Il Corpo dei Marine degli Stati Uniti ha ricevuto la prima coppia di F/A-18 Hornet rigenerata dalla Boeing. Parliamo di piattaforme dismesse, precedentemente stoccate nel deserto dell’Arizona. Nell’ambito di un contratto siglato con la Boeing nel 2014, il Corpo dei Marine riceverà 30 “nuovi” F/A-18, gli stessi parcheggiati da anni nel deposito della Davis-Monthan Air Force Base, vicino Tucson. È un fatto raro, ma non eccezionale. Basti pensare che durante la guerra in Iraq, il Corpo dei Marine richiamò in servizio gli elicotteri Super Stallion per sopperire alle perdite dovute all’usura dell’utilizzo costante in Medio Oriente.
Al di là degli slogan, i tagli alla difesa stanno avendo degli effetti devastanti sull’aviazione americana. Nel 1991, la forza aerea statunitense era di 134 squadriglie di caccia. Oggi sono 55. L’età media di un velivolo militare USA è di 27 anni. Quello che sta avvenendo per la flotta aerea del Corpo dei Marine è un classico esempio della reale situazione dell’aviazione militare statunitense.
Ufficialmente, l’United States Marine Corps possiede una forza aerea combattente, acquistata tra gli anni ’80 e ’90, di 276 F/A-18 Hornet, più di due terzi con capacità operativa. Il 20 aprile scorso, il tenente generale Jon Davis, vice comandante dell’aviazione dei Marine, in un’audizione al Senato, ha affermato che soltanto 87 caccia su 276 sono realmente in grado di volare, pari al 32% della flotta. Il resto è in manutenzione o in attesa di aggiornamento. Entrambe le operazioni possono avvenire soltanto previa disponibilità economica.
I militari accusano l'industria aerospaziale statunitense, rea di una produzione di parti di ricambio non abbastanza veloce per supportare le operazioni della flotta. Il Pentagono si è rivolto anche ai politici, accusandoli indirettamente di protrarre le decisioni essenziali che hanno soltanto peggiorato l’usura degli aerei. Eppure i Marine precisano che per combattere tutte le guerre americane nel globo, avrebbero bisogno sempre del 58% dei caccia F/A-18 della flotta. Le statistiche mascherano la reale portata della crisi. I marine mantengono circa 40 Hornet tra il Medio Oriente ed il Pacifico occidentale per attacchi aerei contro l’Isis e per i pattugliamento a ridosso dell’area cinese e nord-coreana. Altri 30 F/A-18 sono destinati alla formazione dei piloti. Ciò significa che soltanto 17 Hornet sono pilotabili da centinaia di piloti che devono volare almeno un paio di volte a settimana.
Gli attuali squadroni da combattimento potrebbero, in un futuro conflitto, esporre le altre forze (fanteria e marina) al nemico: possibilità mai paventata per le precedenti generazioni. Da qui la decisione di rigenerare le cellule di trenta Hornet che hanno già superato le seimila ore di volo previste, estendendo la loro vita operativa di altre duemila ore.
Gli Hornet rigenerati saranno portati allo standard C. Boeing garantisce altri dieci anni di attività per le cellule, con un utilizzo moderato. Altri quattro Hornet saranno consegnati entro il prossimo settembre, con quindici velivoli in linea di volo per la fine dell’anno. I trenta Hornet rigenerati dovrebbero consentire ai Marine di garantire maggiore disponibilità per i reparti in addestramento e rendere più agevole la transizione verso l'F-35. Il Corpo dei Marine, che ha dichiarato operativa la sua prima squadriglia JSF nell’estate scorsa, spera di attivarne una seconda entro la fine di giugno. La nuova flotta dei Marine dovrebbe essere composta da 420 F-35 in 22 squadriglie entro il 2032.
I Marine, però, non sarebbero esenti da colpe: l’aver atteso per venti anni una nuova piattaforma, oggi troppo costosa, a discapito degli investimenti necessari per la prontezza della flotta. Alla fine del 1990, ai Marine fu proposta la transizione verso il Super Hornet che la U.S. Navy stava sviluppando per le sue portaerei. La decisione del Corpo dei Marine, si rivelerà essere fatale (con il senno di poi). Il Super Hornet fu scartato in attesa dell’F-35 che nel 1990 sarebbe dovuto entrare in servizio nel 2006. Sappiamo come andrà a finire. Ad oggi, l’F-35B costa mediamente il triplo di un nuovo F/A-18E/F acquistato dalla U.S. Navy. Il Corpo dei Marine ha scommesso tutto sullo JSF.
Da rilevare, infine, la nota del Government Accountability Office dello scorso marzo. "Il costo di estendere la vita degli aerei da combattimento e l'acquisizione di altri sistemi d'arma, pur continuando a produrre e schierare il nuovo velivolo F-35, pone significativi rischi economici in un periodo di bilanci austeri per la difesa".
(foto: USMC)