I Sukhoi Su-24 dell'Iran

(di Andrea Gaspardo)
20/02/23

Nel corso di tutti gli anni '70 ed '80 del secolo scorso (includendo ovviamente gli anni della Guerra Iran-Iraq), la spina dorsale della componente da bombardamento delle Forze Aeree Iraniane (IIAF prima e IRIAF dopo) era costituita dagli F-4 Phantom II di origine americana. Alla fine della Guerra Iran-Iraq, l'IRIAF era ridotta all'ombra di se stessa, avendo perso ben il 52% della sua prima linea di cacciabombardieri di origine statunitense e con i superstiti in uno stato di estremo logorio e livelli di operatività bassissimi.

Come già anticipato nelle precedenti analisi relative agli F-7 di origine cinese ed ai Mig-29 di origine sovietico/russa, per poter ricostituire il potenziale offensivo dell'IRIAF, il suo comandante in campo del tempo, il brigadier generale Mansour Sattari, decise di approvare un piano che, a fianco del ripristino delle capacità dei velivoli americani, prevedeva anche massicci acquisti di velivoli di origine sovietica e cinese.

Nel 1989 l'Iran degli ayatollah raggiunse un'intesa con l'Unione Sovietica che, a fianco dei già citati Mig-29, prevedeva anche la cessione di ben 100 Sukhoi Su-24 della versione Su-24MK. Anche in questa occasione, l'iniziativa iraniana aveva origine a partire da quanto fatto nello stesso periodo dalla nemica IrAF (Iraqi Air Force) la Forza Aerea dell'Iraq di Saddam Hussain e dalle amiche SyAAF e LARAF (Syrian Arab Air Force e Lybian ARab Air Force) rispettivamente le Forze Aeree della Siria di Hafez al-Assad e della Libia di Muammar Gheddafi. Tra tutte queste forze aeree arabe, quella irachena si trovava in una situazione particolarmente delicata dato che, ad un attento studio delle campagne aeree condotte contro il nemico iraniano nel corso degli anni 1986 e 1987, appariva chiaro che l'IrAF non possedesse un modello di cacciabombardiere potente abbastanza da poter penetrare in profondità nel territorio iraniano ed attaccare efficacemente gli obiettivi strategici selezionati i quali erano per altro difesi efficacemente da sistemi di guerra elettronica (EW) e batterie di missili terra-aria (SAM). Per questa ragione, già nel 1986, la IrAF (e in maniera assolutamente simultanea anche la SyAAF) emanò presso l'Unione Sovietica un requisito per questo tipo di velivolo.

A quell'epoca, il “cavallo da tiro” dell'Aviazione Tattica (FA) della V-VS sovietica era il Sukhoi Su-24, adottato sia nella sua versione basica Su-24 che in quella avanzata Su-24M.

Entrato in servizio nel 1974, il possente bimotore da attacco della Sukhoi equipaggiava numerosi reparti sovietici di prima linea di stanza soprattutto nei paesi del Patto di Varsavia e, a partire dal 1984, stava venendo intensamente impiegato anche nel conflitto in Afghanistan dove ne era stata apprezzata sia la robustezza che la capacità di imbarcare un notevole carico bellico.

Nell'aprile del 1986, 4 Su-24M sovietici dotati di sonde per il rifornimento in volo e scortati da due Il-76 impegnati nel trasferimento degli equipaggi “di riserva”, oltre a diversi alti ufficiali sovietici e armamenti da esposizione, vennero fatti volare fino in Siria, dove ebbero occasione di essere testati e valutati dalla SyAAF per circa una settimana. Subito dopo essi furono trasferiti nel vicino Iraq nel complesso di basi occidentali noto come H-3 dove anche la IrAF ebbe occasione di valutarli per un tempo comparabile, prima che tornassero nuovamente in URSS sempre via Siria. Curiosamente, Damasco inoltrò formali proteste a livello diplomatico nei confronti di Mosca durante tutto il periodo di permanenza dei Su-24M in Iraq, ma sembra che tale mossa fosse più diretta a dimostrare solidarietà nei confronti dell'Iran che non per altre ragioni. In ogni caso, e contrariamente a quanto affermato dalla maggior parte delle fonti, questa fu l'unica occasione in cui i Su-24M fecero capolino nell'area mediorientale all'epoca della Guerra Iran-Iraq. Se è vero che il bimotore della Sukhoi venne infine acquistato dall'Iraq, ma anche dalla vicina Siria, dalla Libia e persino dall'Algeria, le consegne dei velivoli avvennero solamente dopo il termine delle ostilità. L'arrivo dei Su-24 nelle mani dei loro nemici iracheni, spinse gli iraniani (esattamente come era avvenuto per i Mig-29) all'acquisto della stessa tipologia di armamenti.

Come detto sopra, la versione del Su-24 scelta dall'Iran fu la Su-24MK, nota anche come “Izdelie 44M”. Le differenze tra la versione Su-24M sviluppato espressamente per le Forze Armate dell'URSS e la versione Su-24MK progettata appositamente per l'export riguardavano essenzialmente l'avionica, in particolare l'equipaggiamento IFF e le opzioni d'armamento; per esempio il Su-24MK poteva trasportare più bombe (38 bombe a caduta libera FAB-100 contro le 34 del Su-24M e quattro missili aria-aria anziché due. Anche il computer di bordo era diverso ed era indicato con la sigla TsVM-24. I Su-24MK iraniani potevano imbarcare un armamento in parte diverso rispetto ai velivoli sovietici, vedendo accentuato il ruolo antinave e potendo installare anche una vasta gamma di bombe di origine americana, cinese o di produzione nazionale. Dopo la firma del contratto, nel giugno 1989, le consegne iniziarono già l'anno seguente.

