Guerra corazzata: le lezioni apprese dal passato

(di Tiziano Ciocchetti)
18/10/22

La guerra in Ucraina ha riportato in primo piano le operazioni ad alta intensità, dove si fa ricorso a una elevata meccanizzazione delle forze in campo e, tra l’altro, a un massiccio impiego di reparti corazzati.

I russi, come da loro dottrina, hanno utilizzato gli MBT per sfondare le linee ucraine, perdendone tuttavia in gran numero a causa dei sistemi anticarro (a medio e lungo raggio), dell’artiglieria (monotubo e pluritubo) e delle loitering munitions.

Si potrebbe asserire che il tempo dei carri armati pesanti, forse, sia tramontato, proprio per la proliferazione sul campo di battaglia di sistemi d’arma variegati e dalle potenzialità in continuo sviluppo.

Le guerre del passato, spesso, hanno fornito lezioni che poi sono state messe in pratica nei conflitti successivi.

Nel campo della guerra corazzata, riteniamo che i conflitti della seconda metà del ‘900 in Medio Oriente, combattuti dai reparti corazzati israeliani, abbiano fornito importanti insegnamenti in merito.

Il corpo corazzato israeliano impiegò il carro pesante Centurion (con una massa di 52 t) sia nella Guerra dei Sei Giorni (1967) che nella Guerra dello Yom Kippur (1973).

Il carro armato Centurion venne sviluppato dai britannici durante la Seconda Guerra Mondiale come carro principale da battaglia (MBT) sotto la denominazione di A41. I primi prototipi furono pronti all’inizio del 1945 ed erano armati con un cannone da 76 mm.

Le prime truppe che impiegarono il Centurion su vasta scala in un combattimento furono quelle israeliane che avevano acquisito il carro da diversi paesi, con enormi problemi di logistica. Nonostante le difficoltà, nel corso del 1967, gli israeliani riuscirono a montare sul carro un motore più potente (Teledyne Continental AVDS-1790-2A diesel) e ad armarlo con il cannone rigato L7A1 da 105/52 mm.

La Guerra dei Sei Giorni si dimostrò un ottimo banco di prova per l’impiego delle forze corazzate quando queste debbono affrontare un nemico numericamente superiore. Nel corso della campagna contro l’Egitto, l’Esercito israeliano impiego tre principali task forces corazzate, equipaggiate con carri Centurion, M-48A2 Patton e alcuni SuperSherman. Queste avanzarono rapidamente contro le forze corazzate egiziane, numericamente superiori e principalmente con carri ex sovietici T-34/85, S-3, T-54 e semoventi Su-100.

Fortunatamente per le colonne corazzate israeliane, molti dei carri egiziani erano stati posizionati in capisaldi fissi (a “riccio”). Tale tattica sacrificava completamente la loro possibilità di manovrare in campo aperto e permise ai corazzati con la stella di david di superarli rapidamente per penetrare nelle retrovie. Le task forces riuscirono a raggiungere gli importanti passi di Giddi e di Mitla e a chiuderli. I corazzati israeliani continuarono quindi la loro avanzata verso il Canale di Suez: in sei giorni tutto era terminato.

Sul fronte nord, invece, le forze corazzate israeliane operarono contro le forze siriane principalmente sulle alture del Golan e sugli altipiani circostanti. Vi era scarsa possibilità di effettuare lo stesso tipo di azione del Sinai e la maggior parte delle operazioni da parte dei carri (principalmente carri leggeri AMX-13 e Sherman) furono di appoggio ravvicinato alla fanteria. L’intera campagna contro i siriani durò 27 ore.

Sul fronte giordano, l’attività delle forze corazzate israeliane rimase limitata al livello di compagnia, comunque poco impiegate nella breve operazione che portò alla conquista di Gerusalemme.

Nella Guerra dei Sei Giorni, il corpo corazzato israeliano si dimostrò in grado di localizzare e colpire i carri nemici a distanze superiori ai 2.000 metri e riuscirono a far fronte sia ai carri danneggiati dal fuoco nemico sia da quelli prodotti dai lunghi percorsi ad alta velocità attraverso il deserto.

Ma non furono solo questi i motivi del successo degli israeliani nella campagna del Sinai. Dipesero in realtà dalla combinazione di manovre ad alta velocità, stretta cooperazione interarmi ed elevato grado di addestramento di tutti i soldati delle IDF. Tanto più stupefacente appare il fatto che si trattava di personale composto per la maggior parte da riservisti, passati direttamente dalle loro abitazioni e dai luoghi di lavoro ai posti di combattimento.

