente, non pensiamo che questa “second wave” sarà devastante come la prima, almeno non per il nostro Paese: i casi di Israele, Australia e Giappone che avevamo monitorato nel nostro precedente articolo, sembrano confermare quanto da noi scritto, cioè che la letalità è modesta. Attenzione: abbiamo detto modesta (rispetto all’ecatombe di marzo/aprile in Europa), non nulla, anzi… in Israele il COVID-19 rappresenta oltre il 5% delle cause di morte ogni giorno.
Soprattutto, l’osservazione di questi tre casi sembra mettere in chiaro che (1) la maggior parte dei contagiati avranno sintomi lievi o saranno asintomatici, (2) il “secondo ciclo” sarà nell’ordine di durata della precedente e che (3) il picco sarà più alto, forse molto più alto che nella prima ondata, il che, nonostante moltissimi pazienti saranno privi di sintomi, comporterà comunque uno stress importante per l’intero sistema Paese e in particolare il settore sanitario.
Ciò detto, riteniamo che la seconda ondata da noi sia già in atto e che la scarsezza di tamponi diagnostici, come già a fine febbraio-inizio marzo, non permetta adesso di coglierne le dimensioni, quasi certamente paragonabili a quelle di Francia e Spagna come era successo puntualmente la scorsa primavera: ciò ci porta alla facile conclusione che fra quattro-cinque settimane lo scenario dell’election day sarà quello del picco della seconda ondata.
Tutti stanno a parlare del rischio, in realtà modesto, comportato dalla riapertura delle scuole: chi si ricorda che per il referendum si sposteranno decine di milioni di persone da tutto il Paese e di queste la maggior parte saranno anziani? Forse siamo ancora in tempo a pensarci, per non dover poi paragonare le elezioni del 20-21 settembre a Atalanta-Valencia… che pure mosse solo 50 mila persone, non 50 milioni.
Foto: presidenza del consiglio dei ministri