Come i nostri lettori sanno, gli APR classe MALE (Medium Altitude Long Endurance), MQ-1A PREDATOR e MQ-9 REAPER, in dotazione al 32° stromo dell’Aeronautica Militare sono disarmati.
L’eventualità di dotarsi di droni armati era già emersa in via indiretta sin dalla decisione di acquistare i REAPER.
Durante il dibattito nella Commissione Difesa della Camera il 12 febbraio 2008, l’allora sottosegretario alla Difesa, Giovanni Lorenzo Forcieri, specificò che dietro la decisione di acquistare i REAPER non c’era alcuna intenzione di equipaggiarli con dei sistemi d’arma.
Intenzione reiterata nel 2009, allorquando venne dibattuta in Parlamento la proposta del governo di acquistare altri due REAPER.
La situazione mutò radicalmente tra il 2009 e il 2010. Fondamentale fu l’esperienza in Afghanistan: il drone armato venne presentato come il mezzo più idoneo a garantire la massima sicurezza delle truppe sul campo.
Tuttavia per armare i REAPER è necessario uno specifico software nonché un kit di guida laser e/o GPS per i missili/bombe, prodotti dall’americana General Atomics, la cui vendita, secondo la normativa americana in materia, deve essere autorizzata dal governo degli Stati Uniti.
Tra il 2010 e il 2011 l’Italia ha presentato formale richiesta all’Amministrazione Obama. Il Pentagono e il Dipartimento di Stato hanno accordato il loro parere positivo e nell’aprile 2012 sono stati inviati al Congresso i dettagli del piano. Le Commissioni competenti avevano 40 giorni di tempo per discutere la vendita, secondo la normativa che prevede in materia un parere non vincolante o un silenzio-assenso.
Il Congresso americano non si espresse e il processo di vendita del software entrò in una fase di stallo, probabilmente per l’esistenza di dubbi (Washington è sempre molto guardinga quando si tratta di vendere sistemi d’arma all’Italia) circa la proliferazione di tecnologie militari d’avanguardia.
Nel 2015 l’Italia ha rinnovato la richiesta e ha finalmente ottenuto il via libera del governo americano. Ancora una volta il Congresso non si è espresso (principio di silenzio-assenso) e le tempistiche non sono state diramate.
Ottenere il software americano per armare i REAPER, comunque, non è l’unico modo per dotarsi li droni armati. Infatti, anche in questo settore l’industria nazionale, negli ultimi anni, ha compiuto progressi significativi.
Nel 2017 Leonardo ha sviluppato, partendo dal UAV FALCO EVO, una versione armata di drone denominata ASTORE.
L’UCAV ASTORE ha un peso al decollo di 650 kg e può trasportare fino a 120 kg di carico.
Da un Atto parlamentare è emerso che il drone di Leonardo sarebbe stato testato con il razzo a guida laser turco (prodotto dalla ROKETSAN) Cirit da 70 mm (per un costo complessivo superiore a un milione di euro).
Attualmente non si conoscono i risultati dei test né se si concretizzerà l’interesse da parte dell’Aeronautica nei confronti dell’ASTORE.
Foto: Türk Silahlı Kuvvetleri / U.S. Air National Guard) / Leonardo