I tunnel: l’arma strategica di Hamas

(di Tiziano Ciocchetti)
17/05/21

La scorsa settimana le IDF avevano annunciato, alla stampa internazionale, l’imminente inizio di un massiccio attacco terrestre contro la Striscia di Gaza. Dopo poche ore si è cominciato a capire che si trattava solamente di disinformazione (concetto della cd "Guerra Ibrida"), finalizzata ad obbligare i miliziani di Hamas a rifugiarsi nei tunnel. Una volta sottoterra i caccia con la stella di david hanno cominciato a bombardarli - utilizzando ordigni anti-bunker come le GBU-28 da 2.200 kg - uccidendo così diversi miliziani.

La rete di tunnel costruita da Hamas trae ispirazione da quella realizzata dagli Hezbollah, nel Libano del sud. Grazie all’aiuto degli iraniani (ma sembrerebbe che anche i nord coreani abbiano dato sostegno) il Partito di Dio sciita è stato uno dei pionieri nella costruzione dei rifugi sottoterra, creando (dopo il ritiro delle forze israeliane nel 2000) qualcosa come oltre 500 gallerie.

Si tratta di cunicoli ben mimetizzati, dai quali i miliziani di Hamas sono in grado di lanciare i razzi guidati (grazie alle tecnologie fornite da Teheran) contro il territorio dello Stato d’Israele.

Tali ordigni sono nascosti in luoghi dall’apparenza normali, come un campo coltivato oppure una stalla per animali. Grazie al massiccio sostegno iraniano è aumentata anche la sofisticazione: alcuni tunnel hanno portelli automatici che si possono aprire a tempo, limitando così il tempo di esposizione al fuoco nemico.

Nel corso del conflitto del 2006 (Operazione Piogge Estive), gruppi di miliziani pesantemente armati hanno messo in seria difficoltà l’apparato militare israeliano. I miliziani uscivano dai tunnel, all’improvviso, tendendo agguati alla componente corazzata delle IDF con sistemi anticarro moderni, come i Kornet e i lanciarazzi Rpg-29. Infatti, molti MBT e IFV vennero distrutti oppure seriamente danneggiati.

Subito dopo la fine delle operazioni, Hamas estese ulteriormente il dedalo di tunnel, trasformandoli in una vera e propria arma strategica. Per rimediare a questo l’Aviazione israeliana, nel 2009, cominciò a ricevere le bombe anti-bunker a guida laser GBU-28 e GBU-37, ma anche gli ordigni di produzione nazionale MPR-500 da 227 kg.

Inoltre nell’ottobre scorso, al Congresso, è stato presentato un disegno di legge per la vendita a Israele delle nuove bombe bunker-buster MOP (Massive Ordnance Penetretor) GBU-57 A/B, a guida GPS.

Del peso di 14.000 kg (l’unico velivolo in dotazione all’Aviazione israeliana in grado di trasportarle è il C-130J), sarebbero in grado di penetrare fino a 60 metri di terreno o 18 metri di cemento.

Ha scritto Michael Barak, sul sito dell’International Institute for Counter-terrorism, che i tunnel offrirebbero 4 vantaggi: garantiscono un’azione occulta, al fine di un raid in territorio nemico oppure per tendere un’imboscata; sono una ottima via di fuga; proteggono dalla reazione israeliana; permettono di limitare le perdite.

Tuttavia, per ciò che concerne l’utilità in fase difensiva, le IDF hanno imparato le lezioni apprese nelle precedenti operazioni. Infatti evitano di utilizzare i pesanti MBT (come il Merkava Mk-4) come apripista, privilegiando l’utilizzo di piccoli distaccamenti di incursori, equipaggiati con sensori sismografici in grado di rilevare la presenza dei tunnel. Una volta individuati, gli operatori JTAC (Joint Terminal Attack Controller) guidano gli aerei verso gli obiettivi.

Foto: IDF / U.S. Air Force