Entro il 2020, Lockheed Martin sarà in grado di costruire 17 F-35 al mese, rispetto al tasso attuale che si attesta sui tre velivoli. E’ quanto confermano dalla società americana. Nonostante all’inizio del programma, l’azienda statunitense prevedeva di costruirne 20 al mese, i ritardi ed i tagli alla Difesa USA hanno rivisto quella stima.
La precisazione si è resa necessaria dopo un comunicato a firma di Alcoa, azienda che ha appena siglato un contratto da 1,1 miliardi di dollari per la fornitura di titanio per l’F-35 dal 2016 al 2024. Nel medesimo comunicato, da Alcoa hanno affermato che supporteranno la “full-rate production” di 13 velivoli al mese fissata entro la metà del 2020. Significherebbe, quindi, una produzione di 156 F-35 l’anno, rispetto ai 204 previsti dalla Lockheed.
Hanno commentato stizziti dal colosso americano. “Non possiamo parlare per Alcoa. Il nostro obiettivo è fissato a 17 velivoli al mese”.
La strategia militare degli Stati Uniti, almeno idealmente, è strutturata in modo da sconfiggere contemporaneamente due nemici distinti in diverse parti del mondo ed essere in grado di difendere da ogni attacco il territorio americano. Il problema è che alcuni aerei dell’Air Force hanno raggiunto i ventisette anni di attività. L’invecchiamento della flotta aerea militare è ormai fin troppo evidente e sono necessari nuovi bombardieri e caccia.
Nonostante i continui appelli delle forze armate USA per fondi extra, la spesa militare degli Stati Uniti rimane la più elevata al mondo, con un budget di 640 miliardi di dollari nel 2014. Gli Stati Uniti spendono più di Cina, Russia, Arabia Saudita, Francia, Regno Unito, Germania, Giappone e India messi insieme. Nel bilancio 2015 della US Navy, presentato oltre un anno fa, per la prima volta dal 1980 non figurava alcuna acquisizione dell’Hornet. L’ultimo ordine risale al 2013, con consegna dei caccia prevista per il 2016. L'ultimo dei 138 EA-18G Growler (versione da guerra elettronica - foto a dx) è stato inserito nel bilancio 2014. Il Congresso, tuttavia, ha aggiunto altri quindici Growler nel bilancio 2015, rispondendo a una richiesta specifica della Marina per soddisfare un bisogno tattico congiunto. Una strategia per mantenere attiva la linea di produzione negli stabilimenti Boeing fino al 2017.
La situazione è la seguente. La Marina più potente del mondo dispone di 600 caccia F/A-18C Hornet e Super Hornet, ma per soltanto 340 di essi è prevista la sostituzione con i nuovi F-35C. Come si sa, l’F-35C non raggiungerà la Capacità operativa iniziale prima del 2018 con produzione che si attesterà al ritmo di 17 velivoli l’anno dal 2020. Saranno necessari, però, altri due anni per raggiungere la piena capacità della piattaforma F-35C. Tempistica che, purtroppo, non ha tenuto conto dei nuovi teatri in Iraq del nord ed in Siria occidentale. Gli Hornet, infatti, dovranno volare molto più a lungo rispetto a quanto previsto dal loro ciclo vitale. Dalle seimila ore di volo previste, la Marina spera, grazie ad un programma di estensione della vita di servizio (SLEP), di portare almeno 150 aerei ad una vita operativa di diecimila ore (il massimo tetto fissato dal Naval Air Systems Command).
Ad oggi, considerando i tagli al bilancio, la Marina ha in manutenzione tra i 65 ed i 70 F/A-18C. Gli altissimi livelli di stress cui sono sottoposti i caccia, però, hanno evidenziato preoccupanti livelli di corrosione su un numero maggiore di caccia (parliamo sempre di piattaforme che operano in mare). Secondo una recente stima, sarebbero più di cento gli Hornet che richiedono urgente manutenzione. Senza dimenticare che il programma di “estensione di mezza vita” per i Super Hornet si è atteso per oltre un decennio.
Al 30 gennaio 2013, la flotta Super Hornet ha raggiunto complessivamente 1,131,122 ore di volo. Anche se la produzione degli F-35C si portasse, stima assolutamente utopistica, a 35 velivoli l’anno, sarebbero sempre necessari dai due ai tre nuovi squadroni di Hornet. Ma come sappiamo, Lockheed riuscirà a produrne solo la metà.
(foto: Lockheed Martin / Boeing)