La flotta di Su-24MK iraniani è interessante anche per la sua doppia origine. Parte dei velivoli è di origine sovietico/russa, tutti consegnati tra il 1990 ed il 1992. L'altra parte è invece di origine irachena! Come detto sopra, a seguito della fine della Guerra Iran-Iraq, l'Iraq ordinò a Mosca un numero compreso tra i 25 ed i 30 Su-24MK, i quali andarono ad equipaggiare l'8o squadrone di stanza nella base di al-Bakr. A tutt'oggi non è completamente chiaro quale sia stato i destino di tutti i velivoli, dopo la devastazione di Desert Storm.

Un singolo Su-24MK avente come numero seriale #24635 rimase intatto nelle mani irachene fino alla sua fine nel 2003 e venne chiamato dai suoi padroni “Waheeda” (che in lingua araba significa “il solitario”). Tutti gli altri vennero o distrutti al suolo oppure furono evacuati nel vicino Iran che non perse tempo ad immetterli forzatamente in servizio.

Nell'immediato, la Coalizione rivendicò la distruzione di 5 Su-24MK iracheni, ma diversi analisti indipendenti ritengono che in realtà non ne venne distrutto nemmeno uno.

A seconda delle fonti consultate i numeri e le origini dei Su-24MK che Teheran ottenne tra il 1990 ed il 1992 sarebbero state le seguenti:

- secondo la maggior parte delle fonti anglosassoni, i Su-24MK ottenuti furono 36 divisi tra 12 di origine sovietica e 24 di origine irachena;

- secondo la maggior parte delle fonti russe, i Su-24MK ottenuti furono 33 divisi tra 9 di origine sovietica e 24 di origine irachena;

- secondo la maggior parte delle fonti iraniane, i Su-24MK ottenuti furono 30-32 divisi tra 14 di origine sovietica e 16-18 di origine irachena.

Eppure è opinione dell'autore della seguente analisi che i numeri riportati in tali fonti siano sottostimati perché con la pletora di velivoli ottenuti gli iraniani istituirono ben 3 squadroni (71o, 72o e 73o) tutti di stanza alla Tactical Fighter Base 7 (TFB 7) “Dowran” situata nei pressi della città di Shiraz.

Nonostante sulla carta fosse un velivolo potente, il Su-24MK si dimostrò tutt'altro che facile da gestire per gli iraniani. Per cominciare, i piloti persiani non avevano mai utilizzati fino a quel momento velivoli dotati di avionica tarata sul sistema metrico. Secondariamente, il Su-24 è un velivolo di grandi dimensioni e molto complesso nella componentistica (non per niente è stato paragonato all'F-111!) e questo all'epoca comportò il presentarsi di tutta una serie di problemi nel settore della logistica e della manutenzione che la IRIAF faticò non poco a risolvere, specialmente alla luce della decisione da parte della Russia di Boris Eltsin di aderire al regime di sanzioni imposto dagli Stati Uniti d'America.

Come conseguenza di tutto ciò, l'attrito si rivelò elevato con ben 5 Su-34MK persi nel corso degli anni '90 in una serie di incidenti. Il peggiore di tutti avvenne l'8 febbraio del 1993 quando un Su-24MK entrò in collisione con un Tupolev Tu-154M della Iran Air Tours sopra Mehrabad e nello schianto successivo morirono tutti e 133 i passeggeri del Tu-154M e i due membri dell'equipaggio del Su-24MK.

I reparti sopra citati continuarono ad utilizzare i Su-24MK negli anni successivi, tuttavia i numeri via via decrescenti a causa della messa a terra dei velivoli dovuta alla mancanza di parti di ricambio, fece sì che nei primi anni Duemila tutti i velivoli ancora in grado di volare fossero concentrati nel 71o squadrone mentre il 72o ed il 73o vennero sciolti.

La situazione cominciò a cambiare radicalmente a partire dall'inizio delle cosiddette “Primavere Arabe” quando i vertici sia dell'Artesh (Esercito della Repubblica Islamica dell'Iran, ndr) che dei Pasdaran optarono per l'inaugurazione di un massiccio programma di rilancio del sistema militare. Nell'ambito di tale iniziativa, anche i Su-24MK ottennero finalmente i fondi necessari per essere riportati in servizio ed ammodernati.

Oggi i tre squadroni operanti il Su-24MK sono nuovamente pienamente operativi, il che presupporrebbe che l'Iran abbia ottenuto alla spicciolata altri velivoli in maniera clandestina ed è interessante notare che, nel corso del 2014, i Su-24MK del paese degli ayatollah hanno persino visto il loro battesimo del fuoco nel corso delle operazioni aeree intraprese dagli iraniani a sostegno delle forze curde ed irachene impegnate contro le milizie dell'ISIS. In particolare l'1 ed il 2 di dicembre diversi Su-24MK effettuarono numerose sortite CAS su chiamata in profondità nel territorio iracheno contestualmente ad analoghe missioni effettuate dagli F-4 e dagli F-5 dell'IRIAF.

Se nel prossimo futuro l'Iran verrà nuovamente coinvolto in un conflitto su larga scala in Medio Oriente non ci sono dubbi che, in virtù delle prestazioni e caratteristiche tecniche, il Su-24MK sarà una insostituibile pietra militare delle strategie di attacco in profondità nei confronti dei nemici della Repubblica Islamica. Per tale ragione, i militari persiani non hanno mai dimenticato di considerare prioritario l'aspetto del rifornimento in volo e grazie alla presenza di una sonda dedicata di natura universale, i velivoli di Teheran possono rifornirsi sia dai pod UPAZ-1A di origine sovietica che dai pod Beech 1800 installati sui Boeing 707 dello squadrone tanker dell'IRIAF.

Foto: IRNA / web / Shahram Sharifi