Difesa antimissile: La Russia punta sui numeri ed investe a nord

19/11/14

L’area di Mosca è protetta da 68 missili intercettori contro un possibile attacco portato da un nemico (Stati Uniti/NATO) dotato di armi nucleari. E’ quanto ha affermato il sotto-segretario per il controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale Rose Gottemoeller durante la sua visita in Romania, poche ore fa.

La barriera difensiva russa contro un possibile attacco balistico è numericamente superiore a quella schierata dagli USA che, attualmente, dispongono di trenta intercettori, a cui se ne aggiungeranno altri 14 nei prossimi anni. 24 missili in meno, comunque, rispetto a quelli schierati dai Russi.

Gli Stati Uniti, attualmente, hanno due sistemi di difesa missilistica strategica sul proprio territorio: in Alaska ed in California. O meglio, questi sono quelli che conosciamo ufficialmente. La Russia ha un solo sistema dello stesso tipo attivo nella zona di Mosca: l’A-135, attivo 24 ore su 24 (totalmente inefficace contro un attacco multitestata).

Certamente, lo “Scudo” dovrebbe ampliarsi comprendendo un terzo sito di difesa missilistica in Europa.

Mosca ha sempre preteso garanzie legalmente vincolanti, mentre la NATO ha ribadito il 'pieno rispetto' del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF), quelli che un tempo erano chiamati “Euromissili”.

Il timore è che gli elementi di difesa missilistica che a poco a poco giungeranno in Europa possano violare l'equilibrio strategico e minare la stabilità internazionale.

Gli Stati Uniti la NATO, infatti, prevedono radar e sistemi di difesa basati a terra e sul mare con gli “Aegis” in Romania, Turchia, Spagna e Polonia.

Il tallone d’Achille russo: l’Artico

Un attacco missilistico ad alta precisione contro la Russia sarebbe efficace soltanto se portato da lanciatori schierati nella regione artica. I missili lanciati da altre regioni sarebbero in grado di distruggere obiettivi marginali, a causa della loro limitata autonomia di volo.

Il dispiegamento di truppe nell’Artico è iniziato nel dicembre scorso con l’invio di unità di guerra elettronica mentre presso la città di Vortuka, a nord del circolo polare.

La Russia prevede di completare la rete di rilevazione radar artica entro il 2018. Quattro stazioni radar classe “Voronezh” sono già attive. Due radar classe “Voronezh” modello “DM”, seimila chilometri di scoperta con capacità di tracciare simultaneamente 500 target, sono pienamente attivi nel territorio di Krasnodar e nella regione di Leningrado. Le stazioni radar nelle regioni di Kaliningrad e di Irkutsk sono in fase di test di funzionamento.

I radar “Voronezh”, possono essere rapidamente ridistribuiti e richiedono un equipaggio ridotto, rispetto alla generazione precedente. La Russia metterà in servizio di combattimento sette radar classe “Voronezh” nei prossimi cinque anni. I nuovi radar sostituiranno gli obsoleti sistemi classe “Dnepr” e “Daryal”.

Il disegno di Mosca prevede anche un radar di difesa aerea completamente automatizzato in grado di rilevare ogni tipo di minaccia, compresi missili da crociera e velivoli senza pilota, ad una distanza massima di 3 000 chilometri. Il radar di allarme precoce automatizzato, soprannominato “Container”, permetterà di coprire la maggior parte dell'Europa.

Dal 2 dicembre scorso, il sistema è in fase di prova presso la città di Kovylkino. Salvo imprevisti, potrebbe diventare pienamente operativo entro la fine del 2015.

Specifiche, numero di stazioni radar ed ubicazione sono coperti da segreto militare.

Franco Iacch

(foto: US Department of State / archivio Presidenza russa)