I Marines si preparano per il Pacifico, dismettendo i carri e cercando nuovi missili

(di Tiziano Ciocchetti)
16/02/21

Il Corpo dei Marine degli Stati Uniti, dal 2020, ha cominciato a dimettere (in totale spariranno 7 compagnie carri) la sua componente corazzata, basata sugli MBT M-1A1, in vista di una riorganizzazione dei suoi organici. Tale riorganizzazione porterà le unità dei Marines ad avere una configurazione più idonea in un teatro operativo come quello del Pacifico.

Il People’s Liberation Army Navy ha raggiunto un numero di unità navali superiore a quello della U.S. Navy, inoltre le Forze Armate cinesi stanno sviluppando sistemi missilistici antinave supersonici in grado di eludere le difese antimissile della VII Flotta. Quindi si è reso necessario rivedere le dottrine operative, nel teatro del Pacifico, per affrontare al meglio le nuove sfide, rinunciando alla componente corazzata, retaggio della Guerra Fredda.

Ciò non significa che i Marines vogliono rinunciare alle capacità anticarro che prima erano offerte dal pezzo da 120/44 mm dei carri Abrams. Le specifiche richieste dal Corpo riguarderanno un sistema contro-carro leggero ma dalle prestazioni elevate, soprattutto in termini di gittata ed effetto terminale sul bersaglio.

L’obiettivo è quello di rendere piccoli nuclei di Marines in grado di poter condurre operazioni in profondità, costituendo con ciò una minaccia per le capacità A2/AD dell’avversario.

I Marines stanno esaminando i nuovi scenari operativi in cui dovranno essere impiegati, prestando particolare attenzione al contesto geografico. Infatti, in un eventuale conflitto con la Cina, i colletti di cuoio condurrebbero una campagna da un’isola all’altra nel Mar Cinese Meridionale, compresi gli atolli artificiali creati da Pechino.

Proprio questi teatri operativi rendono assai problematico l’impiego degli MBT (un M1A1 Abrams pesa circa 63 tonnellate), specialmente per le operazioni di sbarco.

Il tenente generale Eric Smith, vice comandante per lo sviluppo e l’integrazione del combattimento per il Corpo dei Marine, ha parlato di un sistema d'arma con una "portata da 15 a 20 volte maggiore rispetto a un cannone da carro armato”

Un sistema missilistico controcarro portatile con tali caratteristiche potrebbe essere lo Spike Non-Line of Sight (NLOS), un missile tattico della israeliana Rafael, progettato per essere lanciato da un treppiede a terra, un veicolo blindato leggero, un elicottero o persino una nave. Il missile israeliano ha un peso complessivo di 70 kg, una gittata massima superiore ai 30 km ed è dotato di un cercatore elettro-ottico, ovvero un sistema di telecamere a infrarossi in grado di individuare i bersagli con qualsiasi condizione di luce. Lo Spike NLOS, inoltre, utilizza un collegamento dati wireless per inviare all’operatore il video in tempo reale del bersaglio.

L'operatore può vedere attraverso il cercatore mentre il missile si dirige verso il bersaglio, cambiare bersaglio se individua qualcosa di nuovo o persino interrompere l'attacco.

Grazie alla sua gittata, lo Spike NLOS può essere impiegato anche come arma antinave, costringendo le flotte nemiche a mantenere le distanze dai Marines che occupano isole lontane. Sebbene lo Spike NLOS non abbia le prestazioni del missile antinave Harpoon, i Marines possono guidarlo a distanza, consentendo loro colpire parti vitali di una nave nemica, oppure un elicottero parcheggiato su una piattaforma di atterraggio.

In pratica i Marines saranno chiamati a svolgere operazioni in scenari navali-litoranei, denominate DMO (Distributed Maritime Operations) condotte da unità numericamente ridotte e disperse geograficamente, il cui scopo è creare dei “corridoi” nelle bolle A2/AD dell’avversario ai fini della creazione di aree di contro-denial e contro-bolla. Strategicamente, quindi, le DMO mireranno a gettare nella confusione il dispositivo avversario, mettendolo nelle condizioni di non poter rispondere agli attacchi.

Foto: U.S. Marine Corps / U.S. DoD