Kim Jong-un, leader della Corea del Nord, ha ordinato all'esercito del paese di raggiungere lo stato di “prontezza al combattimento” a seguito della schermaglia avvenuta poche ore fa con la Corea del Sud. E’ quanto riporta l’agenzia Yonhap.
Kim Jong Un ha ordinato all’esercito di prepararsi ad una possibile invasione in qualsiasi momento a partire dalle 8 di questa mattina. La decisione è stata assunta dopo gli incidenti delle scorse ore avvenuti lungo la zona smilitarizzata che separa i due paesi, culminati con uno scontro armato, il primo degli ultimi cinque anni.
"I comandanti militari hanno ricevuto disposizioni in merito a possibili operazioni di assalto contro le strutture di guerra psicologica del Sud".
Le provocazioni sono iniziate il 10 agosto scorso quando Seul avrebbe iniziato a trasmettere dei messaggi audio di propaganda anti-Pyongyang oltre il confine con la Corea del Nord, una pratica non più utilizzata da dieci anni. Sarebbe stata una risposta all’esplosione di una mina, il 4 agosto scorso, avvenuta nella zona smilitarizzata in cui sono rimasti feriti due soldati sudcoreani.
Quella zona, secondo Seul, sarebbe stata minata da Pyongyang, contrariamente a quanto disposto nell’armistizio siglato dai due paesi. I nordcoreani, però, hanno sempre negato di aver collocato mine lungo la zona smilitarizzata, parlando di vero e proprio complotto ordito da Seul. L'Esercito Popolare della Corea del Nord, sabato scorso, ha minacciato di distruggere gli enormi altoparlanti situati a ridosso della zona smilitarizzata, se Seul non li avesse disattivati.
Poche ore fa, infine, la Corea del Nord ha lanciato alcuni colpi di artiglieria contro una base militare della Corea del Sud attraverso la zona demilitarizzata. La risposta di Seoul non si è fatta attendere con decine di colpi da 155 millimetri lanciati venti minuti dopo l’attacco. Non si segnalano vittime.
Seoul e Pyongyang hanno firmato un cessate il fuoco dopo la guerra di Corea, combattuta tra il 1950 ed il 1953. I Paesi restano formalmente in stato di guerra. La Corea del Nord, che ha anche riavviato le proprie missioni di propaganda, è estremamente sensibile a qualsiasi critica al governo gestito dal leader Kim Jong Un, la cui famiglia governa fin dal giorno della sua fondazione, avvenuta nel 1948. Pyongyang teme la guerra psicologica che potrebbe indebolire il potere assoluto di Kim.
La Corea del Sud, che sta ammassando truppe a ridosso del confine, ha confermato che i messaggi audio continueranno ad oltranza.
Reagiremo con forza – ha affermato poche ore fa il presidente sudcoreano Park Geun-hye – ad ogni provocazione.
L’escalation, in una zona sostanzialmente in stato di guerra da oltre mezzo secolo, sarebbe avvenuta subito dopo l’inizio delle annuali esercitazioni militari congiunte tra la Corea del Sud e gli Stati Uniti, ritenute da Pyongyang delle prove di invasione. Seoul e Washington hanno sempre affermato che le esercitazioni sono di natura difensiva.
L’ultimatum di Pyongyang per la cessazione di tutte le attività di propaganda è fissato per domattina. Gli Stati Uniti hanno nella Regione 30 mila soldati (che si uniscono ai 50 mila sudcoreani) nell’ambito dell’esercitazione congiunta. La base USA di Osan ha messo in stato di allerta l’intero 51st Fighter Wing.
Gli Stati Uniti dispongono di una potente aviazione in Corea del Sud formata da F-22, F-18, F-15, F-16, A-10 e B-2. Senza considerare, infine, il supporto che potrebbe arrivare dal mare.