Lo scontro tra le ambizioni del programma Joint Strike Fighter (JSF) e F-35 contro i propri limiti e detrattori continua anche nel 2021. Il capo di stato maggiore dell’U.S Air Force (USAF), il generale Charles Q. Brown Jr., ha preso tutti di sorpresa quando ha annunciato che l’USAF sta conducendo uno studio per definire il giusto ‘mix’ futuro tra caccia, aerei d’attacco, bombardieri e altri aeromobili strategici. Il generale Brown ha aggiunto: “Se abbiamo la possibilità di costruire qualcosa con ancora più capacità a un minor costo e in maniera più veloce, perché non farlo? Non mi riferisco a comprare qualcosa di già pronto, ma guardare fuori verso una soluzione che possiamo fabbricare”. Queste affermazioni, rilasciate lo scorso 17 febbraio durante un incontro con i media specializzati nel settore, hanno acceso i campanelli d’allarme di stampa, esperti ed industria. L’incertezza generata, ha immediatamente alimentato speculazioni di ogni tipo e rafforzato le posizioni dei numerosi detrattori del ‘Lightning II’, che vorrebbero il programma terminato.
I dubbi sulla sorte degli F-35 o su un possibile taglio degli ordini dell’Air Force americana hanno avuto però vita breve. Il 25 febbraio, appena otto giorni dopo le prime dichiarazioni, lo stesso generale Brown ha chiarito le propria posizione, durante un intervento presso l’Air Force Association’s Aerospace Warfare Symposium: “Gli F-35 sono il cardine delle nostre capacità caccia e d’attacco, (…), li abbiamo adesso e li avremo anche in futuro; le ragioni dietro a questo studio sono di avere una migliore comprensione non solo di come evolverà la situazione degli F-35, ma anche gli altri aspetti che circondano gli F-35; nel provare a prendere decisioni devo essere in grado di capire come si presenterà la USAF in una prospettiva tra i 10 e i 15 anni”.
Lo scalpore destato dalle parole del generale Brown è riconducibile principalmente a due riferimenti presenti nella prima dichiarazione: il “less cost” (minor costo) e “take a look at something else out there that we can build” (la nuova soluzione da fabbricare).
Il primo riferimento è sicuramente da associare agli elevati costi di sviluppo e operativi degli F-35; nonostante sia un’ottima piattaforma, se non la migliore attualmente disponibile, gli alti costi operativi ($ 36.000 per ora di volo) e di aggiornamento rimangono una criticità ancora da risolvere. Un problema non da poco se si considera che il programma JSF era stato strutturato intorno al concetto dell’“affordability”(l’accesso a basso costo). Affordability che avrebbe dovuto garantire il giusto equilibrio tra la letalità, supportabilità e capacità di sopravvivenza dell’aereo e l’andamento dei costi (ricerca e sviluppo, operazioni e supporto, e produzione).
Il secondo riferimento era un’allusione ad un possibile programma di difesa per un nuovo caccia di 4°++ o 5°- generazione. In caso di parere favorevole da parte dello studio dell’USAF, il nuovo sistema d’arma andrebbe a modificare il mix di caccia nell’Air Force e aggiornandone le capacità disponibili. Sebbene Brown sia aperto a questo tipo di soluzione, c’è da considerare una molteplicità di fattori che possono rendere tale idea se non impossibile, molto difficile da realizzare; tra questi:
- un possibile malcontento dell’Industria della Difesa Americana verso il nuovo programma – questo implicherebbe ulteriori gare per aggiudicarsi l’incarico, senza la certezza che il Dipartimento della Difesa rispetti l’impegni di acquisto sottoscritti;
- nessuna garanzia che con il nuovo caccia non si verifichino gli stessi rialzi dei costi e ritardi, avvenuti con gli F-35;
- opposizione dei membri del congresso e dei lavoratori della filiera F-35;
- critico rialzo dei costi per completamento produzione dei restanti F-35 e del loro supporto;
- gli U.S.A verrebbero meno all’impegno sottoscritto con i 9 partner alleati nel programma JSF.
Le esternazioni del generale Brown sono state considerate come le prime critiche (indirette) ufficiali di un’alta carica verso il management del programma Joint Strike Fighter.
Le dichiarazioni del capo di stato maggiore dell’Air Force americana hanno trovato un forte eco in tutto il settore. Le polemiche sui social media non si sono fatte attendere, tra chi interpretava le parole del generale come la fine del programma JSF e chi le considerava semplicemente un’uscita infelice, o una provocazione a Lockheed Martin a fare meglio. Il livello del dibattito ha costretto l’ufficio di coordinamento del programma JSF (Joint Program Office) a dover intervenire, chiarendo che non c’è alcuna intenzione di diminuire le prospettive sulle unità che verranno acquistate dall’USAF (1.763 F-35A circa).
Quando una semplice ipotesi riesce a suscitare opinioni cosi divergenti e polemiche tanto accese, rappresenta l’importanza del programma JSF per il futuro dell’aviazione militare. In queste circostanze, le conclusioni dello studio in atto dall’Air Force (che verrà consegnato entro il prossimo anno) sottolineeranno molto probabilmente le eccellenti qualità della piattaforma omnirole F-35, sconsigliando lo sviluppo di un nuovo caccia poiché i rischi sarebbero maggiori dei benefici conseguibili.
A quel punto, lo scenario più plausibile per l’USAF vedrà delinearsi quattro principali direttrici d’investimento e sviluppo: Intelligenza Artificiale, UCAV (es. Loyal Wingman di Boeing), il B-21 “Raider” e il programma Next Generation Air Dominance (NGAD – caccia di sesta generazione).
Qualsivoglia sia stata la ‘ratio’ dietro le affermazioni del generale Brown, gli va dato il merito di esser riuscito sia a richiamare nuovamente l’attenzione sulle criticità del programma JSF
sia con poche parole ad ammorbidire la posizione di Lockheed Martin, ottenendo maggiore potere di contrattazione.
Foto: U.S. Air Force