F-35: Studio conferma "non potrebbe vincere contro i caccia cinesi, ma..."

06/07/15

Il fallimento nel dogfight dell’F-35 non ha stupito gli addetti ai lavori. Anzi, le scarse capacità nel combattimento manovrato erano già state previste dall’analista americano John Stillion che nel suo studio, Trends in Air-to-Air Combat: Implications for Future Air Superiority, ha analizzato 1450 combattimenti aerei dal 1965 al 2002.

Stillion non ha solo aveva previsto la scarsa capacità dell’F-35, ma ha anche proposto una soluzione. Lo studio, a cura del Center for Strategic and Budgetary Assessments, è stato pubblicato lo scorso aprile ed è stato preso come riferimento dal sito War Is Boring (lo stesso che ha pubblicato il report dell’esercitazione F-35 Vs F-16).

“Era il 2008. L'F-35 era ancora nel bel mezzo del suo sviluppo da 400 miliardi di dollari. I costi continuavano a lievitare e ben presto, dal Pentagono si sarebbero resi conto dei problemi tecnici che avrebbero ritardato di diversi anni l’entrata in servizio del caccia. Nell’agosto di quell’anno, la Rand Corporation, think-tank della California, pubblicò uno studio su una simulazione aerea. Lungo lo stretto di Taiwan, era stato simulato uno scontro tra caccia cinesi ed americani. La formazione americana, formata da F-22 e F-35, sarebbe entrata in battaglia dalle basi in Giappone e dall’Isola di Guam”.

Fu proprio Stillion, ex istruttore di tattica aerea dell’Air Force, a curare lo studio intitolato "Pacific Vision". Nello scenario simulato, 72 caccia cinesi pattugliavano lo stretto di Taiwan. Contro questa forza si alzarono in volo 26 caccia americani, gli unici sopravvissuti da un precedente attacco missilistico nemico che ha distrutto tutti gli avamposti alleati.

La forza USA era composta da 10 F-22 e 16 F-35. Gli F-22 ingaggiano subito il nemico, lanciando tutti i missili a disposizione. Alcuni di questi missili raggiungono il bersaglio, ma i cinesi continuano ad avanzare. Viene allora dato l’ordine ai sedici F-35 rimasti nelle retrovie di ingaggiare i caccia cinesi.

“In tutte le simulazioni effettuate, gli ingombranti e lenti F-35, progettati in modo da soddisfare le esigenze dell’Aeronautica Militare, della Marina e dei Marine, sono stati abbattuti”.

"L'F-35 è doppiamente inferiore: scarsa accelerazione e velocità di salita”.

Da rilevare che Stillion pone contro i caccia cinesi la versione ultima dell’F-35, quella con tutti gli upgrade che dovrebbero essere implementati nel caccia entro il 2040, ma nonostante tutto l’esito è stato il medesimo.

Sette anni dopo quello studio, emerge la relazione dello scontro simulato tra l’F-35 ed un F-16 pubblicata sul sito War Is Boring. Nello studio, Stillion propone anche una soluzione. “Per decenni, USA, Cina e Russia hanno investito miliardi di dollari per costruire caccia veloci ed agilissimi, provando anche a conferire a questi ultimi una bassa osservabilità ai radar nemici. Ma proprio gli americani, non sono riusciti a creare un caccia che potesse essere superiore alle controparti russe o cinesi. L’F-35 è un caccia di livello medio che, quasi certamente, avrebbe la peggio in ogni scontro moderno”.

Per Stillion, l’ossessione del Pentagono per le velocità e la manovrabilità va rivista. “L’obiettivo in uno scontro aereo è sempre la vittoria, no? E per ottenerla non è necessario essere veloci o agili, considerando i costosi compromessi necessari per una cellula che dovrebbe essere stealth ed agile”.

Dopo aver analizzato 1400 combattimenti aerei tra il 1965 e il 2002, Stillion ha concluso che l’avionica e la capacità dei missili sono più importanti della velocità e della manovrabilità. “Se un aereo, scortato magari da droni armati, riuscisse ad avvistare da lontano un nemico e se avesse la possibilità di bersagliarlo con decine di missili, quanto conterebbe la sua scarsa velocità e manovrabilità? Soprattutto se la sua bassa velocità e la mancanza di agilità venissero compensate da una suite di sensori di sesta generazione e da decine di missili”.

Cosa sostiene quindi Stillion? Una fusione della cultura americana della migliore tecnologia esistente con la filosofia russa/sovietica dell’essere armati fino ai denti?

“Il caccia di sesta generazione? Lo abbiamo già. Anzi, ne abbiamo parecchi in grado di essere ottimizzati come piattaforme pesantemente armate a lungo raggio. La presenza umana a bordo è facoltativa”.

“Il caccia di sesta generazione? Un bombardiere B-2 armato con missili Phoenix (certamente Stillion ha ripensato alla teoria che ha dato vita all’amatissimo Tomcat, una piattaforma missilistica a protezione della flotta e non un fighter puro), scortato da sciami di X-47B”.

Stillion conclude il suo studio affermando che in uno scontro del futuro, la velocità e l’agilità non conteranno praticamente nulla.

Franco Iacch

(foto: Lockheed Martin)