Perdere la compagnia di bandiera è fare il contrario dell’interesse nazionale. Mentre la politica tace, noi diamo la parola ai lettori

(di David Rossi)
15/12/19

Qualcuno ha scritto che una compagnia aerea di bandiera, sia essa di proprietà pubblica o privata, è un’ambasciata con le ali: fa da veicolo nelle medie e lunghe distanze all’immagine, ai prodotti e, in definitiva, agli interessi nazionali di un Paese, rappresentandone spesso l’immagine nel mondo.

A livello globale, solo nove Paesi indipendenti sono privi di una compagnia nazionale, alcuni per mancanza proprio di aeroporti sul loro territorio (Andorra, Città del Vaticano, Lichtenstein e San Marino), altri per mancanza di compagnie aeree registrate sul proprio territorio (Barbados, Guinea-Bissau, Liberia, Micronesia e Tuvalu). Fanno storia a sé il Principato di Monaco (che ha solo un eliporto ma ha ben due compagnie di bandiera: Monacair and Heli Air Monaco) e gli Stati Uniti d’America, che hanno dovizia di compagnie aeree ma - dai tempi del fallimento di Pam Am - nessuna che si fregi del titolo di compagnia nazionale.

Presto, se il Governo non prenderà provvedimenti seri, lungimiranti e urgenti, l’Italia potrà accordarsi alle Barbados e San Marino, come il decimo Paese ad esserne privo. Il Bel Paese riuscirà così a fare peggio di Belgio, Svizzera e Ungheria, che hanno prontamente sostituito le fallite Sabena, Swissair e Malev con SN/Brussels, Swiss e Wizz Air.

Nessuno pensi di sostituire Alitalia, ormai ridotta a poca cosa, con Air Italy, il cui principale investitore qatariano ha buone relazioni sia con la maggioranza giallorossi sia soprattutto con Salvini, dato che parliamo di una compagnia che ha una flotta di appena 13 velivoli e ben 17 Boeing 737 Max 8 la cui consegna è stata congelata per i ben noti motivi (v.link). Per fare un paragone, Alitalia attualmente ha 96 velivoli in uso e la sola Air Dolomiti, che opera per Lufthansa come carrier tra Monaco di Baviera e una dozzina di aeroporti italiani, ha un velivolo in più rispetto a Air Italy.

Si dirà che Ryanair, Air France o la stessa Lufthansa potrebbero benissimo operare la maggior parte dei voli di un’Alitalia fallita, una volta acquistatone gli slot a prezzi di saldo. Poi, ci si dimentica che certi collegamenti diretti (Argentina, Brasile, Canada, Giappone, India, Stati Uniti…) rappresentano un vantaggio importante per la competitività delle imprese italiane e in generale per l’intero Sistema Paese. Pensate solo all’importanza, per i dirigenti e i ricercatori, di raggiungere fornitori, clienti, eventi e conferenze nel minor tempo possibile. Pensate al danno che la parte produttiva del Paese che già adesso deve raggiungere Cina, Emirati Arabi Uniti, Australia e Viet Nam facendo scali interminabili e, in definitiva, perdendo tempo e denaro.

Discorso a parte merita il turismo. Sapete che cos’è la funzione di “feeding” svolta da una pluralità di voli per uno o più altri voli? In parole povere, chi parte da aeroporti periferici viene “imboccato” a un hub (cioè un aeroporto centrale e strategico) per compiere voli a media o lunga distanza. Insomma, i quattro gatti che da Verona vogliono andare a Edimburgo non troveranno un volo diretto disponibile, ma saranno costretti a fare scalo a Roma, Londra, Parigi ecc..

Il fatto di avere una compagnia nazionale che attrae i turisti verso Roma (o a Milano) e poi li smista a Genova, Palermo, Rimini ecc. permette di gestire i flussi turistici in modo più coerente con gli interessi economici del Paese, soprattutto di quelli del turismo. Parliamo di un’industria, il turismo, che in Italia ha un giro d’affari pari a quasi 190 miliardi e attrae oltre 50 milioni di visitatori ogni anno, facendo di noi la quarta potenza al mondo e generando profitti che crescono a ritmi da record. Di questi viaggiatori, un quarto raggiunge l’Italia attraverso voli intercontinentali. Vogliamo che per forza passino da Francoforte o da Parigi? Vogliamo rassegnarci a far decidere al Governo francese - socio di maggioranza di Air France e alla guida di un Paese nostro concorrente in questa industria - le nostre politiche in materia di turismo?

Ora, Difesa Online non si occupa solo di questioni militari e della Difesa, ma in generale di tutto quello che riguarda la sicurezza e la geopolitica. Chiudo questo editoriale lasciando la parola ai lettori perché confermino, approfondiscano o magari contraddicano le mie preoccupazioni. Non dico che sia conveniente salvare Alitalia: voi ritenete che sarebbe saggio perdere la presenza di una compagnia di bandiera?

A voi la parola, al solito indirizzo e-mail: geopolitica@difesaonline.it. Per favore, restate entro le 300 parole e evitate gli slogan politici.

Se siete dipendenti di Alitalia, Enac o del ministero dei trasporti e volete l’anonimato, non dovete far altro che chiederlo.

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