Evoluzione della capacità di reconnaisance

23/05/22

L’esplorazione, talvolta nel gergo comune intesa come ricognizione, rappresenta da sempre un’attività - che potremmo indicare come “preliminare” - volta ad accertare “sul campo” la sussistenza di elementi di situazione rilevati in fase di studio di uno specifico contesto e/o di acquisirne di nuovi, al fine di consentire al decisore di impiegare al meglio (in termini “costo/efficacia”) le risorse a disposizione per raggiungere un determinato obiettivo.

Un tempo, nei campi di battaglia le formazioni militari preposte ad assolvere tale compito venivano denominate “avanguardie”, destinate ad operare sul davanti del cosidetto “grosso”, con lo scopo di fornire alla linea di comando, in tempi i più rapidi possibili, informazioni sull’entità, dislocazione, natura e atteggiamento (EDNA) del nemico, in modo da poter confermare la pianificazione operativa elaborata “a tavolino” oppure, accertato lo scostamento, apportare le necessarie “correzioni” alla manovra (battle space management).

Nell’Esercito italiano, i reparti Cavalleria di linea, sono unità che storicamente hanno svolto e tuttora svolgono prioritariamente l’Esplorazione Tattica Terrestre (ETT) in favore delle grandi unità elementari (brigate) e complesse (corpi d’armata).

L’ETT viene condotta sostanzialmente in due modalità, quella “by stealth” (nascosta) e/o “by fire” (combattimento), assolvendo alla funzione di scoperta dell’ambiente (compresi i fattori antropici) e di “integratore olistico di protezione”; più nel dettaglio svolge attività di:

- sorveglianza e ricerca (“dominanza cognitiva”), in uno spazio (anche in ambiente CBRN) ampio circa 10 – 25 kmq. dalla linea amica;

- individuazione e determinazione di obiettivi e di supporto al ciclo “targeting”;

- ingaggio, solo se necessario e per un tempo limitato.

Oggi, l'elevata dinamicità dello scenario internazionale e la complessa mutevolezza delle minacce impongono allo strumento militare terrestre l'instaurazione di un processo di adattamento continuo per garantire una adeguata risposta operativa. Tra gli elementi di tale processo emerge l’esigenza/necessità di rendere più performante l’abilità di “ingaggiare” con tempismo e precisione il nemico (anche nell’ambito di operazioni joint e/o combined) e, quindi, di “scoprire” con altrettanto tempismo e accuratezza la sua “postura”.

Attualmente la maggior parte delle risorse ISR (Intelligence, Surveillance e Reconnaisance) terrestri sono semplicemente raccoglitori di dati grezzi, che richiedono, ai fini della comprensione e dell’avvio del processo decisionale, tempi di valutazione non sempre rispondenti al “tempismo operativo” (c.d. “ritmo della battagia”). Ne consegue che le unità esploranti per rispondere alle nuove cogenti sfide devono necessariamente poter disporre di veicoli leggeri/medi, armati e protetti più performanti, essere dotati di un ampio ventaglio di sensori (es.: mini UAVs, etc…) in grado di fornire “in real time” ad un sistema decisionale di alto livello (Centro di fusione) una serie di informazioni (ad esempio: rilevazione, classificazione del target probabilistico, geolocalizzazione, traiettoria monitorata, classificazione del comportamento probabilistico, etc…) che consentano di avviare il processo decisionale in modo efficace e tempestivo, che possa negare la capacità dell’avversario di intraprendere anche azioni di sorpresa ed esercitare il suo potere di combattimento.

Con riguardo ai sensori, vorrei da ultimo soffermarmi sull’uso dei droni commerciali utilizzato in modo assai diffuso nell’attuale conflitto in Ucraina. Le fonti giornalistiche hanno riportato l’impiego di piccoli droni commerciali pilotati da ucraini senza un addestramento specifico e trasportati in contenitori grandi quanto una valigia, per monitorare gli spostamenti delle truppe russe e tendere loro imboscate.

Valerii Iakovenko, fondatore della società ucraina di droni “DroneUa” ha riferito in una recente intervista che “I droni hanno cambiato la guerra, vengono utilizzati per operazioni di intelligence, per raccogliere e trasferire dati sugli spostamenti o sulle posizioni delle truppe nemiche, per correggere il fuoco dell'artiglieria, per azioni di contro-sabotaggio e, ovviamente, ricerca e soccorso… le forze ucraine stanno impiegando più di seimila droni per la ricognizione … i dispostivi sono in grado di collegarsi a Starlink, sistema satellitare di Elon Musk, per caricare i filmati…”.

L’ampio ricorso a tali sensori, qualora confermato, rappresenta un fatto senza precedenti che impone una riflessione sul ricorso a tali tipologie di dispositivi commerciali che a fronte di un basso costo fornirebbero un alto rendimento ai fini della superiorità nel campo delle informazioni, ovvero per comprendere meglio e soprattutto prima dell’avversario ciò che accade nell’area delle operazioni, ed acquisire quindi un “vantaggio”, a volte determinante, in combattimento.

gen. d. (aus.) Carmelo Cutropia

Foto: Esercito Italiano