I fondamentalisti temevano di essere uccisi in battaglia e che le mogli potessero nuovamente sposarsi con gli “infedeli”. Ucciderle era il metodo più “sicuro” per evitare ogni possibile contatto con i “senza Dio”.
I militari regolari della Nigeria, insieme alle truppe governative di Camerun e Ciad, nelle ultime settimane hanno ottenuto enormi successi contro gli insorti. I civili inermi, però, continuare ad essere vittime di questi criminali.
La strage si è verificata prima della riconquista di Bama, ex roccaforte degli Haram, avvenuta lunedì scorso.
Gli insorti, constatando l’impossibilità di contrastare un’avanzata di soldati di professione, sono fuggiti nella vicina città di Gwoza. Ma prima di scappare, hanno dato vita ad un vero e proprio massacro.
Secondo le prime ricostruzioni, le donne sarebbero state uccise dieci giorni fa. Non è possibile verificare il numero esatto delle vittime, ma la città è disseminata di cadaveri.
Bama cadde nella mani degli Haram lo scorso settembre. Pochi giorni dopo, i miliziani sposarono con la forze decine di donne.
Secondo la follia che guida gli Haram, “se un guerriero uccide la propria moglie, questa gli rimarrà fedele fino al loro prossimo incontro nel cielo”.
Le esecuzioni sono iniziate dopo l’ultimatum presentato dalle truppe regolari al comandante della città. Quest’ultimo, considerando la sconfitta certa, ha ordinato il massacro prima della fuga.
Il prossimo 28 marzo in Nigeria si terranno le elezioni per il rinnovo della carica presidenziale, oggi rappresentata dal contorto quanto ambiguo Goodluck Jonathan (e su di lui sono celebri i passaggi del senatore John McCain “io non tratterei mai né mi siederei a parlare con uno così. Fosse dipeso da me avrei inviato i Seal ed eliminato la feccia Haram tempo fa”).
La rivolta islamica in Nigeria è scoppiata nel 2009, provocando più di 13000 vittime.
Franco Iacch