Nessuna guerra può essere interpretata e spiegata attraverso le “lenti assolute” e necessariamente astrattizzanti della teoria. Eppure, nel caso della guerra che Ucraina e Russia combattono dallo scorso 24 febbraio, pare proprio che si possa parlare sotto molteplici aspetti di un conflitto che risponde alle logiche del pensiero polemologico del generale prussiano Carl von Clausewitz (1780-1831), confermandone alcune affermazioni.
Nel caso dell’organizzazione della resistenza armata ucraina all’invasione russa, tanto nella prima fase della guerra (prettamente difensiva) quanto in quella attuale (difensiva-controffensiva), i paradigmi espressi dal Clausewitz nel “Vom Kriege” (op.or. 1832, trad. it. 1942) circa la Volksbewaffung (letteralmente “armamento del popolo”, tradotto come “guerra di popolo”) sembrano aver influenzato teoria e prassi dello stato maggiore di Kiev.
Se, infatti, Clausewitz non può di certo essere considerato un teorico tout court della “guerra di popolo” così come poi è stata intesa sia in Italia (con Carlo Bianco di Saint Jorioz ed il suo “Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, applicata all'Italia. Trattato dedicato ai buoni italiani da un amico del paese” del 1830) che poi dalle scuole di guerra marxiste sia sovietica che cinese, di certo ha influenzato buona parte delle successive impostazioni dottrinarie sulla Volksbewaffung.
Per il generale prussiano, la “guerra di popolo” va considerata come la conseguenza dello sfondamento che il fattore bellico ha eseguito attraverso la sua muraglia artificiosa, e cioè come un’estensione ed un rinvigorimento del processo definito “guerra”. Tale sfondamento, dunque la estensione della guerra e delle sue dinamiche non solo agli eserciti regolari in campo ma anche alla popolazione civile ed alle infrastrutture, è frutto della modernità, nell’ambito di un processo di trasformazione iniziato a partire dalle guerre napoleoniche ed arrivato fino ad oggi. Se non esistesse la guerra moderna, che Clausewitz sintetizza nel concorso che allo sforzo bellico forniscono gli eserciti di massa, l’impiego di truppe territoriali, il servizio militare obbligatorio (ed anche l’estrema professionalizzazione del mestiere delle armi) ed il sistema delle requisizioni, non esisterebbe la Volksbewaffung.
Per Clausewitz la guerra di popolo, per essere efficace, deve poggiarsi su alcune condizioni indispensabili che sono: la natura difensiva del conflitto; un teatro di guerra particolarmente esteso; il carattere del popolo (che hegelianamente potrebbe essere chiamato Volksgeist pur senza le implicazioni politiche ad esso connesse); una difficile percorribilità e accessibilità del paese teatro della guerra. Tutte condizioni, queste, che sono riscontrabili nell’Ucraina del 2022.
Lo stato maggiore di Kiev è riuscito ad organizzare una resistenza capillare su vasta scala all’invasione russa anche favorendo il processo di militarizzazione e regolarizzazione dei reparti volontari. Le milizie volontarie ucraine sorte durante la guerra del Donbass nel 2014-2015 quasi spontaneamente, sono poi state armate, sostenute ed inquadrate dal governo di Kiev, fino a diventare, oggi, parte integrante delle Forze Armate regolari come battaglioni o reggimenti di fanteria motorizzata (il più noto alle cronache è l’ex battaglione, oggi reggimento, di fanteria meccanizzata Azov).
Nella guerra del 2022 l’elevato numero di volontari civili che, all’ingresso dei Russi nel Paese, chiedevano di essere arruolati nella Teroborona (Syly terytorial'noї oborony – Forze di Difesa Territoriale), ha spinto i generali di Kiev ad attuare una militarizzazione generale di questi elementi, così da inquadrarli rapidamente e poterli utilizzare con funzioni territoriali e mobili, a supporto delle forze regolari, ed anche con scopi di assistenza e sostegno alla popolazione civile.
La Teroborona è l’erede dei battaglioni volontari del 2014-2015, teorizzata al momento del trasferimento nelle forze regolari di questi ultimi, essa è stata istituita il 1 gennaio 2022 in attuazione della legge “sui fondamenti della resistenza nazionale", varata dal Governo Zelensky a fine 2021, la quale ha imposto l'incremento del personale delle Forze Armate di 11.000 unità e la riorganizzazione della vecchia difesa territoriale nelle attuali Forze di Difesa Territoriale.
Secondo il National Resistance Act la Teroborona avrebbe dovuto svolgere missioni ausiliarie dietro le linee dell'esercito regolare. Strutturata su base regionale, la Teroborona è stata mobilitata al momento dell’invasione russa del 24 febbraio scorso ed immediatamente migliaia di civili hanno fatto domanda di arruolamento. Il 6 marzo il numero complessivo di volontari arruolati nelle Forze di Difesa Territoriale era di 100.000, senza contare i volontari stranieri inquadrati nella Legione Internazionale per la Difesa Internazionale dell’Ucraina, la quale fa parte a pieno titolo della Teroborona.
Quando la morsa russa su Kiev sembrava poter investire la capitale, i comandi ucraini hanno distribuito 18.000 armi da fuoco ai cittadini che ne avevano fatto richiesta inserendoli nei ranghi della Teroborona. Insomma, quella “corretta visione della guerra, capace di elevarsi al di sopra di mediocri massime artigianali” di cui parlava Clausewitz nel 1809 nei suoi scritti sul “cittadino-soldato” del Machiavelli (Ein ungenannter Militär an Fichte, als Verfasser des Aufsatzes über. Machiavell), s’è effettivamente diffusa fra i civili in Ucraina, “divenendo patrimonio di ogni cittadino”.
