È stata resa pubblica la lista degli armamenti (dal valore di circa 775 milioni di euro) che gli Stati Uniti forniranno agli ucraini per continuare a resistere all’attacco russo.
Insieme ai missili anticarro, TOW e Javelin, ai pezzi di artiglieria, questa volta da 105 mm (probabilmente light gun M-119), ai mini droni e all’immancabile munizionamento per le piattaforme HIMARS (High Mobility Artillery Rocket System), ovvero missili a medio raggio ATACMS (Army Tactical Missile System), figurano anche i missili aria-superficie antiradiazioni AGM-88 HARM (High-speed Anti Radiation Missile).
Il Pentagono rende noto quindi l’invio di un sistema d’arma assai complesso, in dotazione a poche aeronautiche in ambito NATO, dichiarando che saranno integrati sui velivoli in dotazione all’aviazione di Kiev.
L’Aeronautica Militare italiana utilizza l’ultima versione degli HARM, l’AGM-88E, con i quali arma i Tornado IDS-ECR (Electronic Combat Reconnaissance) per le missioni SEAD (Suppression of Enemy Air Defences).
Gli americani hanno deciso di integrare il missile sul MiG-29 Fulcrum (all’inizio della "Operazione Speciale" ne erano in servizio 51 esemplari).
"Abbiamo stabilito che l'integrazione dell'AGM-88 HARM sul MiG-29 è tecnicamente fattibile", ha affermato un funzionario del Pentagono che ha aggiunto - “abbiamo fornito loro quella capacità. Questa è quindi di fatto la seconda tranche di missili HARM che stiamo consegnando loro”.
Il Pentagono non ha specificato la versione dell’HARM integrata sui velivoli ucraini, potrebbe trattarsi dell’AGM-88D con guida INS/GPS oppure della versione AGM-88E AARGM (Advanced Anti Radiation Guided Missile). Quest’ultima è caratterizzata dall’installazione da una nuova unità di guida con ricevitore GPS, da un processore del segnale digitale e da una testa per la guida terminale multimodo, comprendente una antenna anti-radiazioni aggiornata ed una nuova antenna ad onde millimetriche. Queste caratteristiche permettono al missile di colpire sia bersagli che emettono radiazioni sia bersagli non emittenti.
Qualunque sia la versione ceduta a Kiev, il processo di installazione su velivoli (ex sovietici) non in forza alle aviazioni dell’Alleanza comporta un lungo periodo di integrazione, probabilmente iniziato ancor prima che le forze russe invadessero il territorio ucraino.
Foto: U.S. Marine Corps