"Volete fermare l'ondata di profughi? Bombardiamo di più lo Stato Islamico"

(di Andrea Cucco)
31/08/15

Il ministro degli esteri australiano, Julie Bishop, ha affermato che il 40 per cento dei richiedenti asilo in Europa sta fuggendo dalla Siria.
Un incremento dei bombardamenti contro il Califfato potrebbe aiutare a rallentare il flusso dei migranti.

"Si può fare molto di più in termini di sostegno agli attacchi aerei contro il Daesh (Stato islamico) impedendo che rivendichi altro territorio da governi sovrani".

Il governo federale australiano sta esaminando la richiesta degli Stati Uniti di incremento delle operazioni contro l'IS in Iraq ed in Siria.

"La crisi umanitaria è senza precedenti" - ha aggiunto il ministro - "Ci concentreremo sulla possibilità di risolvere la situazione alla radice. Questo comprenderà una soluzione militare e politica sia in Siria che in Iraq".

Sante parole quelle del ministro australiano. Peccato che l'improvviso esodo di profughi attraverso la Turchia assomigli più ad uno strumento di pressione che ad un esodo spontaneo. Negli ultimi anni i paesi confinanti con la Siria hanno ospitato - non senza attriti sociali ed ovvie difficoltà logistiche - quasi 4 milioni di siriani. Perché solo ora questo picco nella migrazione e non 6 mesi o 3 anni addietro?

Ulteriore aspetto dell'intervento del ministro australiano è che mentre - giustamente - la signora parla di supporto a "governi sovrani", buona parte della coalizione attacca (?) l'Isis con lo sguardo interessato solo alla caduta o al fallimento degli Stati che dovrebbe proteggere.

In questo caos solo un'azione europea unica, chiara e decisa potrà risolvere il dramma delle guerre alle spalle di milioni di disperati in fuga. Per farlo però servirebbe qualcosa che non esiste nemmeno in apparenza: un'unione politica dell'Europa.

L'Italia, nel frattempo, continua a dimostrare di non avere una politica estera, si accontenta di subire le conseguenze di quella degli altri.