Se una resistenza frazionata non può produrre effetti strategici, è anche vero che forze popolari inquadrate e condotte da ufficiali delle forze regolari (nel pensiero di Clausewitz il “franco tiratore” è infatti sempre inquadrato da ufficiali delle forze regolari e combatte contro un nemico esterno nell’ambito di una guerra difensiva), possono garantire agli Ucraini il raggiungimento di alcuni “aggiustamenti tattici” lungo il fronte, funzionali poi anche agli scopi strategici della guerra.
Nell’ambito dello sforzo bellico ucraino, le forze territoriali hanno chiaramente una funzione “snellente” per le Forze Armate, le quali, per essere efficaci contro i Russi, necessitano di impiegare in combattimento tutte le risorse a disposizione, senza detrarne alcuna per scopi secondari. Non per questo, però, le truppe della difesa territoriale, principalmente unità di fanteria leggera, non sono state schierate in prima linea; anzi, molto spesso esse hanno partecipato attivamente alle battaglie di questa guerra.
Risulta evidente in questo caso che le Forze Armate ucraine, specie per quanto concerne i reparti volontari e territoriali, siano state riorganizzate e vadano in battaglia non seguendo solo ed esclusivamente il principio della bloße Einrichtung (semplice struttura e dunque tecnica ed astratta configurazione organizzativa), ma dando un ampio spazio al Geist tipico delle milizie. E questo tipo di riflessioni, nella pratica applicate nell’Ucraina del 2022, si ritrova nei tre articoli pubblicati da Clausewitz sulla rivista “Minerva” nel 1807 (Historische Briefe über die großen Kriegsereignisse 1806) relativamente alla guerra del 1806-1807 tra Francia e Prussia.
La funzione “ancillare” dei territoriali rispetto alle forze di prima linea, che fa di quella ucraina sì una “guerra di popolo” ma “militarizzata”, si colloca pienamente entro le logiche del pensiero originario di Clausewitz, discostandosi, invece, dalle sue rielaborazioni novecentesche operate dalle scuole russo-sovietica e cinese alle quali, per giunta, la dottrina del generale prussiano ha fornito l’ossatura intellettuale. Sotto questo specifico aspetto, seppur combattuta con lanciarazzi e droni, la “guerra di popolo” ucraina è prettamente ottocentesca poiché non concepisce altro obiettivo strategico o altro scopo politico che non siano quelli stabiliti dai decisori politici e militari, dunque dallo Stato.
La chiave di volta dei successi ottenuti dalla Teroborona in battaglia è legata non agli arruolamenti di massa – che comunque, raggiunta la capacità operativa ottimale di ogni brigata sono stati diluiti – ma all’immediato inquadramento della truppa volontaria, anticipando, quindi, quella che per Clausewitz è una condizione che si verifica solo in un momento successivo della “guerra di popolo” che, prima di essere ben sfruttata dai comandanti regolari, si sviluppa in modo quasi spontaneo grazie agli errori “gestionali” sul territorio occupato da parte dell’esercito invasore. Processo favorito, in questo caso, dalle tattiche stesse dell’esercito ucraino, il quale sta combattendo – eccezion fatta per gli scontri campali di grande entità – una “guerra di guerriglia” e questo si è verificato tanto nelle battaglie difensive di inizio guerra che nell’attuale schema difensivo-controffensivo nel Donbass (dove intorno alla metà di aprile è sembrato quasi che gli Ucraini stessero manovrando per linee interne) e lungo il litorale.
Il pensiero strategico della NATO, fortemente influenzato dalle teorie neo-clausewitziane, ha determinato le trasformazioni della dottrina delle Forze Armate ucraine dopo la guerra nel Donbass, imponendo un carattere ottocentesco ad un conflitto convenzionale del XXI secolo come l’attuale guerra d’Ucraina, spingendo di fatto i Russi a rivedere il piano di guerra ed in un certo senso le loro priorità sul teatro d’operazioni.
Criticata nel corso degli ultimi anni e considerata come la causa teorico-dottrinaria degli insuccessi (politici e dunque anche strategici) degli USA e dei loro alleati occidentali nel mondo, non da ultima la ritirata dall’Afghanistan, nell’Ucraina di questi giorni la teoria neo-clausewitziana, che pone nella guerra tra Stati sovrani la “concentrazione senza limiti della potenza”, sembra aver ripreso vigore. Sono stati smentiti i teorici anti-clausewitziani del calibro di David Kilcullen (2009), che avevano definito la guerra “force-to-force”, dunque lo scontro convenzionale ad alta intensità, come un elemento del passato, criticando apertamente la tesi di Goldenstein e Jacobwitz (1996) sull’aumento di intensità e rapidità del combattimento dovuto alla rivoluzione tecnologica. Così come molti stati maggiori occidentali (su tutti quello francese) hanno visto confermate le loro idee sul ritorno del conflitto convenzionale come elemento base del fenomeno “guerra” che, tradotto, equivale ad un “ritorno all’800” nel secolo XXI. E se è vero che l’Ucraina non può, per evidenti ragioni, permettersi contro la Russia una “concentrazione senza limiti della potenza”, pena il rischio della perdita delle risorse essenziali alla propria resistenza, essa può comunque concepire, sulla scorta dottrinaria NATO, modelli di forze, armamenti e strategie che consentano di economizzare il numero di vittime tra i propri soldati. Da ciò deriva anche la priorità attribuita al fuoco, meglio se stand off, rispetto all’urto delle masse come invece concepito ed attuato dalle Forze Armate della Federazione Russa.
Sotto tale aspetto che, mutuato dalla strategia, si riversa sulla condotta tattica delle operazioni da parte degli Ucraini, la Teroborona ha svolto e sta svolgendo un ruolo fondamentale.
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