Gli Ecranoplani dell’Ufficio Beriev nati da Roberto Bartini

(di Stefano Peverati)
09/11/20

Ricollegandomi al precedente articolo del 6 novembre, negli anni 60 in Unione Sovietica gli ecranoplani non erano materia di studio solo da parte del Central Hydrofoil Design Bureau con Alexeyev, ma anche l’ingegner Bartini, italiano naturalizzato sovietico, per conto del Beriev Design Bureau stava sviluppando, già dal 1956, il piccolo ecranoplano Beriev Be-1 propulso da un turbogetto Tumanskij RU-19 che sarebbe servito come prototipo per lo sviluppo della Wing-In-Ground-effect.

A inizio anni 70, i sottomarini americani classe George Washington e Ethan Allen assieme ai britannici classe Resolution armati di missili Polaris costituivano una grave minaccia per l’URSS e Bartini portò allo sviluppo il Bartini Beriev VVA-14 (Vertikal’no-Vzletayushchaya amfibiya) in grado di decollare dall’acqua, grazie all’effetto suolo, per volare a 350 nodi fino a 1320 miglia di distanza.

L’ingegner Bartini decise di sviluppare il progetto in tre fasi con lo stesso numero di prototipi gradatamente sempre più equipaggiati. Il VVA-14M1, utilizzato come banco prova sia per tecnologia che per aerodinamica e dotato di galleggianti rigidi volò, per la prima volta il 4 settembre 1972 da una pista convenzionale propulso da due turbofan Soloviev D-30M.

A questo primo prototipo sarebbe seguito il VVA-14M2 dotato di motori di ascensione per far lievitare il velivolo dal suolo prima dell’avvio dei propulsori 12 Rybinsk RD-36-35PR che gli avrebbero conferito capacità VTOL e sistemi di controllo fly-by-wire. Infine, la versione finale VVA-14M3 che poteva essere armata ed equipaggiata con il sistema antisom Burevestnik ed il MAD Bor-1.

Nel 1974 vennero installati sul prototipo M1 galleggianti gonfiabili che causarono notevoli problemi nelle fasi di fluttuazione e galleggiamento al punto che si dovette tornare ad utilizzare la versione rigida facendo iniziare i test anfibi solo l’11 giugno 1975. Questi ritardi, assieme alla morte di Bartini, avvenuta il 6 dicembre 1974, e alla mancata consegna dei propulsori Rybinsk, portarono ad una forte dilatazione del progetto che si concluse nel 1987 con 107 voli di prova e 103 ore. L’unico esemplare rimanente, il No.19172, venne consegnato al Museo Centrale dell’Aeronautica Sovietica di Monino dove attualmente è presente parzialmente smantellato.

Il VVA-14 fu il canto del cigno di uno dei più grandi progettisti aeronautici sovietici, tra i suoi progetti è necessario ricordare lo Stal’-7 che stabilì il record mondiale in circuito chiuso sui 5000km completandoli in 12 ore e 31 minuti nell’agosto 1939. Arrestato nel corso delle purghe staliniane, il suo Stal’-7 rielaborato da Ermolaev divenne il bombardiere a lungo raggio Er-2 fautore delle incursioni su Berlino e altri territori del Reich, inoltre, durante la prigionia collaborò con Tupolev per lo sviluppo del famoso Tu-2. Durante la guerra sviluppò lo RD-114, anche se rimase solo su carta a causa dei problemi di sviluppo al propulsore a razzo, un intercettore di punto dal design molto simile al Messerschmidt Me-163. Terminata la Grande Guerra Patriottica uscì dalla prigionia e si dedicò allo sviluppo di una soluzione di ala a doppio delta, utilizzata alcuni decenni dopo sul Tupolev Tu-144, e successivamente a progetti di aerei da trasporto e di grandi dimensioni collaborando con Antonov per lo schema costruttivo del pieno di carico di quelli che saranno gli An-8 e An-10 sfruttati successivamente anche da Ilyushin.

Foto: web / Alex Beltyukov