(Continua) "Capendo che c'era qualcosa che non funzionava, andò a vedere e si accorse che... a un vento mancava il moschettone e i trasmettitori USA non ne avevano di riserva! Il lavoro si fermò e il sergente americano si arrabbiò moltissimo perché non sapevano come procedere.
Con il collega parigrado ci avvicinammo suggerendo la soluzione: un piccolo cavo di filo di ferro in sostituzione del moschettone. Il severo sergente U.S. era contrario perché il suo capitano americano era attentissimo e ancora più severo di lui: avrebbe punito i suoi trasmettitori!
A quel punto mi accucciai, presi un ciuffo di erba e mimetizzai il filo di ferro; poi - facendo il gesto che fece Alberto Sordi ai lavoratori sulla strada (film "I vitelloni" del 1953, ndr), dissi ‘capitano... toh!’. Solo a quel punto, il sergente fece il suo primo sorriso replicando il gesto dell’ombrello e un ‘captain... toh!!!’."
Ma i problemi non erano terminati. Infatti: “Girando gli occhi vedemmo un militare afroamericano che non riusciva a far partire il gruppo elettrogeno. Non partiva con il motorino d'avviamento... figuriamoci facendo girare la puleggia con la fune! Quel povero ragazzo a forza di tirare aveva perso le forze.
Il secondo maresciallo fece un cenno al sergente che stava nuovamente innervosendosi. Prese un po’ di benzina e la mise dentro una lattina di Coca Cola sotto agli occhi preoccupati e sbalorditi degli americani. Svitò la vite che c'era sul carburatore e ci versò dentro la benzina. Gli americani a vedere quel lavoro erano terrorizzati, non avevano mai fatto una cosa del genere. Richiusa la vite il gruppo partì al primo colpo.
Poiché il generatore nel funzionamento perdeva qualche colpo, consigliammo al sergente di cambiare le candele.
Il giorno dopo arrivarono due soldatesse americane da Vicenza, una afroamericana e l’altra caucasica, due stanghe bellissime. Cambiarono le candele e tutto finì bene…”.
Insomma, l’arte italiana di sapersi arrangiare lasciò ancora una volta i colleghi d’oltreoceano a bocca aperta.
Il racconto prosegue con una riflessione del nostro luogotenente, un personaggio creativo ed empatico che - al momento giusto - sa anche dimostrarsi un saggio e risoluto comandante.
“Penso che l'Esercito di oggi abbia dotazioni e materiali efficienti e un'organizzazione logistica che non è assolutamente paragonabile a quella dei miei tempi. Di conseguenza anche i militari non dovrebbero più avere l'esigenza di arrangiarsi come facevamo noi.
C'e una certezza: il soldato italiano, anche quello di oggi, è in grado di arrangiarsi e non si ferma di fronte agli ostacoli, la fantasia e l'inventiva del nostro popolo sono infinite. Non dimentichiamo che la componente truppa del nostro Esercito è prevalentemente meridionale... per esperienza posso dire che i ragazzi del sud, in particolare i napoletani, nelle difficoltà trovano sempre soluzioni, anche perché sanno fare un po' di tutto.”
C’è da aggiungere che per lungo tempo il luogotenente è stato impegnato in un magazzino ponti radio dell’Esercito, dove aveva come aiutante un sottufficiale molto efficiente e proprio di Napoli. Chissà se voleva riferirsi velatamente anche a lui, che cito con le iniziali: "E.I.". Che casualità!
Leggi: I racconti del luogotenente: il "sergente Hartman" (prima parte)
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