Il 2022 sarà l’anno di avvio del programma DDX, ovvero i nuovi cacciatorpediniere, richiesti dalla Marina, per sostituire la classe Durand de la Penne.
La durata complessiva del programma si aggiro intorno ai 15 anni, con conclusione prevista per il 2035 (la fase degli studi propedeutici è iniziata nel 2021).
I costi complessivi si aggireranno sui 2,7 miliardi di euro. La spesa per la prima tranche sarà pari a 2,35 miliardi di euro, comprendenti gli studi propedeutici, l’acquisizione dei due caccia, una prima fornitura di munizionamento (di artiglieria e missilistico) e il supporto logistico quinquennale.
Le due nuove unità della Marina avranno un dislocamento pari a 11.000 tonnellate, con una lunghezza complessiva di 175 metri. La propulsione sarà di tipo CODOGAL (COmbined Diesel Or Gas And eLectric), che consente l'uso di turbine a gas o diesel, oltre alla possibilità di passare all’elettrico per le velocità inferiori.
Per quanto concerne l’armamento sarà installato a prua il cannone da 127/64 LW, in grado di sparare il munizionamento guidato Vulcano. I pezzi da 76/62 (Sovraponte) saranno almeno tre, con relativo munizionamento Davide/Dart. Per la difesa ravvicinata, come al solito, si farà ricorso alle mitragliere da 25/80 (25x137 mm), con funzionamento manuale. Mentre sarebbe più opportuno installare cannoni da 35, in grado di utilizzare munizioni contenenti cilindri al tungsteno, efficaci anche contro i droni.
Le note dolenti si hanno quando si passa all’armamento missilistico.
Dietro il cannone saranno installate 16 celle VLS A50 che conterranno altrettanti (?) missili superficie-aria Aster-15/30.
Si è parlato anche di celle VLS A70, più capienti (in grado di alloggiare missili antinave e da crociera).
Da tempo la Marina sta valutando l’acquisizione di missili da crociera per battere bersagli in profondità (deep strike). Si è ventilata l’ipotesi di adottare i missili MBDA Scalp Naval (versione navalizzata dello Storm Shadow in servizio nell’Aeronautica Militare), con gittata massima di 1.600 km. Tale richiesta credo appaia irrealizzabile: il decisore politico difficilmente autorizzerà l’acquisizione di tali sistemi d’arma, nonostante siano “strumenti” necessari se si vuole avere credibilità in campo internazionale.
Al centro del nuovo caccia ci saranno altre 48 celle VLS A50 (oppure A70), per alloggiare altri Aster, tra cui gli Aster-30 Block 1N, quest’ultimi con capacità anti MRBM (Medium-Range Ballistic Missile).
Restano da imbarcare i missili antinave/land attack. Se non verranno installate le celle A70 si dovranno impiegare i nuovi Teseo Mk-2/E nei soliti contenitori/lanciatori (in numero di 8), dando così la possibilità – a un eventuale nemico – di poter sapere in anticipo di quanti missili antinave dispone l’unità.
A conti fatti le due nuove unità della Marina potranno disporre di sole 64 celle VLS (ormai ad Annapolis le capacità di una nave da guerra si misurano in base al numero di celle VLS). Per fare un paragone i caccia cinesi Tipo 055 dispongono di 116 celle, le classe Arleigh Burke (foto) della U.S. Navy, pur essendo un progetto degli anni ’80 dello scorso secolo, hanno 96 celle Mk.41. Ma le navi citate sono strumenti per garantire gli interessi nazionali, l’Italia sembra invece varare navi per l’industria nazionale.
Insomma, ci sarà il serio rischio di mettere in mare due nuovi caccia poco armati ma dai costi elevati, sia per quanto riguarda la costruzione che per la manutenzione.
Foto: web / U.S. Navy