Nel 1973 scoppiò la Guerra dello Yom Kippur.

Questa volta gli israeliani vennero colti di sorpresa mentre grandi forze egiziane attraversavano il Canale e i siriani a nord scendevano dalle alture del Golan. Nel Sinai, molti contrattacchi disperati, spesso con l’impiego dei Centurion, vennero lanciati contro le truppe egiziane, ma i carri israeliani si scontrarono presto con i missili filoguidati, forniti agli egiziani dai sovietici, AT-3 Sagger, con cui distrussero diversi Centurion.

A mano a mano che altre truppe e altri carri affluivano nell’area della battaglia, tali costosi contrattacchi aumentarono presto di coesione e di forza d’urto. Tuttavia, una volta esaurito lo sforzo principale egiziano, gli israeliani presero l’iniziativa attraversando il Canale di Suez prima che entrasse in vigore il cessate il fuoco.

A nord, la battaglia contro i siriani, ebbe caratteristiche ancora più epiche.

Le forze di Damasco avevano lanciato un attacco preordinato di mezzi corazzati su vastissima scala contro reparti israeliani impreparati e scarsamente armati. Migliaia di T-54 e T-55 siriani avanzarono in formazione a falange contro le posizioni israeliane, dove soltanto pochi carri, tra cui alcuni Centurion, li stavano aspettando: non avendo possibilità di ripiegare, gli israeliani non ebbero altra scelta che quella di mantenere le posizioni ogni costo. Usufruendo dell’appoggio dell’artiglieria e dell’aviazione, i soldati israeliani si spostavano da un punto a un altro continuando a far fuoco sul nemico che, ammassato, sembrava incapace di operare autonomamente una volta sferrato l’attacco iniziale. Singoli Centurion furono capaci di localizzare e colpire i mezzi nemici uno ad uno, al punto che le zone antistanti le linee israeliane assomigliavano a cimiteri di carri.

Gli israeliani subirono pesanti perdite, sia in uomini che in mezzi ma resistettero abbastanza a lungo, finché sopraggiunsero le riserve che garantirono l’esito vittorioso della battaglia. Terminati i combattimenti, gli israeliani avevano conquistato la superiorità su entrambi i fronti principali.

Alla fine della Guerra dello Yom Kippur, il corpo corazzato israeliano, aveva subito perdite pesantissime, sia in termini di equipaggi che di carri. Sebbene si provvide successivamente a dotare i Centurion e gli M-60 di protezioni aggiuntive per contrastare gli effetti delle cariche cave dei missili controcarro, fu con l’entrata in servizio del carro di produzione nazionale Merkava che permise agli israeliani un salto di qualità notevole nel campo della guerra corazzata (la prova si ebbe nel 1982 con l’operazione Pace in Galilea in Libano, dove i Merkava - foto + foto apertura - surclassarono i T-72 siriani).

L’apparizione sul campo di battaglia dei sistemi ATGM (Anti-Tank Guided Missile) ha sicuramente avuto un forte impatto sulla possibilità di sopravvivenza degli MBT allora in servizio, tuttavia si è cercato di migliorare le protezioni passive (montando piastre reattive, corazze stratificate, spaziate etc) e, più recentemente, sistemi di difesa attiva.

Sicuramente l’utilità di impiegare i carri pesanti, nei futuri scenari operativi, sarà al centro delle prossime discussioni da parte degli analisti militari. L’introduzione in servizio nello U.S. Army, nel prossimo futuro, di un nuovo carro medio (con una massa pari a 36 t) non manderà in pensione i carri pesanti M-1A2 SEPv₃ (74 t).

Riteniamo comunque che gli MBT possano avere ancora un ruolo, anche in contesti caratterizzati da minacce come quelle che si vedono sul terreno ucraino, a patto di utilizzarli insieme ad assetti C-RAM.

L’importante è di non cedere alla tentazione di volerli sostituire con i c.d. “carri ruotati” (come suggerito da qualche lobbista della Difesa), ovvero blindo pesanti (29-30 t) dotate di un armamento uguale agli MBT (come il Centauro II) ma che in termini di capacità di sopravvivenza, in un conflitto come quello ucraino, non durerebbero neanche un minuto.

Foto: IDF / Israel Government Press Office